Tutto così in fretta




Recensione di Costantino Giordano


Autore: Paolo Mastri

Editore: Ianieri Edizioni Srls

Genere: Romanzo Storico

Pagine: 196

Anno di pubblicazione: 2017

Sinossi. Quando il sostituto procuratore della Repubblica Massimiliano Prati viene ucciso sotto casa dell’amante Silvana Di Labio, vedova del costruttore più in vista della città, mancano meno di otto ore al rapimento di Aldo Moro e all’uccisione dei cinque uomini della sua scorta. Testimone oculare del delitto è Roberto Tintori, il sarto della Pescara bene, da due mesi ingaggiato come informatore del Sisde sotto la pressione di un ricatto che riguarda il lato oscuro della sua vita. La sua strada torna così a incrociare quella del capitano Luise, il capo centro del servizio segreto interno, fino a quel momento alle prese con le indagini su un misterioso assalto all’armeria della Polizia ferroviaria, dietro il quale si intuisce l’ombra di Riccardo Venturi, l’imprendibile terrorista nero implicato nella stagione delle stragi sui treni, custode del bottino della rapina del secolo. Il filo invisibile che lega gli avvenimenti di quel marzo 1978 arriva fino al peccato originale della città protagonista del più formidabile miracolo economico del dopoguerra e all’ultimo dei suoi segreti: un ricchissimo affare, il più ricco di tutti, che sta prendendo forma all’ombra di un patto folle in grado di minare la sicurezza nazionale più di terrorismo e trame golpiste. La verità nascosta in quattro cassette di sicurezza è a un passo, ma, nei 55 giorni che seguono, l’impazzimento politico e istituzionale provocato dai registi occulti del caso Moro ostacola il lavoro del capitano Luise.

Recensione

Le verità, quelle scomode, sono sempre difficili da raccontare, soprattutto se vanno a scardinare anni e anni di omertà e menzogne. “Tutto così in fretta” è un romanzo storico che, attraverso una trama ben costruita e un intreccio interessante fatto di verità e fantasia, tocca un nervo scoperto che, ancora oggi, brucia e fa male anche a chi non l’ha vissuto in prima persona ma ne ha sentito parlare e ne ha ereditato la sofferenza e, purtroppo, in alcuni casi, anche l’indifferenza.

Paolo Mastri nel suo romanzo utilizza il filo conduttore del rapimento Moro e della strage di via Fani per costruire una storia secondaria che non perde di vista l’obiettivo principale ovvero, quello di smascherare le trame del potere costruite in Italia negli anni d’oro del Dopoguerra mettendo in evidenza tutte le contraddizioni e i misteri che hanno caratterizzato il caso Moro e gli interessi politici ed economici che hanno caratterizzato quel periodo fatto di sviluppo economico, corruzione e stragi.

Di quegli anni, e soprattutto di quei cinquantacinque giorni in cui la storia della Repubblica italiana è cambiata radicalmente, si è discusso tanto sia tramite i media che tramite giornali ma raramente si è parlato delle tante incongruenze e dei tanti misteri che hanno caratterizzato quei giorni. L’abilità di Mastri in questo romanzo è stata quella di parlare di queste incongruenze senza mai giudicare o condannare ma dando al lettore la possibilità di approfondire l’argomento e di farsi una propria idea.

Il romanzo è ambientato tra Roma e Pescara; il protagonista è il capitano Luise, ex poliziotto entrato nei servizi segreti per proteggere lo Stato, lo stesso che alla fine lo tradirà e lo deluderà voltandogli le spalle.

È proprio la figura del protagonista a essere fondamentale in questo romanzo poiché rappresenta a pieno il cittadino italiano e la sua condizione. Infatti, nonostante il capitano arrivi a scoprire una dura e orribile verità concernente la politica e gli appalti pubblici, viene messo nelle condizioni di tacere e soprattutto accettare, per il bene comune e dello Stato, una verità amara che non potrà mai svelare al mondo.

La narrazione è diretta e molto cruda, a tratti quasi crudele, vengono raccontati particolari della strage di via Fani e del rapimento Moro che destabilizzano il lettore mettendolo in una condizione di disagio, di tristezza e di rabbia; ci si chiede continuamente, durante la lettura, come si può in nome di una ideologia distruggere la vita e la dignità di un uomo; ci si chiede come mai, al giorno d’oggi, ci si scandalizzi tanto per le stragi fatte in nome di ideali religiosi quando, negli anni ’70-’80 in Italia, per ideologie politiche, si è assistito a stragi terroristiche terribili che, purtroppo, si tende a dimenticare troppo facilmente e di “fretta”.

Il romanzo di Mastri riesce a far risvegliare il lettore dal torpore di una quotidianità data spesso per scontata; si prende finalmente coscienza che, forse, non è tutto oro ciò che luccica e che probabilmente la dignità della persona e i suoi diritti devono andare al di là degli interessi politici e soprattutto che il bene comune non è solo il miglioramento della vita a livello economico, ma è anche il rispetto della dignità e dei diritti umani.

Paolo Mastri


Paolo Mastri: è nato all’Aquila nel 1962. Giornalista, scrittore, autore e conduttore di programmi televisivi e radiofonici, è capo della redazione di Pescara de “Il Messaggero”. Da oltre trent’anni si occupa dei principali fatti della cronaca giudiziaria, economica e politica dell’Abruzzo. Per “Il Messaggero” ha firmato inchieste sugli intrecci tra politica e affari e sugli interessi della grande criminalità, dal narcotraffico all’ecobusiness, al riciclaggio di denaro nell’economia pulita. Ha collaborato con “La Stampa” e la Rai. Ha già pubblicato 3.32 L’AQUILA – Gli allarmi inascoltati e Il Quinto Abruzzo, per i quali ha raccolto riconoscimenti ai Premi Majella, Histonium, Lamerica, Nassiriya, Città di Cattolica, Giuseppe Giusti. Ha ricevuto inoltre il Premio giornalistico Polidoro e il Premio Monte Strega.