Superfake




 SUPERFAKE

di Kirstin Chen

Neri Pozza 2023

Roberta Scarabelli (Traduttore)

Mistery, pag.256

Sinossi. Superfake è un romanzo sulla contraffazione delle forme di vita e dei beni celebrati nella nostra epoca, contraffazione svelata da due giovani donne moderne decise ad avere di piú dalla loro esistenza. Impacciata, indigente, spaesata, un’immigrata appena sbarcata dalla nave, con dei cardigan acrilici e dei pantaloni sformati: così Winnie Fang comparve al cospetto di Ava nel dormitorio della Stanford, una delle più prestigiose università californiane. E ora, vent’anni dopo, eccola: pelle bianchissima, occhi sapientemente truccati, camicetta di seta, Louboutin di vernice nera ai piedi e, al braccio, un’enorme Birkin 40 nel classico colore arancione, una borsa da dieci-dodicimila dollari. Nella caffetteria del quartiere di San Francisco in cui si incontrano, Ava Wong si sente improvvisamente banale accanto a quella giovane donna elegante, sbirciata dai clienti abituali con la stessa curiosità con cui si guardano le influencer famose. Spendere uno sproposito per laurearsi a Stan¬ford, lavorare in uno studio legale di alto livello, abbandonarlo per unirsi a un uomo sempre in giro per il mondo, essere intrappolata in una casa con un bambino indemoniato e realizzare che la propria esistenza è servita solo a garantire il successo e l’indipendenza del marito: questi sono i pensieri che si affollano nella mente di Ava mentre ascolta Winnie Fang, la sua ex compagna di stanza al college con un destino opposto al suo. Winnie, che scompare da Stanford, ritorna in Cina, ricompare misteriosamente in America e, con l’aiuto di Boss Mak, proprietario di una delle più apprezzate fabbriche di produzione di borse di tutto il Guangdong, abbraccia la sua fiorente attività: lo smercio di borse di marca false, perfette riproduzioni di oggetti di culto griffati. Winnie, che ha bisogno ora di una partner con passaporto americano, una partner possibilmente insospettabile. Winnie, che ha bisogno di… Ava. Ritratto di una cinoamericana disillusa dalla realizzazione dei suoi rispettabili sogni e di una cinese incurante del fatto che il mondo guardi gli asiatici dall’alto in basso, dato che «bastano un paio di generazioni perché i nuovi ricchi diventino vecchi ricchi», Superfake è un romanzo sulla contraffazione delle forme di vita e dei beni celebrati nella nostra epoca, contraffazione svelata da due giovani donne moderne decise ad avere di più dalla loro esistenza.

 Recensione di Samanta Sitta

Superfake” è un romanzo che tratta in modo piuttosto innovativo, quasi ironico e a tratti dissacrante, alcuni temi scottanti.

Ava Wong potrebbe essere una donna felice. È sposata con Oliver Desjardins, un chirurgo che fa il possibile per essere un marito e un padre presente, nonostante gli impegni lavorativi pressanti; è madre di Henri, un bel bimbo sino-francese molto sensibile, e può contare su Maria, una tata eccezionale che riesce a essere un riferimento per tutta la famiglia.

Dopo la laurea a Stanford, ha lavorato in uno studio legale molto prestigioso e ora si è presa un periodo di tregua per seguire al meglio il figlio, ma lo studio sarebbe felice di riprenderla nel suo staff. È un’ottima professionista.

Potremmo dire che è una donna realizzata, eppure Ava è infelice. Si sente trascurata dal marito che lavora troppo, ma poi si sente in colpa per queste accuse e lo sprona a seguire i suoi sogni lavorando ancora di più; è preoccupata per Henri ed è stremata dalle sue crisi infinite di pianto: da una parte vuole liberarsi del figlio mandandolo alla scuola materna, dall’altra teme il giudizio dei familiari.
Vorrebbe lavorare, ma sa cosa penserebbe la sua famiglia di lei: che pessima madre! Sente la mancanza della madre morta da poco ed è preoccupata per il padre rimasto solo, ma al tempo stesso vuole essere libera di plasmare la sua vita senza queste responsabilità. I suoi conflitti interiori non si contano!

In questi nodi si insinua la vecchia compagna di università Winnie Fang, ora diventata una donna di grande eleganza e bellezza, incredibilmente ricca. Era scampata per un soffio a uno scandalo che, anni prima, aveva coinvolto tanti studenti cinesi benestanti di Stanford e da allora era scomparsa.

Dopo un periodo di riavvicinamento in cui le due sembrano recuperare un bel legame di amicizia, Winnie le fa una proposta folle: partecipare al suo traffico di borse di lusso contraffatte.

