Recensione di Barbara Aversa Pacifico
Autore: Philippe Vilain
Traduttore: Diana Di Costanzo
Editore: Gremese
Genere: Narrativa
Pagine: 156
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Julie ha trent’anni e insegna letteratura. Dan tiene corsi di sociologia. Lei è francese, solitaria e appassionata. Lui è americano, disinvolto e misterioso. Si conoscono nell’università parigina dove entrambi stanno cominciando la loro carriera di insegnanti. Si innamorano, si sposano, hanno una bambina, Mary. La tranquilla vita familiare procede tra la felicità e i piccoli compromessi di qualunque coppia che si ama. Poi, un giorno, Dan prende l’aereo per andare ad Atlanta, in Georgia. Deve fare delle ricerche per il suo lavoro e ne approfitterà per rivedere i suoi dopo tanto tempo. Dopo quel saluto scambiato in tutta fretta all’aeroporto, Dan non dà più alcuna notizia di sé. L’amore diventa l’inferno, e Julie si ritrova a dover fare i conti con un vuoto spaventoso e improvviso, con le domande di una bambina che sta crescendo, con gli sguardi compassionevoli dei colleghi, con l’intimo rimpianto delle parole non dette, dei gesti non compiuti. Per quanto si può vivere con un’assenza? Indagatore dell’animo umano e del sentimento d’amore, Philippe Vilain, con Un mattino d’inverno, si fa questa volta messaggero – nella forma di un racconto in prima persona – di una storia vera ascoltata dalla voce della sua protagonista in un mattino d’inverno a Parigi. Ai lettori restituisce in modo mirabile, insieme con quella voce, tutto il tumulto interiore di chi è costretto a un’attesa assurda e impotente, a «quella tortura del tempo che ci fa sperare in cose alle quali fingiamo di credere».
Recensione
Julie e Dan si incontrano all’università di Jussieur, entrambi insegnanti, entrambi con una musicalità nell’anima che non passa inosservata. Diversi ma appassionati, idealisti, un pò esiliati dalla realtà.
È un libro che si lascia guardare.
Corrono le immagini in rue Monge, sui tetti d’ardesia in un monolocale minuscolo, che rispecchia i lati non ancora adulti di Dan. Viene letto come se si guardasse una pellicola francese un pò vintage, con i palazzi arroccati e le tendine bianche alle finestre, l’amore che deflagra la realtà con una potenza intrinseca inaspettata, che annienta, che divampa incontrollabile.
Finché arrivano la gravidanza ed il matrimonio.
Dan si sposta molto per lavoro, le attese ed i ritorni in Julie scavano solchi, che inaspriscono tormentose domande che restano sempre incastrate nelle labbra dischiuse. E la piccola Mary cresce tentando di gestire le distanze, le immagini evocate dai racconti talentuosi ed accattivanti le riempiono gli occhi ed i sogni sul suo amato papà.
E poi un giorno tutto cambia. Perché è così che avviene. Tutto cambia senza che ci siano stati offerti segnali per carpire il cambiamento con un briciolo di anticipo.
Dan non lascia tracce di sè e la vita sprofonda in un senso di irrealtà.
Parole non capite, non afferrate, rimuginii di un’assenza improvvisa, e la vita che tenta di scorrere e la mente trema, si blocca, non procede. O se ci prova viene ferocemente braccata.
L’autore è un abile ed attento portavoce di una storia vera riportata dalla protagonista in un mattino d’inverno a Parigi.
Questo è un libro che racconta le presenze e le assenze e lo riesce a fare con tutta la poesia del mondo, con una scrittura delicatissima ed armoniosa, riesce ad arrivare nel cuore di ogni lettore perché in fondo chiunque prima o poi nella vita ha gestito delle assenze inspiegabili, magari irrisolte.
Introspettivo, accattivante, melodico, straziante.
Uno scritto che aiuta a ritrovare grazie alle parole, sapientemente accostate le une alle altre, i ricordi che scorrono fluenti e leggeri e che alla fine, nonostante il dolore, ci sorridono.
Ecco, questo libro canta, e ci sorride.
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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Philippe Vilain
è autore di romanzi di grande successo, pubblicati in Francia da Gallimard e da Grasset. Tra di essi, editi in Italia da Gremese, Falso padre (2009), Non il suo tipo (2012, adattato per il cinema da Lucas Belvaux), La moglie infedele (2013, in Francia premio Jean-Freustié) e La ragazza dalla macchina rossa (2018). Ha scritto anche saggi, come il Quadernetto sulla timidezza (2011, Gremese) e La littérature sans l’idéal (2016).
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