Recensione di Maria Sole Bramanti
Autore: Håkan Nesser
Traduzione: Carmen Giorgetti Cima
Editore Guanda
Pagine: 455
Genere: Gialli
Anno di pubblicazione: 2013
Caro il mio Nesser… per un attimo ho proprio creduto che questa volta mi avresti deluso.
Mi sbagliavo!
Ho fatto un po’ fatica, all’inizio, ad appassionarmi ad Ante Valdemar Ross e, soprattutto, ad Anna…e poi mi mancavano Barbarotti ed Eva; ma ad un certo punto … puff… sono entrata nel loop di questo viaggio attraverso l’Europa e attraverso le vite e i pensieri di questi personaggi…e non sono più riuscita a lasciarli andare… sono ancora qui con me, in effetti; tutti quanti: Gunnar ed Eva, in quella locanda tedesca; Anna, in quel letto d’ospedale; Ante, davanti a quel panorama (o, se vogliamo, in quel bosco, a 12 anni, con suo padre…perché è lì che lui è stato, per tutto questo tempo).
In questo romanzo, ancora più che negli altri che ho letto, Nesser si avvicina alla poetica di Simenon: un protagonista che viene descritto dagli altri come “un bicchiere d’acqua. D’acqua tiepida”, “un divano” e che invece riesce, con le sue azioni, a sorprendere tutti quelli che lo conoscono e, con i suoi pensieri, a farsi amare e comprendere da noi lettori.
Quell’uomo infinitamente solo, sulla soglia dei sessant’anni, prende coscienza che “la vita e le nostre possibilità sono illimitate” e, diversamente da quanto fa la maggior parte delle persone, coglie queste possibilità, si lascia andare: trova uno scopo e cerca di raggiungerlo con ogni mezzo. Non lascia che la sua vita “svanisca come orme sulla sabbia bagnata”. Intorno alla storia di Ante e Anna, anche le vite di Barbarotti e Eva Backman cambiano, scorrono, si evolvono; Nesser è bravissimo a dipanare lentamente il filo che lega noi lettori a questi personaggi; impossibile non leggere “la prossima puntata”, la curiosità è troppo forte….
Ciò che mi conquista ogni volta nei romanzi di questo autore è come ti trascina nelle vite dei suoi protagonisti, facendoti quasi dimenticare che stai leggendo un thriller e poi…zac…. ecco il colpo di scena, ecco che la tua attenzione si distoglie dalla psicologia, dalle riflessioni profonde e torna a rivolgersi agli eventi.
Non è forse questa una metafora della vita?
Un’altra cosa che mi colpisce molto è il modo realistico in cui Nesser ci descrive le indagini e gli interrogatori: la soluzione arriva sempre per una serie di circostanze fortuite, quasi casuali; i testimoni sono persone normali che raccontano ciò che hanno visto con molti dubbi, chiedendosi se è davvero andata così o è solo una loro ricostruzione mentale, un ricordo acquisito.
Poi ci sono tante altre piccole cose…credo che ognuno di noi possa trovare qualcosa di sé tra queste pagine; e di sicuro Nesser scrive talmente bene (ed è ben tradotto) che è facile, davvero facile, perdersi tra le sue parole.
Cosa ho imparato:
che ci sono tanti modi per arrivare al cuore delle persone e Nesser riesce a farlo con la semplicità delle sue storie, delle vite dei suoi personaggi; che sono ‘personaggi’ solo perché li leggiamo in un libro, ma, alla fine, sono persone più reali di quelle che abbiamo intorno ogni giorno.
La mia frase preferita:
“Certe volte mi rattristi così tanto che vorrei quasi chiudere gli occhi e morire. Lo capisci?”
Håkan Nesser
Håkan Nesser – (Kumla, 21 febbraio 1950) è uno scrittore svedese di romanzi polizieschi. Ha insegnato lettere in un liceo, ma dopo il successo ottenuto dai suoi primi romanzi si è dedicato interamente alla letteratura. Molti dei suoi gialli hanno come protagonista il commissario Van Veeteren che vive nell’immaginaria città di Maardam, ubicata in un paese del nord Europa, verosimilmente la Svezia anche se il gulden, la valuta locale, e alcuni nomi potrebbero far pensare ai Paesi Bassi. L’altra sua serie di successo vede come protagonista l’ispettore svedese di origini italiane Gunnar Barbarotti che lavora nell’immaginaria cittadina di Kymlinge, in Svezia. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue, tra cui l’italiano, e da alcuni di essi sono stati tratti film o serie televisive.
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