The tender bar




 THE TENDER BAR

di J. R. Moehringer

Piemme 2022

Annalisa Carena ( Traduttore )

narrativa, pag.496

Sinossi. J.R. cresce catturato da una voce. La voce di suo padre, un discjockey di New York che ha preso il volo prima che lui pronunciasse la sua prima parola. Con l’orecchio schiacciato contro la radio, vorrebbe spremere da quel timbro caldo i segreti dell’identità e dell’universo maschili. Sua madre è il suo mondo, è la sua roccia, ma lui cerca anche qualcosa di più, qualcosa che riesce ad avvertire solo in quella voce. A otto anni, quando anche la voce alla radio scompare, J.R. scappa disperato fino al bar all’angolo, e lì scopre un nuovo mondo, e un coro turbolento di nuove voci. Quelli che si rifugiano al «Dickens» per raccontare le proprie storie o scordare i propri guai sono poliziotti e poeti, allibratori e soldati, star del cinema e pugili suonati. E poiché si diventa grandi per imitazione, a ciascuno di questi uomini J.R. ruberà qualcosa, diventando un piccolo «ladro di identità». Appassionato e malinconicamente divertente, il racconto della lotta di un ragazzo per diventare uomo, di un turbolento amore tra una madre e il suo unico figlio, ma anche un ritratto di come gli uomini rimangano, nel fondo del loro cuore, dei ragazzi perduti.

 Recensione Fiorella Carta

C’è del libro in questa malinconia.. C’è la storia di un bar quindi è impossibile che si racconti di un solo protagonista, di un unico viaggio dell’eroe.

Moehringer ha dalla sua un talento oramai riconosciuto, sa come attirare l’interesse del lettore, sa raccontare le pieghe di ogni situazione e in questo romanzo di formazione JR è protagonista, narratore e traghettatore del lettore in una storia genuina e nostalgica.

Dalla casa sgangherata dei nonni, sempre piena di gente, fino all’ Arizona per far ritorno ad un bar che diventa santuario che raccoglie vicissitudini, che ha, in zio Charlie, un predicatore, un punto di riferimento, un mito che, con il passare degli anni, assume sempre di più i contorni dell’essere umano.

E si cresce in mezzo ai proprio errori e a quelli altrui, si diventa genitori dei propri genitori, JR. crea un idolo in un padre assente fino a quando, la più importante epifania della sua vita è capire che sua madre è sempre stata lì, senza cornici illusorie, nel sudore dei sacrifici per farlo arrivare dove ha sempre voluto.

Moehringer si sa, gioca con le parole come il più abile prestigiatore e la vita degli avventori dei Dickens non ti passa davanti come una semplice auto al semaforo verde.

Tu ti fermi con il rosso e cogli l’attimo e il colore per empatizzare con loro, assorbire la gioia, confortare il dolore.

Da avvocato a scrittore, da sbarbatella mascotte di suo zio e dei suoi amici a adulto che li vede incanutire, morire, sparire nell’oblio ma ricorda, senza esitazione, ogni raggio di sole che queste persone hanno apportato nella sua vita mettendo nero su bianco le loro esistenze.

Un ultimo bicchiere, quello della staffa e giri l’ultima pagina sicuro di aver letto moltissime verità.

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J.R. Moehringer


È nato a New York nel 1964 ed è stato corrispondente del Los Angeles Times. Per uno dei racconti lì pubblicati, Oltre il fiume (Piemme), ha vinto il Premio Pulitzer. Il suo primo libro, Il bar delle grandi speranze, acclamato dalla critica, per settimane in vetta alle classifiche negli USA e quindi pubblicato con grande successo in molti paesi, è stato nominato miglior libro dell’anno da New York Times, Esquire, Los Angeles Times Book Review, Entertainment Weekly, USA Today e New York Magazine. Dopo averlo letto, Andre Agassi ha contattato Moehringer per chiedergli di lavorare alla stesura della sua autobiografia: Open (Einaudi) ha raggiunto il vertice della classifica del New York Times e di quelle italiane, riscuotendo entusiastici consensi dai lettori e dalla critica. Per Piemme ha pubblicato anche Pieno giorno. Il campione è tornato è stato finalista al Premio Pulitzer.