Un’avventura del commissario Bordelli
Autore: Marco Vichi
Editore: Guanda
Genere: Noir
Pagine: 456
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Il commissario Bordelli è andato in pensione e la malinconia si fa sentire, nonostante la presenza sempre più stretta della bella Eleonora e le immancabili cene della Confraternita. Il giovane sessantenne fa lunghe passeggiate in collina, ripensa al passato, e a poco a poco si fa strada nella sua mente l’idea di risolvere l’unico caso della sua carriera rimasto insoluto: un ragazzo, figlio di un industriale fascista, ucciso nel 1947 con diverse coltellate… forse una vendetta? Era la sua prima indagine, e all’epoca non era riuscito a venirne a capo, anche perché molto presto era arrivato l’ordine di lasciar perdere, non era il clima giusto per rovistare nelle tragedie della guerra, l’Italia aveva bisogno di pace e di serenità. Ma adesso, dopo ventitré anni, può provare a risolverlo, anche se non ufficialmente. Nel frattempo cerca di dare una mano a Piras, diventato vice commissario, e finisce per ritrovarsi alle prese con due crimini odiosi che reclamano giustizia, una giustizia che forse andrà cercata al di fuori delle regole…
Recensione di Luisa Ferrero
Firenze, 11 aprile 1970. Dopo ventitré anni di onorata carriera, l’ex commissario Franco Bordelli ora questore vicario è in pensione.
“E adesso?” si domandava al termine dell’avventura precedente. La risposta la troviamo fin dalla prima pagina di Non tutto è perduto: una vita da reinventare, decidere come far passare il tempo.
“… non essere più un commissario capo in servizio, bensì un questore vicario in pensione, cambiava la sua visione del mondo. Il viale gli sembrava una strada che conduceva verso l’ignoto, il Maggiolino somigliava al Nautilus di Verne, la casa dove era diretto era un castello sconosciuto, e il suo ufficio con l’affresco dell’Annunciazione un ricordo lontanissimo.”
Ma chi è Franco Bordelli?
Un uomo malinconico, riflessivo, che ama la cucina contadina e non disdegna un buon bicchiere di vino dei Balzini o un vin santo d’annata. Odia le ingiustizie e ha un suo personale codice etico che a volte entra in conflitto con la Giustizia istituzionale. Vive le amicizie in modo viscerale: quella con il suo orso bianco Blisk che finge di essere un cane, con il teschio Geremia che gli rammenta le miserie umane, con il gruppo della Confraternita con cui si riunisce per cenare e raccontar storie vere o di fantasia.
Il suo più grande passatempo è percorrere le praterie dei ricordi e spesso, in sogno e non solo, rivede tutti coloro che ha incontrato nel suo percorso di vita e anche se ora sono morti, come l’adorata mamma, lui ci parla. Ci parla sempre.
Per non sentirsi “Come un torsolo di mela in un piatto, in attesa di finire nella pattumiera”, il nostro ex decide di investigare ancora e lo farà sia tentando di risolvere l’unico caso insoluto della sua carriera (quello del figlio di un industriale fascista ucciso ventitré anni prima), sia dando una mano all’amico sardo Piras diventato vice commissario.
In tutti i romanzi della serie, la musica la fa da padrona perché Bordelli ha bisogno di Schubert, Bach e Mendelssohn per i momenti di riflessione interiore e di musica leggera per divertirsi o commuoversi per le piccole cose di vita quotidiana. In quest’ultima avventura, ogni tanto, mette sul giradischi anche l’ultimo regalo della sua amica ed ex prostituta Rosa: i Rolling Stones perché la loro musica scatenata e irriverente risveglia in lui il coraggio di vivere la propria libertà.
Oltre al nostro commissario, Vichi ci regala comprimari indimenticabili come il cuoco Totò dalle coniugazioni libere, il custode Mugnai sempre alle prese con un cruciverba del Bartezzaghi e che si lagna in continuazione quando Bordelli gli dà la soluzione, l’archivista Porcinai pronto a fare l’impossibile per aiutare l’amico e tanti, tanti altri…
La narrazione ricca di descrizioni certosine e di metafore poetiche mi porta a paragonare i romanzi di Vichi ai quadri di Cézanne che riusciva con un paesaggio semplice, un vaso senza fiori, qualche mela a suscitare in modo del tutto incomprensibile e misterioso sentimenti universali e assoluti.
Marco Vichi utilizza Bordelli per parlare di sé, delle sue passioni e del suo modo di concepire la vita. Per coinvolgerci crea un’indagine, ma ben presto ci porta su altre piste, ci racconta la storia nella storia. E così… ci incanta, ci ammalia e ci emoziona.
In conclusione, in Non tutto è perduto ancor più che nei romanzi precedenti, il bravo scrittore fiorentino racconta l’amore della sua vita: scrivere storie.
Marco Vichi
nasce nel 1957 a Firenze e vive nel Chianti. È autore di racconti, testi teatrali e romanzi. Per Guanda ha pubblicato la sua serie più fortunata, quella del commissario Bordelli: Il commissario Bordelli (2002), Una brutta faccenda (2003), Il nuovo venuto (2004), Morte a Firenze (2009, Premio Scerbanenco – La Stampa 2009 per il miglior romanzo noir italiano), La forza del destino (2011), Fantasmi del passato (2014), Nel più bel sogno (2017), L’anno dei misteri (2019), Un caso maledetto (2020), Ragazze smarrite (2021), Non tutto è perduto (2022).
A cura di Luisa Ferrero
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