Questo è l’inizio di “Superfake”, che ci lascia già un succulento indizio sugli sviluppi: Ava, dopo poche pagine, nella sua narrazione in prima persona, si rivolge a qualcun altro. Detective. E questo apre molti scenari possibili, che mi hanno incuriosita subito.

Ava sembra così innocente, tutta presa dal fallimento del suo matrimonio e di lei come madre, figlia, moglie e professionista, che simpatizzare con lei è questione di un istante. Ispira davvero compassione al lettore con tutte le difficoltà che racconta.

Questa è soltanto la prima parte, anzi, il suo inizio.

La seconda parte di “Superfake” mi ha garantito una gran bella sorpresa, un colpo di scena che ha sorpassato le mie speranze.

È un romanzo che tratta in modo peculiare argomenti sempre caldi. Le considerazioni sul nostro sistema capitalista, sull’integrazione degli stranieri e sugli stereotipi che ogni cultura o nazione nutre nei confronti delle altre, bruciano. Ci propone argomentazioni serissime, condivisibili anche, ma riportate da una voce narrante completamente inaffidabile, cosa che ci fa dubitare di tutto. Cosa vuole dirci davvero l’autrice?

A mio parere, Kirstin Chen vuole mandare un messaggio molto chiaro con “Superfake”: mai fermarsi alle apparenze. Per capire come stanno davvero le cose, dobbiamo scavare, scavare tantissimo, o avremo soltanto una visione stereotipata e limitante, che qualcun altro può manipolare per renderci sue vittime (o complici?).

Soprattutto, posso dire finalmente che ho trovato un libro in cui la pretesa di emancipazione femminile viene affrontata in modo nuovo, e su questo punto è quasi impossibile accontentarmi.

Tante produzioni propongono sempre la donna-vittima. Che destino ingrato: la donna protagonista è quasi sempre vittima di qualcosa. E se non fosse sempre così?

Se la cattiva, per una volta, fosse una lei?

Una donna pragmatica, manipolatrice, scaltra, capace di comprendere gli altri con un’occhiata e usare le loro debolezze come proprie armi? Una donna che sa esattamente quello che vuole e non permette a nulla di ostacolarla? Penso che questo sia un vero passo verso la libertà: liberarci di questo bisogno di perfezione a ogni costo per scoprire anche le tenebre che si nascondono in noi.

È una critica feroce al capitalismo, quella di “Superfake”, fatta da chi ha compreso con rara lucidità il sistema per usarlo a proprio vantaggio, e questo ci mette in una posizione morale difficile. Si può nutrire simpatia per chi ci mostra un aspetto tanto tremendo della verità, se questa persona è la stessa che contribuisce agli errori di questo stile di vita?

Era stata Winnie a mostrare ad Ava il suo paese per quello che è veramente: un incendio indomabile, uno scontro frontale, un cavallo imbizzarrito che disarciona il suo cavaliere, una cazzo di auto senza conducente. È l’unico posto per i freak come loro, gli imbroglioni, i truffatori, gli unicorni, le regine. Winnie è il sogno americano, ed è questo che fa incazzare tutti, tutti, tutti: che lei abbia avuto il coraggio di rovinare il loro gioco e vincere l’intera posta.”

Superfake” è la prima lettura di questo tipo che affronto e mi ha lasciato una buona impressione. È un libro che sa intrattenere e suscitare domande molto scomode, domande la cui importanza è basilare per poter vivere nel nostro mondo con una certa serenità.

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Kirstin Chen


È l’autrice best-seller del New York Times di tre romanzi. L’ultimo, “Superfake” (titolo originale: Counterfeit), è consigliato dai book club di Reese Witherspoon e di Roxane Gay. È inoltre New York Times Editors’ Choice. I diritti di traduzione sono stati venduti in sette lingue e i diritti televisivi sono stati opzionati da Sony Pictures. I suoi due romanzi precedenti sono “Bury What We Cannot Take” e “Soy Sauce for Beginners”. Ha ricevuto borse di studio e premi dal Steinbeck Fellows Program, Sewanee, Hedgebrook, Djerassi, la Napa Valley Writers’ Conference, la Toji Cultural Foundation e il National Arts Council di Singapore. I suoi scritti sono apparsi in The Cut, Real Simple, Literary Hub, Writer’s Digest, Zyzzyva e the Best New Singaporean Short Stories. Ha conseguito un MFA presso l’Emerson College e una laurea presso la Stanford University. Nata e cresciuta a Singapore, vive a New York.