Baci all’inferno
di Ariana Harwicz
Ponte alle Grazie, 2022
Giulia Zavagna, Marta Rota Núñez (Traduttrici
Romanzo, pag.208
Sinossi. L’oggetto che vi trovate tra le mani non è un semplice romanzo: è un’esperienza di lettura tra le più perturbanti che possiate fare oggi. Ma andiamo per ordine: Baci all’inferno comprende due romanzi brevi, La debole di mente e Precoce, legati tra loro dal tema della relazione fra madre e figli. Nel primo, l’autrice ci conduce nei meandri di un rapporto quasi animale tra una madre e una figlia. Nel flusso di coscienza che riprende una forte tradizione europea femminile (da Virginia Woolf a Nathalie Sarraute) si innesta però con violenza una vena grottesca che richiama tanta grande letteratura latino-americana. Narrato in brevi scene, La debole di mente è costellato di emozioni estreme e corpi violati, da un’infanzia fragile a un finale tanto straordinario quanto imprevedibile. Al centro di Precoce è stavolta il rapporto tra madre e figlio: entrambi diseredati, nuovi poveri europei, la loro vita in comune è un rovesciamento totale dei ruoli familiari classici, che mette in questione il significato stesso e i presunti doveri della maternità. In uno stile disincarnato, spoglio di ogni ornamento e convulso come la vita stessa, Precoce ci racconta di come a volte l’inferno in cui viviamo sia causato dall’eccesso di amore.
Baci all’inferno
A cura di Ilaria Bagnati
Recensione di Ilaria Bagnati
Se Ammazzati amore mio, precedente romanzo dell’autrice, è un pugno allo stomaco, Baci all’inferno è una lettura di ancora più difficile digeribilità.
Il libro è suddiviso in due brevi romanzi: La debole di mente e Precoce, due romanzi diversi ma simili nella tematica centrale, il rapporto madre-figlio.
In La debole di mente assistiamo alle dinamiche del rapporto disfunzionale tra una madre e una figlia. Le due hanno un rapporto simbiotico, malato, caratterizzato da umiliazioni e maltrattamenti. La ragazza ha una relazione con un uomo sposato che sta per diventare padre, è dipendente da lui, ne è ossessionata.
In Precoce protagonisti sono una madre e il figlio, la storia è raccontata dalla donna che parla del suo ruolo di madre, delle difficoltà del prendersi cura del figlio. Il ragazzo salta spesso la scuola e i due vivono nell’indigenza, attirando così l’attenzione dei servizi sociali.
In entrambi i racconti siamo in presenza di rapporti madre-figlio/a difficili, malati in cui i figli diventano genitori dei loro stessi genitori, tentano, con i loro poveri mezzi, di prendersi cura di loro.
La narrazione è in prima persona, sviluppata secondo la tecnica del flusso di coscienza. Non è sempre facile riuscire a seguire il filo del discorso, a volte ho faticato a capire di cosa stessero parlando i personaggi. La Harwicz non usa mezzi termini, utilizza un linguaggio diretto, crudo, che non fa sconti a nessuno.
Baci all’inferno non è un libro per tutti, non per chi non ama un linguaggio volgare e personaggi scomodi con cui non si empatizza di certo. E’ un libro adatto a chi non si scompone facilmente, a chi riesce a guardare in faccia la realtà, anche quella più cruda e feroce.
Ariana Harwicz
Ariana Harwicz (Buenos Aires, 1977) è scrittrice, sceneggiatrice e documentarista. Dopo gli studi a Parigi si è trasferita definitivamente in Francia. Ammazzati amore mio (2012, candidato al Booker Prize), il suo primo romanzo, è tradotto con grande successo in oltre dieci lingue. Ponte alle Grazie ha anche pubblicato Baci all’inferno (2022), la raccolta dei due romanzi brevi che completano la sua Trilogia della passione.
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