Il passeggero




 IL PASSEGGERO

di Cormac McCarthy

Einaudi 2023

Maurizia Balmelli ( Traduttore )

narrativa contemporanea, pag.392

Sinossi. Durante una missione di recupero al largo della costa del Mississippi, Bobby Western vede quel che non avrebbe dovuto vedere: un JetStar apparentemente intatto adagiato sul fondale e, in cabina, chiome fluttuanti, bocche aperte e occhi vuoti, nove corpi senza vita. Da dove viene quell’aereo, che fine ha fatto la scatola nera, e che ne è stato della decima persona sulla lista passeggeri? Queste le domande a cui Bobby, perseguitato da due emissari governativi «con un’aria da missionari mormoni», non sa dare risposta. Capisce allora di dover scomparire. Del resto a fuggire ci è abituato, da tanto tempo è inseguito dai sensi di colpa nei confronti del mondo e di lei, Alicia, l’amore del suo cuore, la rovina della sua anima. Alicia Western, sua sorella. Mente matematica sopraffina ed esperta mondiale di violini cremonesi, donna bellissima e perciò più difficile da perdere, «perché la bellezza ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie», anche Alicia, come Bobby, ha guardato dove non doveva guardare, nel cuore delle tenebre. Visitata sin da bambina dalle «coorti», un’accozzaglia di allucinazioni da vaudeville capeggiate da un piccolo focomelico scurrile chiamato il Kid, e afflitta da un amore che offende, Alicia ha provato a opporre l’ordine del numero al caos della vita ma non ce l’ha fatta perché «certe cose un numero non ce l’hanno». Ora cosa resta a Bobby, se non la fuga? 

 Recensione di Claudia Cocuzza

Se fossi costretta a ingabbiare l’ultimo romanzo di Cormac McCarthy all’interno di una categoria mi troverei in difficoltà, ma per fortuna non ho nessun obbligo del genere.

Se dovessi raccontare la trama, allo stesso modo sarebbe difficile. È sufficiente riportare quanto appare in quarta? No, assolutamente non lo è.

Allora non parlerò della trama, perché ne Il passeggero la trama è semplicemente un espediente con cui l’autore gioca per lasciare ai posteri quello che, secondo me, è il suo testamento spirituale.

Bobby Western è un subacqueo e, durante un lavoro, si imbatte in qualcosa che non doveva vedere: un aereo, apparentemente intatto, con dentro nove cadaveri. Perché è precipitato? Questa però non è la domanda principale: sembra che a bordo ci fossero dieci persone. Ne manca una, insieme alla scatola nera e alla borsa del pilota.

Bobby sente odore di guai e scappa.

Inizia così un viaggio, che non è solo la fuga di Western, ma è il percorso onirico dell’autore e, con lui, dei lettori, tra scienza e fede, tra fisica e metafisica, tra realtà e allucinazione.

La narrazione si muove su due piani temporali e sfrutta due punti di vista: quello di Bobby e quello della sorella Alicia, che è già morta, in un’alternanza di capitoli differenziati anche a livello tipografico.

Tra di loro, anello di congiunzione e insieme barriera invalicabile, un amore impossibile, due volte impossibile: Bobby è innamorato di sua sorella, che per di più è morta.

Il passeggero è una metafora a più livelli della concezione della realtà di McCarthy: non c’è una sola domanda a cui rispondere e non ci saranno risposte, perché quello che ci circonda è oscuro, un po’ come l’oceano in cui l’aereo, il cui ritrovamento funge da avvio della narrazione, si è inabissato. Non ci saranno risposte perché non c’è possibilità di conforto: emblema della solitudine dell’Uomo è l’amore incestuoso tra Bobby e Alicia, così come questi due personaggi – la cui grandezza mi riporta alla tragedia greca – sono a loro volta agnelli sacrificali sull’altare della malvagità umana, destinati alla sofferenza eterna come se la loro vita fosse moneta da scambiare con le nefandezze compiute dal loro padre, che con i suoi studi a contribuito a creare la bomba atomica:

“Suo padre. Che a partire dalla pura polvere della terra aveva creato un sole infausto alla luce del quale attraverso la stoffa e la carne gli uomini vedevano le ossa nei corpi l’uno dell’altro come una sorta di spaventoso presagio della loro stessa fine.”

Bobby e Alicia sono anche dei non personaggi: il primo mancata promessa dell’automobilismo, la seconda genio della matematica e della musica morta suicida.

