La mantide




 Una nuova indagine dell’avvocato Ligas


Autore: Gianluca Ferraris

Editore: Piemme

Genere: Legal thriller

Pagine: 283

Anno di pubblicazione: Giugno 2022 

Sinossi. Quando il suo telefono squilla di primo mattino, interrompendo l’immancabile lettura della Settimana Enigmistica e lo yogurt post sbronza della sera precedente, Lorenzo Ligas sa che non possono essere buone notizie. In fondo è, o meglio era, uno degli avvocati penalisti più quotati di Milano. Vanessa Fagnani, bellissima e terribile manager finanziaria, gli occhi bicolore e il viso duro di chi non è avvezzo al sorriso, ha bisogno di aiuto: il suo ultimo Tinder date è stato trovato accoltellato a pochi minuti dalla fine del loro appuntamento e, come l’avvocato sa perfettamente, la donna è la persona perfetta per gli inquirenti da indagare e gettare in pasto alla stampa. Ligas ammette che c’è qualcosa di sprezzante in lei, qualcosa di nascosto e torbido, ma vuole crederle, anche perché ne rimane completamente ammaliato. Inizia così un’indagine personale. Ed è scavando nei luoghi dimenticati dalla polizia che trova un’altra pista, un nuovo colpevole. C’è solo un particolare: nel passato di Vanessa sembrano celarsi diversi segreti, di cui non vuole parlare. Ligas inizia a scorgere indizi di una possibile colpevolezza.


La mantide

A cura di Antonella Bagorda


 Recensione di Antonella Bagorda

Non sono solita fare premesse prima di iniziare a scrivere una recensione. Di solito vado subito al sodo perché non amo perdermi in labirinti di parole che possono voler dire tutto e niente. Questa volta, però, è una storia molto diversa dalle solite. Questa è una delle recensioni più difficili che io abbia mai scritto e probabilmente che scriverò mai.

Un anno fa leggo e recensisco per Thrillernord “Perdenti”, un legal thriller di Gianluca Ferraris che vede l’esordio letterario dell’avvocato Lorenzo Ligas, un protagonista come tanti, un personaggio come tanti, dalla vita in bilico come tante altre. Ma la penna che ha creato questo personaggio, quella di Ferraris appunto, è riuscita a spiccare tra mille altre. Nella recensione dell’anno scorso, e poi in una piacevole e appassionata intervista con l’autore, ho ringraziato Gianluca perché il suo romanzo, il suo gran bel romanzo, era finalmente riuscito a farmi venir fuori da un periodo in cui non riuscivo più a leggere libri. Li trovavo tutti uguali, tutti monotoni, tutti privi di scintille. Poi è arrivato lui col suo avvocato Ligas e ho ritrovato fiducia nel mio genere letterario preferito. E non smetterò mai di ringraziarlo per questo.

Qualche mese fa è arrivata la notizia della sua scomparsa prematura che mi ha colpito come si trattasse della morte di un amico caro. Perché in lui avevo trovato un nuovo riferimento, e aspettavo con trepidazione il sequel di “Perdenti”.

Quando qualche settimana fa ho letto nella lista delle nuove uscite editoriali il suo nome, ho titubato parecchio prima di sceglierlo. Perché sapevo che il romanzo era stato completato da altre mani, che era stato ritoccato con idee che non erano le sue, che altre teste avevano dato a questo romanzo la forma definitiva.

Ho scelto comunque di leggerlo e recensirlo, per un saluto definitivo sia a Gianluca che ai suoi protagonisti.

E ora, dopo questa premessa che speravo fosse più breve, passiamo al sodo.

Sarò schietta, sincera e trasparente, come al solito. Chi ha letto la prima avventura dell’avvocato Ligas non potrà non notare che questo romanzo è in tutto e per tutto più calante del primo. La struttura dei capitoli è molto diversa da quella del precedente romanzo e l’ironia e il cinismo sono meno presenti, per questi e altri motivi si deve tentare un approccio alla lettura privo di sentimentalismi.

Ritroviamo Ligas con la sua solita vita disastrata e bagnata dall’immancabile bottiglia che gli fa da carburante. Il solito matrimonio fallito con una donna che rispetta e che a suo modo lo rispetta, una figlia che ama alla follia e che lo ama alla follia, i due soci dello studio legale che continuano a tenerlo con un piede dentro e uno molto fuori dalla società e il solito vizietto che lo porta a cedere con nessuno sforzo al fascino femminile. Insomma, il caro vecchio Ligas che trasmette al lettore una serie di sentimenti contrastanti che vanno dalla tenerezza, alla stima profonda, fino alla pena più nera. Ritroviamo accanto a lui anche l’immancabile Daniela, la sua fedelissima hacker a cui i dettagli di niente e nessuno riescono a sfuggire.

