Stivali di gomma svedesi




Recensione di Amanda Airola

Autore: Henning Mankell

Editore: Marsilio

Pagine: 432

Genere: Thriller

Anno Pubblicazione: 2016

 

 

 

Durante una notte autunnale Fredrik Welin, medico in pensione che vive in un’isola solitaria appartenente ad un arcipelago della Svezia, viene svegliato da uno strano bagliore, ha appena il tempo di scendere le scale prima che la sua casa venga inesorabilmente avvolta dalle fiamme. L’unica cosa che riesce a salvare in quella tragica notte sono due stivali che calzano entrambi il piede sinistro.
La polizia inizia ad indagare sull’accaduto e in breve tempo si capisce che l’incendio è stato un atto doloso.
Inizia così a diffondersi la voce che sia lui stesso ad aver appiccato l’incendio, anche se la polizia non ha alcuna prova.

Con settant’anni sulle spalle il protagonista si ritrova senza nulla, ad eccezione di quegli stivali spaiati e di una roulotte che in realtà appartiene alla figlia Louise con la quale ha un rapporto complicato.
Anche le poche persone intorno a lui si rivelano più misteriose di quanto potesse immaginare come l’ex postino in pensione Ture Jansson, ipocondriaco ficcanaso, e Lisa Modin, la giornalista della stampa locale che deve scrivere un articolo sull’accaduto e di cui lui inaspettatamente si innamora.
Preso dai tormenti e da quello che sembra l’inizio di una brutta depressione, Welin inizia a porsi diversi interrogativi sulla sua vita, ripercorrendo le molte vicende che hanno segnato in maniera più o meno importante la sua crescita personale.
Con l’arrivo dell’inverno è costretto a recarsi a Parigi per dare aiuto alla figlia e forse cercare di ricucire un rapporto che sembra ormai perso. Durante il suo viaggio ripercorre attimi di una gioventù ormai scomparsa, rendendosi finalmente conto che il ragazzo pieno di sogni di un tempo ha lasciato spazio ad un vecchio pieno di rimorsi. Nel frattempo nell’arcipelago un’altra casa prende fuoco e dopo poco ancora un’altra, e, mentre lui ormai totalmente scagionato cerca di rimettere in piedi i pezzi della sua vita, le persone dell’arcipelago che credeva di conoscere come le sue tasche si rivelano ricche di mille sfaccettature emotive.

Mankell ci conduce in un viaggio intenso e malinconico, come spesso accade per gli autori nordici che ho avuto l’onore di leggere. Anche qui i paesaggi sono descritti accuratamente e il clima, che muta lento e inesorabile con il cambio delle stagioni, detta l’andamento dell’intera vicenda, fungendo da perfetta colonna sonora del romanzo.

Il carattere di ogni personaggio non è scontato e nemmeno approfondito più del necessario, è il lettore stesso a dover interpretare alcune azioni e decidere se fidarsi o no del soggetto in questione. Fredrik Welin non è il classico protagonista perfetto a cui ci si sente quasi in dovere di dar ragione, anzi il suo carattere muta veloce quanto il clima e spesso alcuni suoi atteggiamenti si rivelano davvero antipatici.

Ma è proprio questo che mi ha fatto amare il romanzo: le persone sono descritte come esseri umani qualunque e non come personaggi ideali nati dalla fantasia. Ognuno degli abitanti dell’arcipelago potrebbe essere il nostro vicino di casa.

La tensione sale solamente nelle ultime pagine quando ormai anche il lettore ha avuto il tempo di indagare e creare i suoi personali sospetti. L’autore riesce a mettere ogni tassello della storia al suo posto senza essere scontato e anzi, lasciando spazio per qualche conclusione personale.

 

 

 

Henning Mankell


Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).

 

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