Recensione di Simona Vallasciani
Autore: Edgar Noske
Editore: Emons Edizioni
Traduttore: Anna Carbone
Pagine: 352
Genere: Thriller storico
Anno di Pubblicazione: 2017
Se con “Il caso Ildegarda”, Edgard Noske era riuscito a convincere il pubblico creando un romanzo storico intrigante e coinvolgente, con “Il bastardo di Berg” riesce addirittura a superarsi, dando vita a una lettura sorprendente, incredibilmente piacevole e ricca di fattori emotivi capaci di colpire il lettore nel profondo.
Ci troviamo nel 1225; Engelbert von Berg è impegnato in un incontro di lavoro quando gli giunge la notizia della prossima morte di Maria von Hagen, donna con cui un tempo ha avuto una storia d’amore e che non vede da ben diciassette anni.
Accorso al suo capezzale, i due finalmente si ricongiungono, ma non c’è molto tempo per i ricordi, perché prima di esalare l’ultimo respiro la donna ha giusto il tempo di confessargli ciò che gli ha tenuto nascosto per tutti quegli anni: dalla loro unione è nato un figlio.
È così che Engelbert giunge nei pressi dello sperduto mulino dove il ragazzo, Martin, si è trovato a vivere da solo dopo la morte dell’uomo che lo ha cresciuto.
Engerlbert, con il pretesto di averlo promesso alla defunta madre, ma tacendogli la verità, si offre quindi di condurlo al suo castello e farne il suo scudiero.
La vita di Martin cambia completamente e con le nuove conoscenze giunge anche ben altro, tanto che un giorno il ragazzo viene casualmente a conoscenza di una terribile congiura proprio ai danni del suo protettore.
Nello stesso tempo, a Roma, il monaco Fausto, traducendo una lettera dell’evangelista Luca, scopre una verità che se rivelata potrebbe non solo mettere in pericolo le sorti della Chiesa, ma quelle di tutto mondo.
Anche in questo secondo libro della serie, Noske ci fa conoscere molte personalità medievali, da quelle meno celebri a quelle decisamente più note come il terribile cardinale Ugolino, divenuto in seguito papa Gregorio IX, il “padre” dell’Inquisizione ecclesiastica, e il suo docile predecessore, papa Onorio.
Il compianto scrittore stupisce di nuovo e conquista per la sua immensa capacità nel mischiare realtà e finzione, creando due storie parallele che rimangono ben distinte fino all’ultimo, quando si uniscono e danno luce all’intera vicenda grazie a un colpo di scena degno del miglior Dan Brown.
“Il bastardo di Berg” è una lettura che consiglio a tutti, amanti del genere o meno, perché capace di condurci all’interno di intrighi, tradimenti, amore e affetti profondi, facendoci riscoprire ancora una volta il sapore di usi, tradizioni, luoghi e valori di altri tempi.
Edgar Noske
(1957-2013), dopo gli studi di italianistica, Storia e Filosofia, ha lavorato come tassista, infermiere e venditore di trattori in Algeria e Tunisia prima di dedicarsi alla narrativa. A Colonia sono ambientati i suoi primi gialli che l’hanno fatto conoscere al grande pubblico, ma è con la trilogia di romanzi storici che arriva per lui il successo. Insieme a “Il caso Ildegarda”, “Il bastardo di Berg” fa parte di questa serie dedicata a importanti figure del Medioevo.