Una storia nera



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Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Antonella Lattanzi

Editore: Mondadori

Pagine: 249

Genere: noir

Anno di Pubblicazione: 2017

 

 

 

 

Il compleanno di un bambino è sempre un’occasione di festa in cui la famiglia si riunisce con gioia, per trascorrere momenti di serenità. È questo che accade alla famiglia Semeraro quando, per il terzo compleanno della piccola Mara, è riunita al completo: mamma Carla, il fratellone Nicola, la sorella Rosa e anche il papà Vito, quel papà che non abita più con loro perché litigava con la mamma e le faceva del male anche per futili motivi, accecato dalla gelosia senza senso; quel papà che, però, non ha mai toccato i suoi figli, se non per accarezzarli, e che li ha sempre amati e coccolati. Proprio per questo motivo Mara lo desidera alla sua festa, e Carla può solo accontentarla; è una bambina, ed è giusto che festeggi anche con il papà. Carla non sbaglia; tutto procede senza intoppi, nella più assoluta normalità; non si poteva desiderare altro.
Al termine della festicciola casalinga, Vito scompare nel nulla. Vito uomo dai mille volti, padre attento e premuroso, ex marito e marito geloso, ossessivo, possessivo e violento, lavoratore modello; Vito spegne il telefono e scompare.
Lo cercano tutti Vito: i suoi ragazzi ma anche la sua ex moglie, perché è il padre dei suoi figli; ma anche perché sono stati insieme una vita e, nonostante i soprusi, le violenze, il divorzio e le successive minacce, non si può smettere di amare colui che ti ha sempre protetta e che ti ha regalato anche momenti felici. Vito, l’amore di sempre.

Una ricerca estenuante, che unisce ancora di più una famiglia divisa, in fondo, dai sentimenti che la legano allo stesso Vito.
Lo cercano tutti Vito: sua sorella Mimma e la potente famiglia di Massafra; lo cercano con quella prepotenza che li ha sempre contraddistinti; lo cercano con tutti i mezzi, perché non si può esistere senza Vito.
Lo cercano tutti Vito: un’altra compagna, Milena e, probabilmente, un’altra figlia, Paola. Milena lo cerca fino allo sfinimento, al prosciugamento delle forze, perché per loro Vito è tutto.

Ciascuno cerca di dare una risposta a questa scomparsa: Carla e i ragazzi pensano che si sia allontanato per affari, la sua famiglia d’origine che sia scappato con Milena o che si stia facendo desiderare da Carla per riconquistarla, e Milena che se ne sia andato per sempre lontano con la sua ex moglie, dopo che si sono ritrovati per il compleanno.
Lo cercano in questa afosa Roma, ma non saranno loro a trovarlo.

E se pensate che con il presunto ritrovamento il romanzo finisca beh… vi sbagliate; adesso iniziano il noir vero e proprio, la tensione, il fiato sospeso, lo sconcerto e il buio. Adesso sui personaggi scende una nebbia prima inesistente; adesso sono persone reali, prima erano personaggi come da copione; adesso l’autrice prosegue un lavoro, prima accennato, che ci fa entrare nelle loro menti e nei loro cuori dando così volti diversi alla verità, se mai ne esista una.

Carla, mamma amorevole, fatica ad andare avanti, si fa in quattro per i suoi figli, non tarpa le ali ai più grandi e li lascia liberi. Ex moglie umiliata, terrorizzata, ha vissuto più di vent’anni di violenze, aggressioni, soprusi, scenate di gelosia da parte di un marito cattivo, ossessivo. Una donna che cerca di rifarsi una vita con Manuel, in qualche modo, perché sente di averne bisogno, perché ha paura e perché il fantasma, e non solo, di Vito, è sempre presente.
Un rapporto di odio e amore la lega a quest’uomo che ha conosciuto da bambina e che non può, o non vuole, smettere di amare. È un amore malato il suo, nonostante tutto quello che ha subito in questi anni, riesce ancora a pronunciare la parola amore nei suoi confronti, riesce ancora a giustificarlo perché è stato un buon padre, perché l’ha sempre fatta sentire al sicuro, protetta. Carla, in apparenza così dolce e delicata, anima impaurita e ferita, al momento opportuno si mostra forte e decisa come se Vito le avesse trasmesso un pezzetto di sé.
Nicola, ormai grande, pur avendo un suo alloggio, si sente comunque responsabile delle sorelle e della madre, quella madre che fin da piccolo ha visto essere maltrattata, picchiata e sgridata per un nonnulla; occasioni in cui si allontanava con Rosa bambina, per proteggerla. Nicola che vive, ogni giorno, con l’incubo che la furia del padre possa trasformare tutto in tragedia ma che, al momento della scomparsa, non può fare a meno di essere preoccupato, perché con lui si è sempre comportato bene ed è stato un buon padre, un padre a cui sente di assomigliare in alcune occasioni; inevitabile quando si vive sotto lo stesso tetto e nelle vene scorre lo stesso sangue.

