In una notte buia




 uscii dalla mia casa silenziosa


Autore: Peter Handke

Editore: Guanda

Traduzione: Rolando Zorzi

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 224

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. C’è un viaggio al centro di questo romanzo di Peter Handke. Un viaggio messo in moto da un’esperienza misteriosa – forse reale, forse immaginata: un «colpo» non ben definito ricevuto in un bosco dal «farmacista di Taxham», un uomo d’altri tempi, ancora legato alla preparazione di medicamenti artigianali e profondo conoscitore dei funghi. Questo singolare accadimento innesca una vicenda che è radicata nel mondo contemporaneo e allo stesso tempo si proietta fuori da ogni logica e da ogni schema. Seguendo le tracce del protagonista e del suo vagabondare tra città e steppe alla ricerca di una figlia e di una identità perdute, Handke racconta un’altra storia originale e necessaria; raccontando si confronta con la realtà, e porta il lettore con sé, restituendo vita alle cose e misurandosi con gli enigmi dell’esistenza e con gli innumerevoli sentieri che la compongono.

 Recensione di Agnese Manzo


Un romanzo che appassionerà gli amanti delle situazioni oniriche e delle atmosfere rarefatte, che tra disgressioni di tempo e di spazio, ricordi di emozioni e momenti diversi, riusciranno a veder affiorare la poesia, il mistero, lo smarrimento che accompagna la quotidianità. 

Nostalgie e malinconia sono un sottinteso, a malapena percepite dai protagonisti, che sembrano non avere tempo o interesse da dedicare alle  proprie emozioni, presi come sono dal compimento della missione – anch’essa  poco chiara – che li ha spinti a intraprendere il viaggio che rappresenta il fulcro di questa storia. 

In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa è dunque innanzitutto il racconto di un viaggio,  viaggio interiore e simbolico, viaggio all’interno dell’uomo e dei suoi rimpianti, ma anche viaggio vero e proprio alla ricerca di una figlia perduta, mai conosciuta, forse – addirittura? – mai esistita. 

La narrazione scorre come in sogno, non è mai chiaro cosa sia reale e cosa frutto dell’immaginazione, sin dall’evento iniziale che risulta determinante per l’avvio dell’azione: un colpo ricevuto dal protagonista, il farmacista di Taxham.

Che sia un colpo reale o metaforico non viene precisato, ma la sua conseguenza sarà l’inizio di questo percorso nebuloso, confuso, ma meno di quanto si possa immaginare: il protagonista – il farmacista di Taxham – ha una storia, passioni, rimpianti.
Una moglie e dei figli. E per gran parte del viaggio avrà dei compagni: un ex campione olimpico e un poeta. Avrà anche un’antagonista,  una donna misteriosa che forse è simbolo di forze che combattono all’interno dell’animo di quest’uomo silenzioso, reso muto per gran parte del suo viaggio. E, infine, avrà uno scopo da perseguire, che lui stesso deve ancora comprendere. Come in alcune opere di Pirandello, tutto ciò che accade può essere vero, ma anche solo finzione, illusione, inganno.

A tratti sembra che l’autore si diverta a rendere ermetico il più possibile il suo linguaggio, si direbbe voglia sfidare  il lettore ad andare avanti. Ma se si riesce a trovare una sintonia con l’insolito ritmo di questo scritto, si avrà l’impressione di camminare al fianco del protagonista in questa interminabile passeggiata che spesso appare priva di senso, talvolta una disperata ricerca di un senso che non c’è, e quasi sempre una metafora della vita così come diventa quando si avvicina la stagione dei bilanci.  

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Peter Handke


scrittore austriaco (n. Griffen, Carinzia, 1942). Considerato tra i più importanti autori contemporanei, è noto per vari e provocatori successi teatrali (Publikums-beschimpfung, 1966; Kaspar, 1968) e per alcuni romanzi (Der kurze Brief zum langen Abschied, 1972; Wunschloses Unglück, 1972; Die linkshändige Frau, 1976), opere che hanno caratterizzato sia il clima fenomenologico del nouveau roman della neoavanguardia europea, sia quella sorta di minimalistica estenuazione psicologica tipica della crisi dello sperimentalismo di fine Novecento. Nel 2019 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura “per un lavoro influente che con ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana”.