Salina




Recensione di Sara Pisaneschi


Autore: Laurent Gaudé

Traduttore: Alberto Bracci Testasecca

Editore: e/o

Genere: Narrativa

Pagine: 149

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Un cavaliere scende dalle montagne, attraversa il deserto. Nessuno sa chi sia né da dove venga. Ha con sé un fagotto urlante, un neonato in fasce i cui strilli gli perforano il cranio da giorni. Senza dire una parola il cavaliere entra nel villaggio dei Djimba, smonta, posa a terra il rumoroso fardello e se ne va tra gli sguardi attoniti degli abitanti. Nessuno sa se considerare una fortuna o una disgrazia quell’esserino mandato dagli dei. Nel dubbio il re decide di lasciare che il sole lo uccida o che le iene lo divorino. Ma il sole tramonta, le iene non lo mangiano e il fagotto in fasce continua a spaccare i timpani di tutti. Allora una donna si alza e, senza chiedere niente al re, lo prende in braccio e se lo attacca al seno. Torna il silenzio. La donna si accorge che il neonato è una neonata. «Ti chiamerò Salina» dice, «in ricordo del sale delle tue lacrime». Così comincia la storia di Salina, la donna dai tre esili, la cui ricerca di una felicità che le è dovuta praovocherà una successione infinita di sciagure. Un viaggio in cui i sentimenti e le azioni dei personaggi si sviluppano in tutta la loro essenzialità in un paesaggio fatto di pietre e climi estremi, un mondo in cui la cruda realtà della materia convive con il senso magico dell’esistenza.

 

Recensione

Magia e poesia.  Tutto ciò che accade in questo libro è intriso di questi due elementi. Non tutti i libri che leggo mi restano attaccati alla pelle come quello strato di sale che resta lì dopo un bagno in mare, lo stesso che percorre Malaka mentre racconta la storia di sua madre Salina.

Questo libro sì, e ci resterà a lungo. Perché è una storia di dolore e di perdita, di abbandono e di esilio, di ingiustizia e di felicità negata. Di forza, anche. Perché Salina è una donna di grande forza e determinazione.

Un esempio per tutti. È la perseveranza di alzarsi dopo ogni caduta, per quanto rovinosa possa essere.

Come dicevo è il figlio Malaka che ripercorre le tappe della sua vita. Lo fa quando Salina non può più farlo e deve essere accompagnata nell’ultimo, estremo, viaggio. Anch’esso magico, moltosuggestivo, e benché fuori dai nostri soliti schemi mentali, tanto plausibile quanto lo è stata tutta la sua vita.

All’inizio per noi Salina è solo una donna anziana un po’ eccentrica che vive ai margini della società. Povera e indurita dai lunghi anni di fame e privazione. Immagini che ci appaiono così, come una sorta di intuizione.

Già il nome che porta non è di grande auspicio: Salina in ricordo del sale delle tue lacrime”.

Ne ha versate tante, tantissime, quando è stata abbandonata nel villaggio dei Djimba ancora in fasce.

Una dei “figli-sciagura” della tradizione del regno dei laghi. E crescendo l’amore corrisposto, ma impossibile, tra lei e Kano, ne ha fatte scorrere altrettante. Rabbia e umiliazione. Impotenza.

Khaya si scalda, la sua voce acquista forza. “Vuoi scegliere? “ fa.  “Pensi di poter decidere… ? “

No, non può. E per questo verrà mortificata e violentata, nel corpo e nell’anima. Medita vendetta, e la partorisce. Nel senso letterale del termine.

Malaka raccolta le fasi della sua vita con amore sconfinato. Con gratitudine e immensa dolcezza. Solo lui ha forse conosciuto la vera Salina solo lui è in grado di darle il giusto valore e di lasciarne il miglior ricordo. Malaka, l’unico grande regalo della sua vita, la sua unica gioia.

Gaudé ci ha raccontato una storia straziante, resa sopportabile solo dalla sua prosa raffinata e delicata.

Magia, poesia e delicatezza.

 

 

 

 

Laurent Gaudé


Laurent Gaudé, autore di racconti e romanzi oltre che drammaturgo, è nato nel 1972. Nel 2004 ha ricevuto io premio Goncourt per Le soleil desScorta. I suoi libri sono tradotti il tutto il mondo. Nel 2017 le Edizioni E/O hanno pubblicato Ascoltate le nostre sconfitte, nel 2018 La morte di re Tsongor e nel 2019 Noi, L’Europa.

 

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