Tela di taranta




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Elianda Cazzorla

Editore: Iacobelli Editore

Genere: narrativa

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 1 luglio 2021

 

 

 

 

 

Sinossi. Senza la sua proprietaria, una valigia parte dal sud per arrivare al nord, a casa di Ada. La curiosità della giornalista si placa davanti alla miriade di oggetti che scopre familiari. Solo una scatola di legno non riconosce. La apre e vede una ventina di foglietti arrotolati come sigarette. Per quale motivo sono stati conservati quei rotolini di carta in cui sono scritte frasi sgrammaticate? Non sono certo preziose reliquie. Sono minute con numerose cancellature di un tempo lontano. Di chi sono? Ada, per risolvere l’enigma, incontrerà il sembiante di Annabella e di Anna, un’antropologa e una tarantolata. Così vuole la tessitrice del mistero che non solo in Salento intreccia i fili.

Tre sono le porte, tre sono le donne, tre sono i luoghi. Una è la taranta.

 

Recensione

La giornalista Ada parte per il Sud Italia sulle tracce della madre da cui ha ereditato una scatola di legno contenente dei misteriosi foglietti arrotolati, e su quelle dell’antropologa Annabella, che a sua volta si era recata nel Salento a cercare tracce delle tarantate, facendo la conoscenza di Anna, donnasolitaria, particolare e, appunto, tarantata.

Una storia misteriosa, un po’ autobiografica, molto storica e antropologica, abbastanza femminista(con grazia), narrata con delicatezza ed empatia. Sono tanti gli ingredienti che costituiscono Tela di taranta, nuovo romanzo di Elianda Cazzorla, così tanti sono i temi, che non è possibile definire il romanzo con un genere preciso.

Tuttavia, su tutto e tutti qualcuno che spicca c’è, è lei, la tarantata Anna, donna dalle umili origini, colpita dal male che la scuote, additata addirittura per far paura ai bambini, sola, misera, estremamente sensibile e bisognosa di attenzioni.

Attenzioni che troverà, o crederà di trovare, nell’antropologa Annabella Rossi, che nel 1959 parte con una “spedizione” guidata da Ernesto De Martino alla volta della Puglia a studiare i fenomeni della taranta, appunto. Annabella conosce Anna e le chiede, a lei che ha frequentato solo le elementari, di scriverle delle lettere raccontandole di e delle sue esperienze. Anna lo fa, ci si impegna, mette tutta sé stessa, nella speranza di ricevere in cambio le stesse attenzioni e affetto.

È lungo questo filo, questi scritti con mano e parole un po’ sconnesse, che ci muoviamo dal nord al sud nel tentare di sbrogliare la matassa delle relazioni di tutte queste donne, perdendoci nei meandri di ciò che a prima vista può sembrare un po’ superstizione ma a leggere con attenzione è ben altro.

Un romanzo che ci restituisce senza sconti la durezza della vita delle donne del tempo e del luogo,la povertà, l’oppressione, l’ignoranza, con una grande dignità raccontata con delicatezza, mai urlata o sbattuta in faccia, un femminismo ben lontano dai “reggiseni bruciati in piazza”, un femminismo molto reale, poca teoria e molta pratica, per così dire.

Ada si carica sulle spalle i rimorsi di Annabella (e sua madre? Che ruolo ha giocato in tutta questa storia?) con poco tempo a disposizione, la festa di San Paolo che si avvicina, con i suoi riti antichi per guarire queste povere donne, e il fantasma dell’antropologa che la sollecita a sbrigarsi a portare a termine la sua ricerca e saldare il suo debito, dicendole enigmatica:

Io vorrei risolvere una questione che mi tormenta come un morso su un braccio e, un anno dopo l’altro, ritorna. Ma c’è poco tempo prima del prossimo Giovedì Santo. […] Un tradimento che mi ha fatto soffrire in vita. Ma ciò che ora mi danna è un mio debito. E per quello chiedo aiuto”.

Pagina dopo pagina seguiamo il filo di queste donne assieme ad Ada, ne sentiamo le sofferenze patite, le ingiustizie, il bisogno di non essere dimenticate.

A dare loro il giusto ricordo ci ha pensato così l’autrice con la sua Tela di taranta, attraverso i dubbi, i timori, le scoperte della sua protagonista, la quale si muove fra una certa distanza da tenere per mantenere obiettività e una naturale, e dovuta, empatia per queste piccole, grandi donne del sud.

Che non possono, e non devono essere mai dimenticate.

 

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

 

 

Elianda Cazzorla


Elianda Cazzorla è nata a Bari, vive a Padova, giornalista, laureata in Filosofia, già insegnante di lingua e letteratura italiana, esperta di educazione linguistica, autrice di antologie per la scuola superiore, scrive per quotidiani e mensili e collabora dal 2015 con il blog Cartesensibili. È tra le autrici di Un anno di storie 2019, Un anno di storie 2020, Un anno di storie 2021, Edizioni Cleup; un suo racconto è in Le stanze del grano, Laurana editore, 2020. Il romanzo, Isolina, un martedì, 2019, è stato il suo esordio.

 

Acquista su Amazon.it: