Tu sei il prossimo




Recensione di Giusy Ranzini

Autore: Stefano Tura

Editore: Fazi

Pagine: 336

Genere: Thriller

Anno Pubblicazione: 2014

 

 

 

 

 

 

 

La scomparsa di Leah Martins, una bambina inglese di cinque anni che si trovava in vacanza con la sua famiglia in una tranquilla cittadina della costa romagnola, mette in subbuglio tutta la riviera a pochi giorni dall’apertura della stagione turistica. La polizia fatica a gestire le ricerche che si rivelano ben presto più complesse del previsto e conducono direttamente in Inghilterra, nell’oscuro ambiente da cui proviene la famiglia della bambina.
L’ispettore Alvaro Gerace non ha dubbi. La piccola è stata rapita. Dello stesso avviso il giornalista Luca Rambaldi che decide di aiutare il poliziotto. Ma perché in Italia? E chi l’ha sequestrata? Dall’altra parte della Manica l’investigatore di Scotland Yard, Peter McBride, ha due soli obiettivi: riscattare la sua infanzia trascorsa in una gang di Manchester e riportare a casa la bambina. La sua è un’indagine non autorizzata.
E mentre tutti i possibili testimoni vengono man mano eliminati barbaramente, le due inchieste, e i loro protagonisti, si incrociano in una lunga scia di sangue. È una lotta contro il tempo fino a quando emergerà una verità sconvolgente e inconfessabile in cui violenza e omertà sono gli unici aspetti visibili.

“Tu sei il prossimo” prende spunto da una vicenda realmente accaduta: la scomparsa della bimba inglese Maddie McCann, avvenuta nel 2007 in Portogallo.
Il rapimento della piccola Leah Martins, in vacanza a Cesenatico con la famiglia è l’indagine in primo piano del romanzo.
I genitori della bimba, distrutti psicologicamente e in difficoltà, si rivolgono a padre Stark, un reverendo con un passato poco chiaro e un modo di comportarsi molto ambiguo.

Il religioso non perde l’opportunitá di trasformare il rapimento di Leah in un caso mediatico.
Qui entra in gioco la professionalità dell’autore, che ci mostra due modi diversi di indagare e di fare giornalismo: quello italiano e quello inglese.

In Italia, abbiamo l’ispettore Alvaro Gerace e la sua squadra. L’ispettore é sicuramente un detective capace, intuitivo, ma ha qualche difficoltà a trovare la sua dimensione nell’ambito dell’indagine.
Ha molta voglia di affermarsi, di dimostrare le proprie capacità e non mancherà di palesare il suo lato umano e la sua grande generosità.

Lotta per riscattare la credibilità della polizia italiana agli occhi del mondo, dimostrando che è capace e professionale.
A Scotland Yard, abbiamo il detective Peter McBride, in debito con padre Stark che l’ha salvato dai bassifondi di Manchester in cui era cresciuto da giovane.

Peter ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza travagliata, frutto della povertà e di modelli di confronto poco affidabili.
McBride risponde, diventando poliziotto, passando dall’altro lato della barricata per riscattare il suo scomodo passato. Le sue notevoli intuizioni, gli permetteranno di risolvere molti casi.

Sia Alvaro che Peter, sono poliziotti che non amano lavorare in squadra; insofferenti alle imposizioni e liberi dalle gerarchie, hanno in comune una motivazione personale che li spinge a risolvere il caso.
Alvaro, lo deve al ricordo di Olga, la bambina che ha salvato dalla guerra civile in Kosovo e che ha affidato all’amica giornalista Victoria.
Peter lo deve alla sua difficile infanzia, dove ha visto troppi ragazzi, abbandonati dalla famiglia e dalla società, perdersi e morire.

La scomparsa della bimba è solo la punta dell’iceberg; a mano a mano che si procede nella lettura, la storia va verso un’ altra direzione, indagando sui pericoli ai quali sono esposti i minori che vivono nei quartieri ghetto.
Il lettore sprofonderà in un abisso sconfinato di verità e accadimenti che non è possibile nemmeno immaginare.

Lo stile di scrittura è diretto, secco e scorrevole, i capitoli brevi aiutano a seguire meglio le intricate storie che si avvicenderanno senza dare tregua al lettore.
Un thriller noir al cardiopalma, consigliato agli amanti del genere.

 

 

Stefano Tura


(Bologna, 1961) ha iniziato la sua carriera come giornalista di cronaca nera per Il Resto del Carlino. Nel 1989 è stato assunto in RAI: inviato di guerra in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Sudan, nel 2006 è diventato corrispondente per il Regno Unito con Marco Varvello.

 

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