Recensione di Giusy Ranzini
Autore: Ian Manook
Editore: Fazi
Pagine: 524
Genere: Thriller
Anno Pubblicazione: 2016
“Yeruldelgger. Morte nella steppa”, è il primo volume della trilogia di Ian Manook (pseudonimo del giornalista francese Patrick Manoukian), pubblicato in Italia da Fazi Editore.
Yeruldelgger é il primo noir mongolo di cui si abbia memoria, ambientato in paesi che non sono mai stati contaminati dal genere e questo lo rende accattivante e unico agli occhi del lettore.
Il romanzo, in Francia, è stato un clamoroso caso editoriale con più di duecentomila copie vendute e una decina di premi letterari vinti.
“Questo thriller brilla per l’incredibile esotismo, per l’intensità e il mistero di un intrigo da cui è difficile staccarsi».
Le Figaro magazine
Sinossi
Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell’alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo.
Quello che però Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare.
Recensione
La trama mescola sapientemente storia, misticismo, crudeltà e indagine.
Al centro di tutto c’è lui, Yeruldelgger Khaltar Guichyguinnkhen, un commissario di polizia mongolo, dal nome impronunciabile, un personaggio violento, brutale, rissoso, ma, allo stesso tempo, sensibile e dolce.
Un antieroe che conquista per la sua profondità e intensità emotiva.
Un uomo che ha perso tutto, distrutto nel profondo e toccato negli affetti più cari e, forse, proprio per questo, ha acquisito una forza interiore che lo rende invincibile e lo porta a lottare come un animale ferito.
Le donne, sono protagoniste con lui: donne di ogni età, colte e analfabete, sottomesse e emancipate, ma tutte hanno una cosa che le accomuna: sono portatrici di valori, usi e costumi del loro paese.
I personaggi sono calati in un contesto geografico davvero unico.
Fa da sfondo la Mongolia, dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi.
L’autore spazza via tutti gli stereotipi con cui si è soliti descrivere le terre di Gengis khan e pone il lettore di fronte a una realtà ben diversa, un contesto crudo e cinico con una complicata situazione sociale, dove imperversano razzismo e povertà.
Il commissario Yeruldelgger, a suo malgrado, si troverà intrappolato in un’ indagine, sempre più aggrovigliata, dove dovrà confrontarsi con poliziotti e uomini corrotti, neonazisti, delinquenti, politici e monaci guerrieri.
É un romanzo sorprendente che spicca per l’ambientazione insolita, i personaggi caratterizzati in modo magistrale e la complessità della storia che alterna, sapientemente, momenti di pura adrenalina a momenti di lirismo narrativo.
Una nuova regione compare sulla scacchiera del crimine: la scommessa mongola di Manook ha tutte le carte in regola per diventare il giallo dell’ Estate!
Ian Manook
Ian Manook, pseudonimo di Patrick Manoukian, è nato a Meudon, Francia, nel 1949. Giornalista ed editore, ha pubblicato il romanzo Yeruldelgger, Morte nella steppa (2016) primo capitolo di una trilogia con lo stesso protagonista al quale segue Yeruldelgger, Tempi selvaggi (2017) e Yeruldelgger, La morte nomade (2018), poi premiato con vari riconoscimenti, fra cui il Prix SNCF du polar. la serie è stata pubblicata in Italia da Fazi. Il 27 Settembre uscirà, sempre per Fazi Editore, il suo ultimo romanzo “Mato grosso”.
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