The Golden Age of Murder
Autore: Martin Edwards
Editore: HarperCollinsPublishers
Lingua: Inglese
Genere: Saggio, storia del giallo
Pagine: 528
Anno di pubblicazione: 2016
Sinossi. Vincitore dei 2016 EDGAR, AGATHA, MACAVITY e H.R.F. KEATING crime writing awards, questo saggio basato sull’incrocio tra narrativa gialla e vita reale indaga su come Agatha Christie e colleghi in un club letterario dedito al mistero hanno trasformato la narrativa poliziesca. Le storie poliziesche degli anni Venti e Trenta sono state a lungo stereotipate come leggere e convenzionali. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. “The Golden Age of Murder” racconta per la prima volta la straordinaria storia della narrativa poliziesca britannica tra le due guerre mondiali. Un’avvincente narrazione sull’influenza della letteratura poliziesca sulla vita reale, indaga su come Dorothy L. Sayers, Anthony Berkeley, Agatha Christie e i loro colleghi del misterioso Detection Club hanno trasformato la narrativa poliziesca. Questo lavoro getta nuova luce su omicidi irrisolti mentre non nasconde indizi sui segreti più oscuri dei loro autori e sulle loro vite private complesse e talvolta bizzarre. Il giallista e attuale presidente del “Detection Club” Martin Edwards riscrive la storia della narrativa poliziesca con un’autorevolezza unica, plasmando la nostra comprensione delle storie poliziesche e degli uomini e delle donne brillanti ma tormentati che le hanno scritte.
Recensione di Salvatore Argiolas
Il giallo classico all’inglese continua ad interessare ed emozionare un gran numero di lettori e le ristampe dei libri più conosciuti vendono ancora tantissime copie ma questo sottogenere ebbe il culmine della popolarità tra le due guerre mondiali.
Questo regno della deduzione e delle trame complesse e ricche di colpi di scena venne definito “The Golden Age of Detection” “L’età dell’oro della detection”, e, pur avendo confini cronologici oscillanti secondo il gusto dei vari critici, viene di solito fatto coincidere con il primo dopoguerra, facendolo cominciare con la pubblicazione, nel 1920, di “The Mysterious Affair at Styles”, romanzo d’esordio di Agatha Christie.
L’affascinante storia dell’affermazione di questa narrativa ispirata ai grandi detective dall’intuito fulminante e dalla logica matematica viene esposta in modo mirabile da Martin Edwards nel consigliatissimo saggio “The Golden Age of Murder”, vincitore di numerosi premi specializzati nella saggistica gialla.
Appassionato di detection fiction sin da ragazzo Martin Edwards divenne uno stimato giallista con la serie dell’avvocato Harry Devlin, pubblicata anche da Mondadori e la serie del Lake District di cui in italiano è stata tradotta solo il primo libro “Il sentiero delle tombe”.
Edwards ci racconta i fasti della narrativa gialla attraverso la storia del Detection Club, sodalizio creato nel 1930 dai più grandi scrittori dell’epoca e di cui entrò a fare parte con il compito di curare gli archivi.
L’unico problema che Edwards dovette affrontare fu che non c’era nessun archivio, sia perché andato in fumo durante la Seconda Guerra Mondiale, sia perché molti libri e documenti furono venduti per far cassa.
Come un ostinato detective, di quelli raffigurati dei libri dei suoi beniamini, Edwards si mise alla ricerca di tutte le testimonianze che potevano interessare il Detection Club e lentamente riuscì a ricostruire un patrimonio di conoscenze e di documenti che incantano per la quantità di aneddoti e di personaggi che affollano il risultato delle sue ricerche, l’ottimo “The Golden Age of Murder”.
Il saggio è un viaggio nella storia di questo sodalizio, il cui primo presidente fu niente meno che Gilbert Keith Chesterton, che si intreccia indissolubilmente con l’epopea del genere ma è soprattutto un’accorata arringa a difesa del romanzo deduttivo o “Whodunnit” che spesso e volentieri viene considerato pieno di stereotipi, convenzionale e poco impegnato.
L’autore mette in evidenza quanto ci sia di sbagliato in queste accuse, spesso superficiali e poco fondate, anche perché gli archetipi utilizzati nei gialli attuali, sono quelli codificati e sfruttati sin da allora.
Attraverso le figure di giallisti come Agatha Christie, Anthony Berkeley, Dorothy L. Sayers, John Rhode, Margery Allingham e tanti altri membri del Club e con l’analisi dei loro romanzi più noti Edwards ci presenta tante prove di quanto i gialli di quel periodo siano pienamente rappresentativi di un mondo chiuso che stava per finire.
