Il figlio dell’italiano




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Rafel Nadal

Traduzione: Stefania Maria Ciminelli

Editore: Dea Planeta

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 362

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Tutti evitano la casa di Mateu della Mina, la più misera del paesino catalano di Caldes de Malavella. E anche Mateu, se potesse, farebbe lo stesso. Figlio di un boscaiolo e di una lavandaia, è tutto il contrario della sua numerosa famiglia: laddove genitori e fratelli sono irruenti e litigiosi, lui è introverso e riflessivo, e alla loro scarsa voglia di lavorare oppone un’indole seria, rispettosa e determinata. Mateu, si mormora in paese, è “il figlio dell’italiano”, un soldato sopravvissuto al naufragio della corazzata Roma, bombardata dai nazisti dopo l’armistizio del 1943. Del forestiero si ricordano solo i modi gentili, il bell’aspetto e le canzoni napoletane che amava fischiettare. È alla morte della madre, a sessant’anni quasi compiuti, che Mateu decide di chiarire il mistero delle proprie origini: intraprende così un viaggio attraverso Spagna e Italia, alla scoperta di un amore proibito e di ricordi a lungo rimossi. A tornare alla luce saranno, oltre alla sua, le storie delle centinaia di marinai italiani scampati al bombardamento della Roma e delle famiglie catalane che offrirono loro rifugio. Le vicende di Ciro, Santo, Ovilio, Gavino e del Poeta si intrecciano così a quelle di Joana che amava i fiori, di Pere di casa Rabassa, padre fuggitivo della piccola Carme, di Quimeta di Vidreres, la “fidanzata catalana”, e di Manela dell’Ideal, indomita figura di vedova capace di ribellarsi alla violenza della Storia. Nel ricostruire un episodio – poco noto ma dall’alto valore simbolico – della seconda guerra mondiale, Rafel Nadal compone un romanzo corale che intreccia ricostruzione biografica e invenzione romanzesca.

Recensione

Ammetto di aver letto la prima parte di questo libro con una certa fatica. La narrazione mi è sembrata faticosa, quasi come se i personaggi stessero arrancando con difficoltà. Poi il cambiamento. Ad un certo punto ho avuto la sensazione che la parte iniziale fosse stata scritta da una penna diversa rispetto alla seconda. Pian piano ho compreso che si è trattato di una scelta precisa da parte dell’autore. Almeno così io l’ho interpretata.

Quanto Mateu, in età matura, decide di fare chiarezza attorno alle proprie origini la situazione che gli si crea attorno sembra caotica, quasi come se procedesse a tentoni (nella prima parte del libro): quel ragazzino cresciuto in un ambiente familiare considerato ai margini, con un padre assente (sia fisicamente visto che spesso lontano ma anche moralmente visto il suo atteggiamento freddo nei confronti della moglie e dei figli quando si trova in casa) ed una madre costretta a fare i conti con la vita durante la guerra, senza un uomo in casa e dei figli da crescere, solo in età adulta, dopo la morte della madre, sente la necessità di sapere la verità. Erano fondate le voci che hanno sempre circolato in paese circa le sue origini italiane? Chi è quel ragazzo ritratto in una foto assieme ad altri marinai e che gli somiglia tanto? E’ suo padre? Non era il boscaiolo, suo padre? Nelle sue vene non scorre il sangue di quell’uomo che sembrava non esistere, tanto era lontano dal ragazzino e dai suoi fratelli?

Questa ricerca in qualche modo gli cambia la vita. Non nel modo in cui vorrebbe, ma comunque lo  cambia.

Ha inizio qui la parte che più mi è piaciuta del libro: il tuffo nel passato che il lettore fa grazie al racconto delle vicende degli italiani scampati alla tragedia della nave corazzata Roma, affondata da un aereo tedesco a nord della Sardegna il 9 settembre del 1943 a poche miglia dal Golfo dell’Asinara. Più di mille giovani marinai persero la vita a seguito di quell’attacco aereo ma tra quanti si salvarono c’era un giovane di nome Ciro che vede morire alcuni dei suoi amici più cari ma ne ritrova altri, sulla terraferma. Dagli episodi legati alla sorte della Roma e dei suoi marinai, legate dunque ad un episodio storico realmente accaduto, prende le mosse un romanzo che somma la storia di una famiglia – quella di Mateu – alle vicende di quei giovani che, lontani da casa, hanno dovuto affrontare la guerra e tutto ciò che per loro ha voluto dire essere arruolati in quell’epoca.

La parte più bella, ed anche scritta meglio secondo il mio parere, è proprio quella meno romanzata… le vicende storiche dominano su tutto il resto. Ed il vero protagonista non è Mateu – che è alla ricerca delle sue origini – ma quel soldato che fischiettava allegramente ogni volta che portava la biancheria sporca a lavare al fiume. Questa è l’impressione che ho avuto io.

Mateu è lo strumento per mezzo del quale l’autore offre al lettore le emozioni legate a quel periodo storico che ha segnato la vita di tanti. Non è la storia d’amore a catturare l’attenzione, tanto è trattata con delicatezza, con i guanti bianchi, senza eccessi e senza sbavature. Sono i marinai i protagonisti così come lo è la guerra vista da una prospettiva diversa dal solito, dando voce a coloro che furono costretti a vivere l’esperienza della Roma.

L’epilogo mi è piaciuto? In parte. Perché se avessi potuto avrei dato a Mateu un finale diverso… ma mi è piaciuta la forza del legame che comunque viene a crearsi tra i protagonisti.

Un solo dubbio mi ha seguita per tutta la lettura: ogni volta che la madre di Mateu passava del tempo con l’italiano… dove stavano i suoi figli? Perché ne aveva già due e, onestamente, questo aspetto mi è sembrato un po’ trascurato ma, probabilmente, sono io ad essere perfezionista…

Mi è mancata una parte della storia, a dire il vero, ma anche questo credo faccia parte della tecnica narrativa scelta dall’autore che, per far funzionare la scelta di dare comunque rilievo alla ricerca da parte di Mateu, nel portare i lettori indietro nel tempo dice e non dice, descrive e lascia immaginare, in modo da lasciare una certa aspettativa rispetto alla ricerca.

Ammetto di essermi anche incuriosita sulla vicenda storica della Roma e di essermi andata a documentare. O sono stata una studentessa distratta, o nessuno mi aveva mai parlato di questa cosa.

Un’ultima osservazione: copertina azzeccatissima, una volta tanto, pertinente con la storia. Non sempre è così.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Rafel Nadal


Rafel Nadal è nato a Girona nel 1954. Scrittore e giornalista di successo, ha vinto i premi letterari Josep Pla, Joaquim Amat-Piniella e Anglada. È noto per aver raccontato e dato vita alle storie delle famiglie contadine in Spagna e in Italia durante il fascismo. Il segreto dell’ultimo figlio, scritto dopo aver visitato il paese pugliese di Locorotondo, è il suo terzo romanzo e lo ha reso un autore di fama internazionale, ha già scalato le classifiche in Spagna ed è stato il romanzo catalano più tradotto nel 2015.

 

Acquista su Amazon.it: