Intervista a Amanda Reynolds




A tu per tu con l’autore


Lunedì 11 Settembre, alla sede di Corbaccio di via Parini a Milano, ho avuto la bellissima possibilità, nonché il grande piacere, di fare quattro chiacchiere a nome di Thrillernord con la scrittrice inglese Amanda Reynolds, autrice della bella novità editoriale “L’anno che è passato”.

Amanda, così ha voluto essere chiamata fin da subito, stringendo la mano ad ognuno giunto ad incontrarla, si è dimostrata da subito una donna estremamente carina, alla mano e ricca di una dolcezza così tanto pronunciata che sembra quasi impossibile che da lei sia nata una storia così contorta e ricca di oscuri segreti come quella raccontata nel suo libro d’esordio.

La scrittrice ha voluto proprio iniziare l’incontro raccontandoci a grandi linee le vicende della sua opera; la protagonista, Jo, e il marito Rob, sono sposati da ventiquattro anni, anni bellissimi, che hanno fatto sì che i due creassero un rapporto speciale e una famiglia meravigliosa con i loro due figli, Sash e Finn.

Si trovano però adesso in un momento molto critico, i figli infatti sono cresciuti, non sono più dei bambini, hanno preso la loro strada e hanno fatto scelte discutibili, scelte che in primo luogo iniziano pian piano a compromettere il loro matrimonio. A tutto questo si aggiunge anche un trauma importante, infatti Jo un giorno cade della scale di casa e subisce un danno celebrale che cancella tutto quello che le è successo negli ultimi dodici mesi.

  • Il libro inizia proprio dalla caduta e da Jo che si risveglia in ospedale senza sapere cosa sia accaduto, l’unica cosa che percepisce chiaramente è la sensazione che sia successo qualcosa di strano e nonostante il marito continui a ripeterle che è semplicemente caduta lei capisce che sta cercando di nasconderle qualcosa, e inizia ad indagare.

Ho scritto diversi libri prima di questo – ci ha rivelato l’autrice – Ma si erano rivelate delle pessime storie che ora giacciono in un cassetto, l’unico posto dove devono stare. Quando ho iniziato a scrivere questa storia però ho capito subito, anche grazie alla mia agente, che sarebbe stata diversa dalle altre e che sarebbe potuta piacere .
Ha aggiunto inoltre che il successo dell’opera può essere derivato dal fatto che parla di una vicenda più verosimile possibile.  In Jo volevo creare un personaggio controverso. Volevo rappresentare la vita reale e descrivere le persone per quello che sono davvero, soprattutto per quanto riguarda la loro vita matrimoniale. Nei libri non si parla quasi mai della vita coniugale, la maggior parte della volte ci si concentra sulla prima parte dell’innamoramento e del matrimonio, ma raramente si racconta di persone che stanno insieme da diverso tempo e dei problemi che possono avere. Ed è proprio quello che volevo fare, volevo esplorare un rapporto di lunga data.

  • Rispondendo a una nostra domanda, Amanda ci ha spiegato come è nata l’idea che ha dato il via a questa storia.

È nato tutto diversi anni fa, molto prima che provassi a diventare una scrittrice; io e mia madre eravamo andate a un festival letterario e stavamo assistendo a una sezione condotta da un ex detective diventato poi uno scrittore di gialli. Durante questo evento, a un certo punto lui ha annunciato di voler fare un piccolo esperimento, e quando ha chiesto se c’erano volontari, io e mia mamma ci siamo immediatamente proposte. Lui ci ha fatto salire sul palco, ci ha messe sedute schiena contro schiena, in modo che non ci vedessimo, e ci ha chiesto di dire una alla volta come l’altra era vestita. Noi avevamo passato tutta la giornata insieme, ma nonostante questo non abbiamo saputo come rispondere. L’obbiettivo del detective era proprio questo, voleva dimostrare come la memoria possa essere falsata. Da quel momento ho sviluppato un vivo interesse per la memoria e soprattutto per l’eventuale sua perdita nel caso di un grave incidente.

Jo, quando perde la memoria, sente di aver perso anche una parte della sua personalità.

Noi infondo siamo i nostri ricordi, la nostra esperienza

ha spiegato la Reynolds – e in particolare come la ricordiamo, ci rende le persone che siamo. Alcuni di noi però tendono a ricordare la realtà come meglio gli aggrada, manipolando la memoria come piace a loro. Questo comportamento, alle volte totalmente intenzionale, lo si ritrova nel libro, non solo in quei personaggi che cercano di mascherare la realtà, ma anche in quelli che reinterpretano ciò che gli è successo .

  • È stato molto interessante capire come ha portato avanti la realizzazione di questo libro.

Ho scritto questo libro esattamente come voi lo leggete, non ho analizzato le due parti della vita di Jo, quella prima e quella dopo la caduta, separatamente, ma mi sono buttata a capofitto nella storia, lasciandomi trasportare dalla vicenda e dai personaggi. Scelta che mi ha costretto a tornare più volte indietro, a rivalutare e riscrivere l’opera diverse volte per evitare che venissero fuori cose prima del tempo, e inutili ripetizioni. Ho giurato a me stessa che non avrei mai più scritto un libro in questo modo e, indovinate? Lo sto rifacendo con il mio prossimo libro che uscirà nel 2018 in Inghilterra.

  • Infine, le è stato chiesto come reagirebbe se anche lei si trovasse nella stessa situazione del suo personaggio e se la sua mente non ricordasse più l’anno che è passato.

Farei assolutamente di tutto per capire cosa mi è successo! – è stata la sua risposta – Non potrei mai ignorarlo e continuare a vivere senza sapere la verità. E voi, invece, cosa fareste?

A cura di Simona Vallasciani

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