P. D. James lo dice chiaramente nella sua autobiografia:
“Gli anni Trenta erano quasi immuni da violenza domestica e sebbene ci fossero zone dei centri urbani pericolose come ai giorni nostri, le immagini della disgregazione sociale non entravano quotidianamente nel salotto di casa portate dalla televisione. Era possibile vivere in una piccola città di campagna o in un paese e sentirsi quasi totalmente al sicuro. Le detective story degli anni Trenta portano vivacemente alla luce i decenni tra le due guerre. Quella che troviamo in questi mystery essenzialmente garbati, è una società ordinata nella quale la virtù è considerata la normalità e il crimine un’aberrazione e nella quale c’era poca comprensione per i criminali.”
A questo proposito Martin Edwards scrive che
“Nessuno può capire il Detection Club ( e la narrativa di quell’epoca, aggiungo io) se non si comprende l’impatto della guerra sui suoi membri. Le ombre proiettate dal conflitto oscurarono la vita di Dorothy L. Sayers con il suo compagno e le esistenze di molti suoi colleghi”.
La guerra influì sulla letteratura gialla in un modo inatteso. La morte violenta è il punto centrale dell’indagine su di un omicidio ma gli scrittori della Golden Age, e i loro lettori, non volevano o avevano bisogno di sporcarsi di sangue. Ne avevano visto abbastanza per una vita intera.
I puzzle senza spargimenti di sangue dei gialli del dopoguerra sono spesso derisi dagli spietati critici che dimenticano che dopo i massacri sui campi di battaglia, i sopravvissuti avevano disperatamente bisogno di un diversivo. Per un decennio la letteratura gialla offrì un rifugio come una forma di convalescenza sino a che si potesse scrivere e leggere dei terribili eventi accaduti nelle trincee”
Il Detection Club fu un terreno fertile per scambi di idee, innovazioni, influenze reciproche, imitazioni di personaggi che è quasi impossibile rendere conto dell’importanza di questa associazione nell’universo del giallo.
Tra le tante iniziative promosse dal Club ci fu quella di patrocinare dei gialli che coinvolgessero i vari membri e uno dei più riusciti tentativi fu il giallo collettivo, strutturato come un round-robin “L’ammiraglio alla deriva”, Il romanzo è stato pianificato facendo scrivere un capitolo ad ogni autore tenendo conto di due regole base.
Ogni scrittore doveva scrivere avendo in mente la sua soluzione definitiva e doveva spiegare ogni indizio comparso nella narrazione. Alla fine del libro compaiono le diverse soluzioni prospettate dagli autori per avere chiare le linee guida dell’intreccio.
Tra i partecipanti a questa forma originale di collaborazioni ci furono proprio i più conosciuti membri del Club, Christie, Chesterton, Berkeley, Ade e Sayers.
Un altro esperimento decisamente interessante fu “Sei delitti immaginari” (Six Against the Yard), un originale antologia di racconti uniti dalla volontà di organizzare e descrivere il delitto perfetto.
Ogni racconto ha come epilogo il giudizio di G. W. Cornish un ex soprintendente di Scotland Yard famoso per aver scritto un vendutissimo libro di memorie.
L’ex poliziotto esaminò ogni ingegnoso tentativo di sfuggire alla giustizia mettendo in evidenza i punti deboli di ogni trama, secondo gli schemi investigativi della polizia e alcuni scrittori non gradirono molto le critiche.
“The Golden Age of Murder” è un libro ricchissimo di aneddoti, per esempio sapete che Agatha Christie partecipò, vincendolo, ad un concorso che premiava chi fosse riuscito a individuare il colpevole in un giallo che lanciava la sfida al lettore ben prima che lo facesse Ellery Queen, anche se poi mandò la soluzione a nome del marito? E presenta una quantità tale di suggerimenti di temi da studiare e da approfondire che è una summa che non può mancare nella biblioteca degli amanti dei gialli anche se purtroppo non è stato ancora tradotto in italiano.
Naturalmente è presente anche una lista, lunga ben undici pagine dei gialli nominati e consigliati che inizia con “The ABC Murders” (La serie infernale) di Agatha Christie, una delle pietre miliari del genere e che termina con “The Z Murders” del 1932 (Gli omicidi della “Z”) di Jefferson Farjeon che anticipa di qualche anno elementi della trama escogitata dalla Signora del giallo.
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Martin Edwards
nato nel 1955 a Knutsford, è un premiatissimo scrittore e studioso della storia del giallo. Dal 2015 è presidente del Detection Club, vivaio e incubatore dei migliori talenti della Detection Fiction. Al suo attivo ha numerosi gialli inseriti in due serie specifiche, la serie di Harry Devlin, ambientata a Liverpool che accumula suggestioni risalenti ai Beatles ed al MerseySound e la serie del Lake District che in Italia ha visto tradotto solo il primo giallo “Il sentiero delle tombe”. Grandissimo conoscitore della storia del giallo, collabora con la British Library vagliando e ripubblicando i migliori gialli della “Golden Age of Detection”.