The Rubber Band, 1936
Recensione di Marina Morassut
Autore: Rex Stout
Editore: Mondadori
Traduzione: Alberto Tedeschi
Genere: narrativa gialla
Pagine: 221
Anno di pubblicazione: 1978
Sinossi. Nero Wolfe si è messo stranamente in testa di pesare troppo e, poiché si macchia di rado della colpa di muoversi, ha aggiunto un nuovo elemento all’andamento metodico della sua giornata. Ogni giorno, dalle tre e quarantacinque alle quattro pomeridiane, lancia cinque frecce contro un bersaglio, tentando di fare un poker con le prime quattro e di colpire il joker con la quinta. Conclusa questa attività, prima di chiudersi nella serra con le sue diecimila orchidee, si dedica ai clienti. Un pomeriggio, compare al suo cospetto la giovane e bella Clara Fox, accompagnata da un uomo e una donna. I tre sottopongono all’infallibile detective un caso che affonda le radici in un lontano passato, quando il padre di Clara viveva a Silver City, in Nevada, e faceva parte della «Banda dell’Elastico». Un giorno un ragazzo della banda, George Rowley, sparò a un uomo, uccidendolo. Gli altri componenti della banda lo aiutarono a scampare alla forca, e lui promise loro una grossa ricompensa. Tuttavia, quarant’anni dopo non soltanto il debito non è stato ancora saldato, ma i membri superstiti della Banda dell’Elastico stanno cadendo, uno dopo l’altro, per mano di un misterioso assassino. Spetterà a Nero Wolfe, e al suo fidato assistente Archie Goodwin, il compito di fare luce su questa oscura vicenda.
Recensione
“ Deposi il supplemento illustrato domenicale del ‘New York Times’ e sbadigliai. Guardai Nero Wolfe e sbadigliai di nuovo. – Questo S. J. Woolf è, per caso, suo parente?”
Inizia così, di domenica e nuovamente in Ottobre, la terza avventura del duo Wolfe-Goodwin, che ci riporterà in quel della casa di arenaria sulla Trentacinquesima Strada vicino al fiume Hudson, a New York.Un nuovo episodio dove, per la prima volta, Archie Goodwin rischia la vita per investigare su uno strano caso che piomba in duplice forma in casa del maestoso e geniale investigatore suo capo.
Il primo cliente ad apparire sulla scena, lunedì 7 Ottobre, è un cliente diremo quasi abituale, tale Sig. Anthony D. Perry, consigliere della Banca Metropolitana e presidente della American Trade Company, una di quelle aziende non ben definite ma che occupano parecchi piani di un grattacielo in piena zona centrale di New York. Un cliente che saltuariamente si avvale dei loro servigi per seguire le tracce in traffici illegali di qualche concorrente, ma niente di mai molto importante. In questa occasione invece il Sig. Perry si rivolge a loro per difendere un’impiegata della compagnia, la stupenda e giovane Clara Fox, accusata dalla sera precedente di aver rubato dal cassetto della scrivania del vice-presidente della compagnia ben trentamila dollari, che servivano per una transazione che si sarebbe svolta quello stesso giorno. Un episodio che può raffrontarsi ai migliori casi di camera chiusa, perché come scopriremo insieme a Goodwin, nessuno tranne una manciata di pochissimi dipendenti aveva accesso all’ ufficio e alla scrivania del vice-presidente Muir.
La seconda cliente che si deve presentare nello stesso pomeriggio, poco dopo il primo appuntamento, è una giovane donna che ha prenotato l’appuntamento telefonicamente e che porterà con sé il vero cliente, che arriverà a New York lo stesso lunedì mattina e di cui non vuole dire in anticipo il nome. E che quando arriverà nell’abitazione di Wolfe porterà scompiglio e pericolo, tanto da obbligare l’investigatore ad offrirle una protezione costante con una inusuale fino ad ora e forzata coabitazione in casa sua.
C’è sicuramente molta carne al fuoco in questa terza avventura, almeno dall’incipit, anche per le risatine sommesse di noi lettori nell’apprendere che Nero Wolfe si crede in leggero sovrappeso, e per correre ai ripari ha deciso di giocare metodicamente a freccette, come se questo potesse permettergli di perdere anche solo un grammo della montagna di ciccia che si ritrova a dover portare faticosamente a spasso per l’appartamento!
