Recensione di Gabriele Loddo
Autore: Adania Shibli
Editore: La nave di Teseo
Traduzione: Monica Ruocco
Genere: Letteratura storica mediorentale
Pagine: 144
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Questa storia inizia durante l’estate del 1949, un anno dopo la guerra che i palestinesi chiamano Nakba, la catastrofe – che ebbe come conseguenza l’esodo e l’espulsione di oltre 700.000 persone – e che gli israeliani celebrano come la Guerra d’indipendenza. Alcuni soldati israeliani attaccano un gruppo di beduini nel deserto del Negev, uccidendo tutti tranne un’adolescente. La ragazza viene catturata, stuprata, uccisa e sepolta nella sabbia. Molti anni dopo, ai giorni nostri, una donna di Ramallah prova a decifrare alcuni dettagli che aleggiano attorno a quell’omicidio. È colpita da queldelitto a tal punto da trasformarlo in un’ossessione, non solo a causa dell’efferatezza del crimine, ma perché è stato commesso esattamente venticinque anni prima il giorno in cui è nata.
Recensione
1948. A pochi anni dalla seconda guerra mondiale e dall’Olocausto, il Mediterraneo è scosso da un nuovo deplorevole conflitto: ha inizio la guerra di Nakba o Guerra per l’indipendenza d’Israele.
2021. Adania Shibli scaglia una pietra contro le coscienze del mondo e sceglie di riportare alla luceuna scomoda verità, per chi non sa o per chi fa finta di non sapere.
La scrittrice affronta di petto le logiche della politica, il chiacchiericcio di chi argomenta del più e del meno durante l’attesa in ristorante ritenendo di sapere sempre tutto. Del parere intellettualoide di chi vive i mali del mondo stando comodamente seduto sul divano di casa o di chi si nutre delle notizie attraverso lo schermo di un televisore. La Shibli prende carta e penna e descrive in modo crudo il classico particolare imbarazzante delle azioni belliche, quello che deve essere tenuto nascosto e che viene definito, nel gergo comune, col nome di “effetto collaterale”.
“Un dettaglio minore” è un romanzo duro. Come altri testi di cronaca di guerra rende partecipe il lettore della ferocia dell’uomo, del suo senso egoistico e della sua mancanza di pietà. Ed è un romanzo che pesa, pesa perché ti consegna la dura consapevolezza che dalla storia non si imparamai, che gli errori si ripetono identici nel tempo o, addirittura, che fanno presto a trasformarti da vittima in carnefice, spazzano via in pochi attimi le lacrime amare e fanno provare al prossimo tuogli stessi incubi che hai da poco vissuto in prima persona.
La scelta narrativa della scrittrice è azzeccata. È un martello che picchia con grande ritmo nei primi capitoli che descrivono la cadenza ripetitiva della vita militare. È la parte dell’uomo che esegue e che non chiede, che crede di agire in nome di un bene superiore pur sapendo che, in una guerra, qualcuno si deve per forza fare male.
La seconda parte è vaneggiante, fumosa, ma è un effetto ricercato di proposito. L’autrice ti fa risiedere nella mente della protagonista come se fosse uncondannato, come se fossi cosciente d’essere già morto, ma che ti rimane da scoprire il come e ilquando avverrà il trapasso. Vivi nei panni della protagonista, una giovane donna palestinese, che ha perso ogni libertà nella stessa terra che la vista nascere.
Lo consiglio a chi volesse approfondire le conoscenze storiche sul conflitto Israelo-Palestinese.
Adania Shibli
Adania Shibli è nata nel 1974 in Palestina. È autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, saggi. Nel 2001 e 2003 le è stato conferito il premio Qattan Young Writer’s Award-Palestine. Il suo romanzo Masās (Dār al-Ādāb, 2002), è stato tradotto in italiano con il titolo Sensi (2007), seguito dalla raccolta di racconti brevi Pallidi segni di quiete (2014). Il suo romanzo qui tradotto, Tafsīl thānawī(Dār al-Ādāb, 2002), è stato finalista al National Book Award 2020 e all’International Booker Prize2021. Adania Shibli è anche impegnata nella ricerca accademica e nell’insegnamento.
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