La mia impressione è che ciò che non c’è, ciò che non è potuto essere, in questo romanzo pesi di più di ciò che è.

Tutto questo si rispecchia nella sintassi e nella scelta della parola.
La scrittura è nervosa, la struttura dei periodi frammentata, psichedelica, i segni di dialogo inesistenti e forse inutili, ma la prosa è arte che, se anche non fosse sostenuta dal significato, sarebbe musica e immagine:

“In lontananza il tuono squarciava rombando l’orizzonte scuro con un suono come di scatole rotolanti”: non ho bisogno di capire cosa c’è scritto, perché la forza della sequenza di allitterazioni è sufficiente a vedere e a sentire.

Il passeggero risente – per fortuna – della poliedricità della cultura del suo autore: da Einstein alle forze di Van der Waals, dalla filosofia alla matematica all’arte, è un viaggio che non è facile da compiere ma che, se anche scalfisce il lettore, trasferendogli per diffusione passiva solo un decimo di quello che è, lo avrà arricchito.

“Vi racconto una storia. L’ultimo degli uomini è solo nell’universo che si oscura intorno a lui. Piange ogni cosa con un unico pianto. Nei resti pietosi ed esausti di quella che un tempo fu la sua anima non troverà niente da cui plasmare la benché minima cosa divina che lo guidi negli ultimi di questi giorni”: 

un commiato amaro dal mondo, che troverà compimento in Stella maris, libro gemello in prossima uscita.

Non ci resta che aspettare.

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Cormac McCarthy


Cormac McCarthy nasce a Providence, nel Rhode Island il 20 luglio del 1933. Terzo di sei figli, cresce in Tennessee. All’età  di diciotto anni s’iscrive all’Università  del Tennessee, ma la lascia dopo due anni per arruolarsi nell’Air Force. Rimane nell’aviazione quattro anni. Nel 1957, ritorna nel Tennessee, e per la seconda volta riprende l’università . Risalgono a questi anni la scrittura di due racconti (Wake for Susan e A Drowning Incident) pubblicati in un giornale di studenti (“The Phoenix”), che gli sono valsi ciascuno il premio Ingram-Merril, nel 1959 e nel 1960. Nel 1961 sposa Lee Holleman, da cui ha un figlio: Cullen. Non si laurea neppure questa volta e lascia gli studi per trasferirsi con la famiglia a Chicago, ma al ritorno nel Tennessee, nella Sevier Country per la precisione, il suo matrimonio va in frantumi. È di questo periodo il primo romanzo di McCarthy, Il guardiano del frutteto. Nel 1965, grazie a una borsa di studio data dall’AmericanAcademy of Arts and Letters, s’imbarca con l’intento di visitare l’Irlanda. Durante il viaggio, si innamora di Anne De Lisle, la cantante della nave e l’anno successivo la sposa, in Inghilterra. In seguito a una nuova borsa di studio, questa volta offertagli dalla Fondazione Rockfeller, può fare altri viaggi e a Ibiza conclude il secondo romanzo, Il buio fuori (Outer Dark),prima di tornare negli Stati Uniti, nel 1968, dove il manoscritto ha già  trovato il consenso di buona parte della critica. Nel 1969 torna nel Tennessee, a Louisville. Compra un fienile e scrive Figlio di Dio, romanzo pubblicato poi nel 1973. Nel 1976 si separa anche da Anne De Lisle e si trasferisce a El Paso, in Texas. Nel 1979 pubblica Suttree, romanzo considerato da diversi critici il vero capolavoro di McCarthy,  e si arriva al 1985 con Meridiano di sangue. Dal 1992 al 1998 lavora alla cosiddetta Trilogia della frontiera, composta dai romanzi Cavalli Selvaggi, Oltre il confine e Città  della pianura. Ma è con l’uscita del romanzo Non è un paese per vecchi e della sua trasposizione cinematografica che McCarthy si fa conoscere a un pubblico più ampio, fuori anche dai confini nazionali. L’ultimo suo lavoro è del 2007: La strada. Un romanzo scritto con lo stesso stile usato nelle storie degli anni novanta, ma questa volta l’ambientazione non è più selvaggia e western ma vira verso una narrazione fantascientifico-catastrofica. Sempre lo stesso anno il romanzo vince il Premio Pulitzer per la narrativa e nel 2009 viene realizzato un adattamento per il grande schermo. Ora McCarthy vive nel Nuovo Messico, a Tesuque, con la terza moglie Jennifer Winkley e il figlio John.

A cura di Claudia Cocuzza  

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