Il giardino dei cedri
di Massimo Tedeschi
La nave di Teseo 2022
Giallo, pag.208
Sinossi. Lago di Garda, agosto 1939. Nella lussuosa villa del conte Arturo Bustoni giacciono due cadaveri, uccisi a colpi di arma da fuoco. I corpi sono quelli di Marguerite Guerin Bustoni, giovane moglie francese del conte, e Ottorino Gandini, pescatore della zona. I due sono discinti. Lei impugna una pistola. Tutto fa pensare a un amore clandestino finito nel sangue. Il caso è chiuso. Il conte, reduce invalido dalla campagna di Abissinia, è interessato a mettere sotto silenzio lo scandalo nel più breve tempo possibile in modo che il delitto non infanghi il buon nome di famiglia. Nel frattempo un misterioso rabbino tedesco di nome Lev Beniacar si presenta in commissariato per denunciare il diniego da parte del conte Bustoni e di altri proprietari terrieri della zona – in ottemperanza alle leggi razziali approvate l’anno prima – di vendergli dei cedri fondamentali per la festa di Sukkot…
Il fiuto del commissario Italico Sartori, detto Italo, saprà ricomporre i pezzi di questo nuovo, inquietante puzzle.
Il giardino dei cedri
A cura di Edoardo Guerrini
Recensione di Edoardo Guerrini
Un romanzo ambientato in un anno molto particolare: il 1939, XVII dell’Era Fascista. Il Commissario Sartori è il protagonista di questa serie di Massimo Tedeschi che a onor del vero non conoscevo, ed è il primo che mi capita di leggere.
Ebbene, me lo sono goduto tutto. In primis, per la cura relativa all’ambientazione storica e al relativo linguaggio: il lessico adottato include termini più che appropriati, che ti fanno ritrovare nell’epoca. I luoghi, che l’autore evidentemente ben conosce: i paesaggi che circondano il lago Benàco, ovvero di Garda: verde, boschi, vigneti, limonaie, che assumono un ruolo fondamentale nella storia.
Fin dalle prime pagine, in cui il commissario, una bracciata dietro l’altra, rientra a nuoto alla spiaggetta da cui era partito, dopo uno dei molteplici e intensi incontri amorosi con la bellissima vedova Anna Arquati, proprietaria di una ricca villa sulle sponde del lago, ci si ambienta immediatamente in un panorama splendido, dove i piccoli centri immersi nella natura, Salò dove ha sede il Commissariato, Gardone Riviera con il suo Grand Hotel dove è nata la storia amorosa, Gargnano, Bogliaco dove si trova la villa del Conte Bustoni ove avviene il delitto, tutti questi paesini pare di vederli mentre il commissario ci si sposta con la sua auto di servizio.
E poi, mi è piaciuto molto il carattere del protagonista; Italico Sartori, detto Italo, a dispetto del nome è tutt’altro che un fedelissimo del regime. Naviga circospetto tra le varie autorità superiori: prefetto, questore, federale del partito, tenendo sottotraccia la sua avversione e il suo disprezzo per le forme più estreme dell’ideologia fascista.
Anzi, a volte neppure riesce a trattenersi: come quando prende a sfogliare Il secondo libro del fascista, manualetto per le piccole italiane che la nipote della sua padrona di casa, Luciana, aveva lasciato in giro.
Lì, a pagina quarantadue, sobbalza leggendo una frase:
“Noi fascisti riconosciamo l’esistenza delle razze e la loro gerarchia.”