Anche in questo romanzo ci immergiamo in un caso che pare già chiuso in partenza ma che Ligas accetterà comunque, testardo come un mulo e sempre annaspante nella necessità di dimostrare a tutti quanto vale, incluso a se stesso. A causa di questa scelta si ritroverà come al solito in svariati guai e cederà, senza fare troppe resistenze, ai già noti vizietti.

Nella pratica. Abbiamo due uomini ammazzati in modo violento, nello stesso identico modo, e una donna che è l’ultima ad averli visti vivi e a essere stata con loro in un arco temporale che, purtroppo per lei, include anche il momento dell’uccisione. Unica indiziata; unica potenziale colpevole; tutto contro di lei; un’indagine che qualunque pubblico ministero vorrebbe ritrovarsi tra le mani tanto pare semplice da risolvere. E ai piani alti c’è parecchio interesse a chiudere il caso il prima possibile. Ma la donna decide di assumere Ligas come suo difensore. E il caso, dunque, non si chiuderà così in fretta come molti pensavano…

Come dicevo in apertura, per tutto il romanzo mi è mancata la scintilla del Ferraris di “Perdenti”. Mi sono mancate le citazioni delle sue fiction crime preferite e la sua ossessione per gli aneddoti della settimana enigmistica – tutto presente anche qui ma in una maniera quasi forzata e poco brillante, poco calzante, poco geniale. Insomma, partendo dal presupposto che Ferraris era quello del romanzo precedente, in questo romanzo mi è mancato proprio Ferraris.

Ma forse sto continuando a farmi trascinare dai sentimentalismi e a cercare con la lente di ingrandimento i difetti di un romanzo che invece è carico di lati positivi. Perché stiamo comunque parlando di un validissimo legal thriller, di un protagonista che continua a funzionare anche se con un tono un po’ diverso da quello con cui lo abbiamo conosciuto, di una storia che regge il ritmo dalla prima all’ultima pagina e di un finale aperto – seppur in cuor nostro sappiamo quanto in realtà sia chiuso – ma che commuove e lascia un gran bel ricordo di un grandissimo scrittore che se n’è andato giovanissimo e carico di progetti che spero abbia lasciato sparsi qua e là in una cartella abbandonata sul desktop del suo pc. O magari in qualche quaderno pieno di appunti presi a penna, vecchia maniera.

Io me lo auguro. E mi auguro che ci sia un altro Franco Vanni, autore e caro amico di Ferraris a cui dobbiamo la possibilità di leggere questo romanzo, che possa rimettere insieme i pezzi di altre storie per farci leggere ancora il nome di Gianluca su qualche altra copertina.

Forse avrò dimenticato di analizzare qualche dettaglio importante, forse non avrò dato abbastanza informazioni sul romanzo, forse questa recensione avrei anche potuto evitare di scriverla… Ma ci tenevo a salutare uno scrittore che mi resterà nel cuore e che, a sua insaputa, mi ha dato davvero tanto.

Questa volta niente domanda di rito. Tanto si è già capito che, per gli appassionati del genere, non leggere Ferraris è solo una grandissima perdita.

Buona lettura a voi e un saluto a Gianluca. Ovunque si trovi in questo momento, spero gli diano la possibilità di continuare a raccontare le sue storie.

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Gianluca Ferraris


Gianluca Ferraris è nato a Genova, il 29 novembre 1976. È stato un giornalista e scrittore italiano. Nel 2001 ha iniziato a collaborare con Panorama. Nel 2002, dopo la laurea in Scienze politiche, si trasferisce a Milano dove consegue un master in giornalismo e inizia a collaborare con altre riviste, “Chi” ed “Economy”, e per la televisione, “Quarto Grado” su Rete 4. Alcuni dei suoi servizi più importanti riguardano le tematiche del calcio scommesse, delle infiltrazioni criminali nel mondo dell’azzardo, di terrorismo e dell’inchiesta Monte dei Paschi. Nel 2010, con l’inchiesta di copertina «Ladri di speranza», pubblicata da “Panorama”, ha vinto con Ilaria Molinari il premio giornalistico europeo sulla salute e i diritti del malato, assegnato dalla Commissione Ue. Ha pubblicato 4 romanzi e 3 saggi, di questi sei libri il più apprezzato è “Pallone Criminale” (Ponte alle Grazie), uscito nel 2012 e scritto a quattro mani con Simone Di Meo, che ha ricevuto la menzione speciale della giuria del premio letterario «Antonio Ghirelli» della Federcalcio. Dal 2014 ha pubblicato esclusivamente narrativa: oltre ai romanzi del ciclo di Gabriele Sarfatti editi dalla collana Calibro9 di Novecento Editore, suoi racconti gialli e noir sono comparsi in diverse antologie.