Prima del gelo




Recensione di Elena Spadafora


Autore: Henning Mankell

Editore: Mondadori

Pagine: 413

Genere: Thriller

Anno Pubblicazione: 2014

Prima del gelo è un libro di Henning Menkell del 2002 ed è il primo libro in cui alla storica figura del commissario Kurt Wallander viene affiancata la figlia, Linda.

Svezia. E’ la fine dell’estate del 2001 e Linda Wallander ha appena finito la scuola di specializzazione per diventare un’agente di polizia. Di lì a poco indosserà la divisa per la prima volta.

Negli stessi giorni la sua amica Anna scompare, dopo averle riferito di aver rivisto suo padre, scomparso ormai da più di vent’anni.
La vita della tranquilla cittadina in cui vivono i Wallander inizia allora ad essere scossa da tanti piccoli strani eventi: una chiamata anonima in cui si denuncia che qualcuno ha dato fuoco a dei cigni, un vitello bruciato vivo, una studiosa di antichi sentieri fra i boschi scomparsa nel nulla.
Linda Wallander è la prima fra tutti – compreso suo padre – a vedere una connessione fra questi eventi e sarà proprio la sua determinazione a far progredire le indagini.

Il thriller muove da una situazione esistenziale e personale: Linda Wallander è in un momento di passaggio. L’estate sta finendo, a breve arriverà settembre e con esso avrà inizio una nuova fase della sua vita. Una fase adulta.

Il passato di Linda, i contrasti col padre, vengono continuamente ripresi da Mankell che li incastona nel flusso della narrazione. Il lettore si trova davanti tanti piccoli bozzetti di quella che era la vita di prima di Linda Wallander ed è già proteso assieme a lei verso l’imminente nuovo inizio.

In questo senso, Linda Wallander è descritta come in bilico su uno strettissimo punto di passaggio: davanti a lei l’ignoto di tutto ciò che ha ancora da venire, dietro di lei il passato, le vecchie amicizie, i segreti e le ferite connesse a ciò che è stato.
Il passaggio di stagione diventa così emblema del cambiamento nella vita di Linda, prima dell’arrivo del gelo lei vestirà la divisa e sarà vita nuova.
Mankell si muove bene dal particolare al generale: dalla vicenda personale di Linda Wallander a quella più comunitaria di Anna e di tutti gli strani eventi che le girano intorno, per finire ad un livello ancora più generale e umano, in cui ci parla di fondamentalismo religioso.

E se tutti gli strani eventi che accadono hanno come matrice comune una setta religiosa, il suo capo e le sue estreme convinzioni, allora possiamo certamente affermare che questo è un thriller di ampissimo respiro che ci mostra la faccia più familiare del fondamentalismo, quella che più ci assomiglia e più ci appartiene.

Il libro si conclude l’undici settembre. I personaggi che abbiamo seguito sin dalle prime pagine guardano attoniti le notizie alla tv, guardano le Torri gemelle attaccate, distrutte.
La scelta di Mankell di inserire questo piccolissimo particolare proprio alla fine del suo libro è elegante e discreta, è come una sottilissima dedica nonché uno stimolo alla riflessione. Pare volerci dire che la religione e il fondamentalismo sono due cose distinte e che tutto ciò che vediamo negli altri e che ci spaventa, potremmo presto o tardi ritrovarlo in noi stessi.

Henning Mankell


Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).

 

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