E peggio ancora a pagina cinquantasette:
“La vasta e subdola opera di corruzione svolta tenacemente dagli ebrei, con tutti i mezzi, nella vita politica, sociale, economica, nei campi dell’arte della letteratura, della scienza, rappresentano un pericolo per il domani dell’Italia. Le leggi fasciste riguardanti gli ebrei sono state emanate per eliminare questo pericolo e per ricondurre il popolo italiano alla sua completa purezza fisiologica e spirituale.” “Ma davvero insegnano a degli adolescenti queste schifezze?”
si chiede il commissario; dopodiché prende un temperino, e taglia abilmente le due pagine censurando la parte più razzista del libretto. Il che causerà un mezzo cataclisma, quando la ragazzina prenderà una strigliata ai pomeriggi fascisti rivelandosi impreparata su quella materia, e dopo che si era scoperto che il suo manualetto era stato privato di quelle due pagine, i due genitori vengono convocati alla sede del partito per un chiarimento; fortunatamente il papà, capo manipolo, era esente da sospetti, ma ciò non toglie che restasse appuntata una noterella sul fatto su suo conto negli archivi dell’Ovra.
E le idee del commissario Sartori sono importanti nel guidarlo in un’indagine complicata che coinvolge una famiglia di grande spicco. La contessa Marguerite Bustoni, consorte dell’omonimo conte, eroe invalido di guerra, tornato paralitico e impotente dall’Etiopia dove si era distinto per l’efficienza con cui radeva al suolo i villaggi dei ribelli, donne e bambini inclusi, viene trovata morta, pistola in mano e colpo sparato a bruciapelo, semisvestita; di fronte a lei un pescatore della zona, Rino Gandini, ucciso da un colpo sparato dalla stessa arma, è rimasto steso bocconi con i calzoni calati. Tutto fa pensare a una storia scandalosa di amanti finita male, e vista la notorietà del marito, è opportuno chiudere al più presto l’indagine, che in tutta apparenza non ha più nulla da fare, in quanto la suicida/omicida non sarebbe più perseguibile essendo defunta.
Ma Sartori non è convinto, qualcosa non gli quadra: certe testimonianze, tra cui quella di un ebreo tedesco, il rabbino Lev Beniacar, che aveva rapporti commerciali con la contessa legati a certi cedri prodotti dalle limonaie del conte, a lei cointestate, e poi il referto del medico legale.
Così Sartori, insoddisfatto, prende a girare sulle rive del lago per sentire tutti i possibili testimoni. Curiosamente, nell’indagare a caso e con poche speranze, il commissario si ritrova a sbattere su una storia che ben conosce: forse l’elemento più interessante e dirimente di questo romanzo, un “gioco” metaletterario: un manoscritto proibito, L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence, di cui si conserva una copia clandestina nella biblioteca del paese. In effetti Lawrence era stato sul Garda, a Villa di Gragnano, nel 1912 insieme alla sua amante, una Von Richtofen.
E il commissario quel manoscritto lo conosce bene, avendolo letto da ragazzo. È così che, andando sulle tracce dei luoghi frequentati dallo scrittore inglese e di chi lo aveva ospitato, Sartori trova infine la traccia giusta per risolvere il caso.
Insomma, questo mio primo incontro con la penna di Massimo Tedeschi è stato per me ampiamente soddisfacente: ho visto l’abilità nella composizione di una trama gialla ben costruita, efficace e avvincente, ma soprattutto la capacità di inserire nel testo messaggi inequivocabili e di portare il lettore in una storia dove un momento topico, alle soglie dell’annuncio dell’invasione hitleriana della Polonia che aprirà il secondo conflitto mondiale, viene vissuto con tutto l’approfondimento e la tensione del caso.
Acquista su Amazon.it:
Massimo Tedeschi
giornalista, è stato inviato del quotidiano “Bresciaoggi”. Come caporedattore del “Corriere della Sera” ha fondato e diretto il dorso bresciano del quotidiano di via Solferino. Ha collaborato con diverse testate nazionali e locali, è autore di libri di storia politica, economica, sociale e culturale. Nel 2016 ha creato la figura del commissario Sartori cui ha dedicato Carta Rossa (2016), L’ultimo record (2017), Villa romana con delitto (2018). Per La nave di Teseo nel 2019 è uscito La maledizione del numero 55, ancora con il commissario Sartori in veste di protagonista.