Recensione di Cristina Bruno
Autore: Liana Pastorin
Editore: Buendia Books
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 64
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Racconti incantati e senza tempo come la Serenissima, sfaccettati e brillanti come una biglia blu, uno sguardo, un giro in giostra, un incontro, un ricordo… Come gli angoli nascosti, i lampi di vita e le ombre di infiniti mondi (im)possibili. Con la prefazione di Massimo Tallone.
Recensione
10 brevi e intensi racconti segnano l’esordio di Liana Pastorin in campo letterario. Venezia viene evocata nel titolo ma in realtà compare solo nel primo brano. La Venezia dei turisti, piazza San Marco, Rialto e poco altro, contrapposta alla città nascosta, lontana dalle zone di maggior frequentazione.
“Eppure basterebbe allontanarsi di poco per godere dei suoi silenzi, dei suoi luoghi più veri. Ma non ditelo ai turisti.”
Purtroppo la città dei silenzi che si manifestano improvvisi, girato l’angolo di una calle non esiste più. I turisti stanno invadendo, come un’onda di marea, tutte le arterie cittadine. Se una volta esistevano itinerari estranei al flusso turistico, oggi tutto è percorso e fruito in modo ossessivo e invasivo. Non solo i luoghi simbolo, oltremodo gremiti di folla, ma anche le callette strette e alternative sono ormai fuori della giurisdizione dei Veneziani. I “foresti” se ne sono lentamente e inesorabilmente impadroniti sfilacciando quel poco rimasto del tessuto umano e urbano dei residenti. Fine della divagazione…
Proseguendo con i racconti, l’autrice disegna un mondo onirico a metà il ricordo e l’immaginato. Se dovessi fare un paragone con il cinema penserei per un verso alla fantasia totale di Fellini, con i suoi salti logici non sempre ben definiti, e per un altro alla visione deformata che sconfina a volte nello splatter di Lynch.
Volti di donne emergono dalle nebbie della narrazione, tenaci come Libera, spente come Teodora, rassegnate come la ragazza sulla giostra e profili di uomini come il collezionista di carta da regalo o l’uomo che fugge dall’appuntamento, o il critico musicale ossessionato dal misterioso battistero e ancora adolescenti in gita sulla neve o a Venezia.
I personaggi sembrano fluttuare in una dimensione più mentale che reale e manifestano i loro sentimenti in modo estremo, senza mai mezze misure.
Amore, morte, desiderio sono rappresentati tramite il vissuto o il sognato dei diversi protagonisti e prendono la forma ora di una biglia blu, ora di una candelina consumata o di una giostra o di un chicco di caffè.
Le emozioni sono espresse da frammenti di pensieri, di monologhi interiori. Brevi frasi che riassumono i diversi aspetti dell’esistenza e temi che ricorrono come la gioia di vivere celata nelle promesse adolescenziali che si scontra con la realtà del vissuto quotidiano.
“Crediamo di vivere nello stesso tempo, ma non è quasi mai così, neppure se stiamo condividendo il medesimo spazio.”
Un libro da leggere lentamente in un pomeriggio piovoso assaporando le sue note di leggera malinconia.
A cura di Cristina Bruno
Liana Pastorin
Liana Pastorin: architetto e giornalista, si occupa di architettura, arte, design, ambiente. “Le mille e una Venezia” è il suo libro di esordio.
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