VICOLO SANT’ANDREA 9
di Manuela Faccon
Feltrinelli 2023
Narrativa italiana di ambientazione storica, pag.288
Sinossi. Padova, anni Cinquanta. Teresa lavora come portinaia in un palazzo del centro. Dietro un aspetto dimesso e in apparenza insignificante, nasconde un bruciante segreto. Nel dicembre del 1943, quando aveva sedici anni, di ritorno da un incontro sotto i portici di piazza delle Erbe con il garzone di cui è innamorata, assiste all’arresto della famiglia ebrea per cui lavora e da cui è stata istruita e educata alla lettura. Un attimo prima di essere portata via dai soldati, la padrona le affida il suo ultimo nato: Amos, due enormi occhi scuri e una voglia di fragola sulla nuca. Qualcuno però fa la spia, Teresa viene separata a forza dal bambino e per punizione rinchiusa in manicomio. Anni dopo, continua a pensare a quel bambino. Sarà ancora vivo? Che tipo di persona sarà diventato? E fino a che punto dovrà arrivare, lei, per tener fede alla parola data? Presta servizio in casa delle ricche signorine Pozzo, così diverse dall’amorevole signora Levi o dalla famiglia numerosa in cui è cresciuta in campagna, e intanto cerca Amos. Finché un nuovo colpo del destino le offre l’occasione tanto attesa: c’è un impegno da onorare, una verità da consegnare prima che il portoncino di vicolo Sant’Andrea 9 si spalanchi per l’ultima volta e lei sia finalmente libera di ricominciare. Prendendo spunto da vicende storiche e da ricordi d’infanzia, Manuela Faccon costruisce il ritratto di una donna unica e, al tempo stesso, come tante, fragile dentro, ma forte fuori, per gli altri. Un romanzo intimo e intenso sulla dignità al femminile, sui sacrifici che comporta la lealtà, verso il prossimo e verso sé stessi. Una voce potente, nuova, ma con una musicalità antica. La portinaia di vicolo Sant’Andrea 9 nasconde un segreto. Ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare.
Vicolo Sant’Andrea 9
A cura di Loredana Gasparri
Recensione di Loredana Gasparri
L’ho letto in una sola giornata. Una volta conosciuta Teresa, non potevo metterla da parte perché era arrivata l’ora di preparare la cena, o dovevo rispondere al telefono. Quel segreto pesantissimo che si è trascinata dai 16 anni in avanti, rischiando la vita e sacrificando tutto quello che era e aveva, stava tormentando anche me. Dovevo sapere che cosa ne avrebbe fatto.
Tra le mille opzioni, ci sarebbe stata anche quella di portarselo nella tomba. Che cos’ha fatto Teresa? Lo leggerete nel libro, non temete. Lì troverete tutto.
Ora voglio dirvi perché dovete leggere questo libro. Ogni parola, dritto fino alla postfazione dell’autrice, in cui scoprirete le radici reali di Teresa, che sono all’altezza della finzione narrativa.
Quando la incontriamo, è una ragazza giovanissima di 16 anni, con tanta forza e voglia di lavorare, creare la propria vita, pur in una Padova del 1943, dove scarseggia il cibo e abbonda la paura, l’incertezza e l’angoscia della guerra. Lei, però, mantiene la testa lucida per fare il proprio dovere di domestica in casa di ebrei facoltosi, e la voglia di sognare e di romanticismo delle ragazze della sua età.
Un brutto giorno di dicembre, però, tutto questo si schianta con il fragore di una pallonata sparata in una finestra chiusa. Nelle rastrellate fasciste cade anche la famiglia ebrea per cui lavora, ma prima di sparire, riesce ad affidare a Teresa un neonato di pochi mesi, Amos, con la promessa di occuparsene. Quegli eventi, quel vincolo creato dalle parole di una madre terrorizzata, stravolgeranno in modo permanente la vita della ragazza.
Per onorare la promessa, si troverà immersa in un incubo talmente orribile da rischiare di farle perdere la ragione. Riuscirà ad uscirne grazie alla luce buona di una persona amica, in mezzo ad una schiera di spie e di uomini meschini, d’indole malvagia e codarda, che ritengono di dimostrare la propria virilità torturando fisicamente e spiritualmente donne spaventate e bambini. Che portino una divisa nera o il camice bianco di un medico presuntuoso, gli uomini che circondano Teresa sono torturatori, la cui abiezione ha una radice sola: un inenarrabile, inconfessabile e irreversibile terrore delle donne.
Questo non significa che queste ultime siano tutte angeli e povere vittime. Tutt’altro. Teresa proverà sulla propria pelle l’ipocrisia urticante delle sue nuove datrici di lavoro, che la considerano una specie di opera di carità cui si sono prestate dall’alto della propria superiorità morale… totalmente presunta, naturalmente.
Ma neanche questo la spezza.
Teresa, in realtà, non si spezza mai. Passa momenti orribili, in cui dubita di poter mai tornare a vivere in modo normale. Si vede rifiutata, segnata a dito e oggetto di malignità perché è stata rinchiusa in manicomio. Sopportata a stento senza alcun motivo reale perché sia oggetto di tale comportamento, dato che è una persona volenterosa, con un forte senso del dovere che la porta a svolgere sempre i propri compiti. Eppure, sembra sempre il bersaglio della cattiveria e dell’ignoranza altrui.
Finché il bersaglio non si trasforma in freccia.
Quando comincia a pensare che quel segreto che ha onorato così a lungo le è costato davvero troppo, afferra il coraggio e cambia atteggiamento. È arrivato il momento di riprendere a creare la propria vita da dov’era stata costretta a mollarla, e compie un paio di azioni che, come per magia, risolvono una serie di situazioni bloccate, e il pesantissimo segreto trova una sua collocazione.
Se state attraversando un momento di stasi, oppure uno in cui il mondo intero sembra divertirsi a prendervi a sassate, andate a conoscere Teresa e la sua storia.
Vi potrà sembrare quella di una vittima, ma non fate questo errore di valutazione. Sotto tutta l’angoscia e il dolore, lei non lo è mai, nemmeno per un momento. Non è una supereroina dei film americani che, con un gesto, distrugge edifici e rocce, senza scomporsi il ciuffo piastrato. È una donna fortissima che ha valori semplici e fortissimi, che trova dentro di sé.
Ed è lì che dobbiamo andare ogni volta che qualcuno ci prende a sassate. Ed è lì che Teresa mi indica dove andare, e per questo le sarò sempre grata e la ricorderò come una persona-personaggio che mi ha mostrato come vivere in un momento pesante.
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Manuela Faccon
Manuela Faccon è nata a Padova nel 1968 e vive a Este. Laureata in Lingue e letterature straniere moderne e dottore di ricerca in Filologia e letteratura, è studiosa di codici manoscritti e appassionata di Storia. Ha pubblicato due libri e vari articoli sulle traduzioni di racconti esemplari e di testi medievali in area iberica. Insegna Lingua e cultura spagnola. Ama da sempre la danza e le piace viaggiare per l’Europa alla guida della propria auto, scoprendo strade e paesaggi sempre nuovi. Vicolo Sant’Andrea 9, ispirato a vicende familiari e frutto di un lungo lavoro di ricerca, è il suo romanzo d’esordio.