Recensione di Francesca Marchesani
Autrice: Marie-Helene Bertino
Traduzione: Sara Fruner
Editore: Bollati Boringhieri
Genere: Narrativa
Pagine: 256
Pubblicazione: Aprile 2021
Sinossi. Mancano pochi giorni al matrimonio, la sposa è stata mandata dal futuro sposo a «decomprimersi» nell’albergo in Long Island dove la settimana successiva si svolgerà la cerimonia, quando, rientrando in camera, riceve la visita di una cocorita. Non è esattamente una cocorita, la sposa non ha dubbi, è la nonna scomparsa anni prima venuta da lei sotto mentite spoglie. E ha per lei un chiaro messaggio: meglio lasciar perdere il matrimonio, c’è una relazione affettiva ben più importante che lei deve farsi carico di ricucire. Nei giorni successivi, la marcia all’altare della sposa diventerà un viaggio inteso ad affrontare questioni a lungo sepolte in lei. A cominciare dal fragile rapporto con il fratello commediografo, introverso e poco affettivo, che però alla sorella ha dedicato un’opera teatrale basata sulla sua vita e personalità. Se non sai che sei viva è un romanzo sulla memoria, sulla confusione che si prova nel diventare una donna adulta, sul trauma, su come gestiamo certi frammenti di ricordi per formare la nostra personalità e metterci in grado di avere relazioni soddisfacenti. Su come i ricordi possono imprigionarci, ma anche liberarci. Su come sia possibile fare onore alle nostre esperienze e diventare «noi stessi». Ma soprattutto è la bravura letteraria della Bertino, la sua scrittura unica, a farne un libro magico, originalissimo, pieno di humour e perspicacia, capace di condurci all’interno di un viaggio dentro noi stessi impossibile da dimenticare.
Recensione
Ho deciso di leggere questo libro in un periodo particolare della mia vita. Quello in cui il mio compagno ha cominciato a parlare di matrimonio con tanto di dettagli della cerimonia a cui non avevo mai pensato.
Quindi è capitato davvero a fagiolo. Fra queste pagine ci troviamo nei panni della sposa, che ha deciso per “rilassarsi” di prendersi qualche giorno di vacanza da sola nell’albergo dove si svolgerà poi il ricevimento.
Lo sposo non viene praticamente mai nominato, così come non esaminiamo il suo punto di vista, lo vediamo di sfuggita, come fosse una comparsa. Abbiamo solo il punto di vista della sposa che compie un viaggio dentro di sé dove tenta, da una parte di convincersi che la sua scelta è quella giusta, che non deve aver dubbi di nessun tipo.
Dall’altra vede sé stessa con gli occhi degli altri e tenta di analizzarsi su vari fronti. Tutti le chiedono le solite cose, se sia emozionata, se sia pronta. Ma nessuno va dritto al punto e le chiede davvero cosa pensi di questa unione che si presuppone duri tutta la vita. Una decisione presa un po’ alla svelta perché era arrivato il momento di farlo e perché il futuro marito sembrava uno che non avrebbe dato mai problemi.
Si percepisce, fra queste righe, una critica neanche troppo sottintesa, alla società di oggi che ti impone dei traguardi e degli obbiettivi che magari neanche ti interessano, ma che, se non li contempli, è come se ti mancasse qualcosa.
Dalla laurea, al matrimonio, per passare anche alla maternità. Ma nessuno pensa al singolo, a quello che davvero vuole e a come lo fa sentire l’omologarsi al resto della società.
È davvero giusto un mondo in cui il diverso è quello che sceglie di colorare fuori dai contorni?
Non sarebbe meglio direttamente evitare di imporre dei confini entro i quali bisogna stare per forza?
Un romanzo che più che una storia è uno spunto di riflessione. Per persone che magari sono in quella fase della vita in cui non sanno da che parte stare o che invece, hanno compiuto un passo in avanti spinti da terzi, quando invece avrebbero preferito farne uno indietro.
Marie-Helene Bertino
Marie-Helene Bertino è l’autrice di 2 a.m. at The Cat’s Pajamas e della raccolta di racconti Safe as Houses. Le sue opere sono state premiate con l’O. Henry Award, il Pushcart Prize, l’Iowa Short Fiction Award, il Mississippi Review Prize, ed è stata inclusa due volte nelle Selected Shorts della National Public Radio. Dopo aver lavorato come editor presso «One Story» e «Catapult», oggi insegna presso la New York University, la New School e l’Institute of American Indian Arts di Santa Fe.
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