E approposito dell’appartamento, in questa vicenda ritroveremo gli abitanti che condividono l’appartamento con Wolfe e Goodwin: il cuoco/ maggiordomo e il “giardiniere” che cura le migliaia di orchidee all’ultimo piano dell’abitazione, ma anche gli investigatori privati che all’occorrenza Wolfe assolda e che ritroveremo in molte altre avventure: Saul Panzer, Fred Durkin, Orrie Cather e Johnny Keems.
Al contempo questa ulteriore lettura consente agli appassionati lettori di questa affiatata coppia simbiotica di apprendere nuovi aspetti e peculiari curiosità sul maestoso quanto indisponente genio e sulla via via più indipendente modalità di lavoro del suo assistente, l’affascinante Archie Goodwin.
In realtà il lettore non ci metterà molto a capire che l’attuale situazione in cui vengono a trovarsi alcune persone che volenti o nolenti si rivolgono a Wolfe, è causa diretta di una macchinazione delittuosa che affonda le radici nel passato e ha a che fare con un omicidio compiuto da uno dei membri della “rubber band”, o banda dell’elastico, che faceva razzie nell’Ovest e che, aiutato dal gruppo, aveva promesso loro una ricompensa mai saldata e che a distanza di quarant’anni fa sì che una mano misteriosa elimini uno a uno i componenti ancora vivi della banda, o addirittura gli eredi di questi.
E così, tra intrighi, amori illeciti e marchesi inglesi che si divideranno con Archie l’onore di sparatorie, vittime recalcitranti e subdoli emissari non si sa bene se di assassini o di semplici malfattori, si dipana una vicenda molto intricata all’apparenza, ma che il genialoide, pigro e grasso investigatore e del suo capace braccio armato riuscirà a dipanare, portando ad un equilibrio soddisfacente una storia che era in sospeso oramai da troppo tempo e che per cause di forze contrapposte avrebbe richiesto il sacrificio innocente di troppe vite umane.
Alcune delle belle trovate della trama orchestrata da Stout cui possiamo alludere senza anticipare nulla ai lettori, sicuramente la combattuta ed intelligente contrattazione tra Wolfe ed il marchese inglese e la divertente, quanto inusuale, perquisizione dell’appartamento di Wolfe ad opera della polizia.
Altro argomento interessante che si può trovare in internet, è la tipologia di una parte di trama, con variazione sul tema, cara anche ad altri grandi scrittori classici del genere, come Conan Doyle ed Ellery Queen. Per i lettori interessati: “La valle della paura”, “Il mistero delle croci egizie” e “La tragedia di X”. E ancora, per quanto riguarda la “falsa cronologia degli eventi”: John Dickson Carr.
Spiace invece leggere di commenti poco positivi sulla traduzione mutilata, ad opera proprio dell’edizione qui letta e riportata, con esempi ben circostanziati, che parimenti si trovano in Internet. Essendo però una traduzione di quasi cinquant’anni fa, rammarica ma non può stupire più di tanto.
Invito quindi i lettori interessati a cercare un’edizione più recente e completa, che renda giustizia all’eloquio di Rex Stout… opppss, di Nero Wolfe!
A cura di Marina Morassut
Rex Stout
Sin da piccolo rivela il suo genio: a tre anni ha già letto la Bibbia, a dieci tutti i testi di filosofia, storia, scienza e poesia del padre insegnante. A tredici anni è campione di ortografia del Kansas. Dopo aver fatto svariati mestieri, nel 1912 comincia a scrivere per riviste e settimanali e pubblica romanzi psicologici che non hanno fortuna, tra cui citiamo Due rampe per l’abisso (1929). Nel 1934 pubblica Fer-de-Lance (La traccia del serpente), il primo volume delle inchieste di Nero Wolfe. Il successo si ripete regolarmente per tutti i successivi volumi, sfornati pressappoco al ritmo di uno all’anno. Nero Wolfe e Archie Goodwin saranno alla fine protagonisti di 47 volumi tra romanzi e raccolte di racconti. Nel 1959 viene premiato con il Mistery Writers of America Grand Master.
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