Rosa, ragazza fragile, anche lei abita fuori casa, ma non per questo dimentica la situazione famigliare, si preoccupa della presenza del padre alla festa, perché anche lei ha vissuto i momenti difficili e violenti, ma ha con lui un legame affettivo molto forte. I trascorsi piacevoli e teneri prendono sempre il sopravvento su quelli negativi. La sua scomparsa la fa cadere nella disperazione più totale.

La piccola Marta assiste, quasi in silenzio, agli eventi che scorrono, in apparenza senza coglierli.
La scomparsa di Vito unisce, in maniera ancora più morbosa, i membri di questa famiglia. La paura rafforza un legame che ha tutti i caratteri della possessività reciproca e che verrà, comunque, messo a dura prova.
Poi c’è la seconda famiglia, quella non ufficiale, quella composta da Milena e Paola, che vive questa trepida attesa con un altro tipo di angoscia, perché Vito è sempre stato un compagno modello, colui che ha riempito la loro vita e l’ha resa più bella. Milena lo cerca disperatamente, da sola, eludendo le domande di Paola per non ammettere di avere una paura folle di aver perso definitivamente l’amore.
E poi ci sono Mimma e la sua famiglia, irascibili e prepotenti, cercano di prendere in mano la situazione con le maniere forti, proprio come avrebbe fatto Vito.

Sono tutti loro che fanno il romanzo, non tanto i fatti in sé o chi li ha compiuti; sono loro che si raccontano attraverso pensieri, parole, emozioni, e comportamenti diversi, alcuni discutibili ma mai definibili giusti o sbagliati. Esistono reazioni diverse allo stesso fatto, perché l’uomo è complicato e vive delle sue origini, delle esperienze passate ma, soprattutto, in questo caso, deve sopravvivere al presente. E questo tentativo di sopravvivere cambia per ciascuno con il trascorrere dei giorni.
Un romanzo attuale che denuncia una delle piaghe della società di oggi: la violenza sulle donne tra le pareti domestiche, una violenza spesso sottovalutata, come si legge tra le righe. La violenza che ci viene descritta non è propriamente quella fisica, tanto è vero che del passato ci sono solo alcuni flashback, ma soprattutto quella psicologica che ne deriva, non solo riferita alla diretta interessata, ma anche a tutti coloro che appartengono alla sua quotidianità.

Un noir senza via d’uscita perché, se è vero che la verità emerge nelle primissime pagine, è vero anche che si tratta di una mezza verità, perché arrivati all’ultima pagina, ci sarebbe ancora molto da scrivere.

In questo finale, non ci sono vincitori o vinti, buoni o cattivi, giusti o sbagliati forse perché, questa volta, il confine non ha margini così netti. Di chiaro e limpido, però, rimane il fatto che, al giorno d’oggi, tante donne hanno un disperato bisogno di aiuto per trovarla, una via d’uscita!! Che questo romanzo possa essere un appello?

 

 

Antonella Lattanzi


autrice e sceneggiatrice, nasce a Bari nel 1979, da alcuni anni vive a Roma. Il suo romanzo d’esordio “Devozione”, edito nel 2010 da Einaudi racconta del mondo della droga ai giorni nostri, nel 2013 esce “Prima che tu mi tradisca”, ha scritto racconti per varie Antologie. È stata collaboratrice televisiva ne “Le invasioni barbariche”, scrive su TuttoLibri “La stampa” e Il venerdì di “Repubblica”. Sceneggiatrice di “Fiore” insieme a Claudio Giovannesi e Filippo Gravino e di “2night” di Ivan Silvestrini.

 

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