GLI OCCHI
DELLA NOTTE
Marina Visentin
SEM 2023
thriller, pag.272
Sinossi. Milano, fine novembre. Le giornate più buie dell’anno fanno da cornice alla nuova indagine del vicequestore Giulia Ferro, alle prese con un caso particolarmente drammatico: la morte di Cinzia, una bambina di sette anni, scomparsa all’uscita da scuola e ritrovata cadavere in un boschetto ai margini del Parco Nord. L’incubo che la bimba sia finita in mano a un gruppo di pedofili apre un’indagine che si presenta da subito complessa, faticosa, un ginepraio di false piste e vicoli senza uscita. Il primo a finire nella lista dei sospettati è l’ex marito di una delle maestre della piccola, un individuo abietto condannato già in precedenza per violenze domestiche e revenge porn. Molti testimoni, inoltre, segnalano la presenza nei dintorni della scuola di un ragazzo dall’aria stravagante. Anche il padre di Cinzia è un uomo dai molti misteri, a partire dal suo coinvolgimento negli affari della ’ndrangheta in Lombardia. Al centro di una famiglia allargata dove non mancano ombre e tensioni, tenta invano di dipingere un quadro idilliaco e felice, destinato ben presto a incrinarsi. Giulia può contare sull’aiuto dell’ispettore capo Alfio Russo, amico fidato e collega perspicace, ma ancora una volta è con i fantasmi del suo passato che deve prima di tutto combattere. Quei fantasmi che la scelta di tornare a vivere a Milano ha riportato in vita, riaprendo vecchie ferite ma rendendo ancora più acuto il suo sguardo, più efficace quell’istinto che ostinatamente la guida sulle tracce della verità.
Recensione di Bruno Balloni
Trama piuttosto abusata negli ultimi tempi quella dell’omicidio violento di bambini che per fare presa necessiterebbe di un impianto narrativo quanto meno, originale.
In questo caso abbiamo la solita Milano cupa e uggiosa e i soliti “sbirri” disillusi ma sicuri di sé, loro sanno tutto e sono i migliori di tutti, gli altri, colleghi, magistrati e persone normali non sono nessuno, “quasi”, dico “quasi” un canovaccio alla Scerbanenco con la sola differenza che la nostra autrice non è Scerbanenco.
Tornando a “Gli occhi della notte” ci troviamo di fronte a un romanzo nel quale il thrilling e l’investigazione sono ridotte all’essenziale, troppo essenziale, l’ottanta per cento del romanzo è occupato da divagazioni filosofiche, vicende personali, considerazioni politiche e, l’immancabile riferimento a un fatto di cronaca reale, di tutto e di più tranne l’oggetto dell’investigazione.
Le così dette false piste sono solo elucubrazioni degli inquirenti senza alcuna base logica e la vicenda viene risolta nel finale in una decina di pagine nelle quali l’ennesima deduzione porta, senza neppure capire del tutto chiaramente come e perché, al colpevole che, per grazia del vice questore confessa il proprio crimine.
Gli stereotipi abbondano e le metafore strabordano, in uno stile narrativo sincopato teso ad esasperare la drammatizzazione.
I protagonisti, il vicequestore Giulia Ferro, (di gran moda i vicequestori) e l’ispettore capo Alfio Russo non catturano per simpatia, presuntuosi e arroganti, sono quel genere di personaggi che o si amano o si odiano, spero che i lettori li amino.
Concludendo: un thriller noir alla milanese saporitissimo o insipido secondo i gusti personali, tentar non nuoce, non si dice così?
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Marina Visentin
È nata a Novara, ma da quasi trent’anni vive e lavora a Milano.
Giornalista, traduttrice, consulente editoriale, una laurea in filosofia e un lontano passato da copywriter in un’agenzia di pubblicità. Ha collaborato con varie testate nazionali, scrivendo di cinema e altro; attualmente si interessa di scrittura autobiografica, organizzando laboratori a Milano e dintorni. Ha pubblicato testi di critica cinematografica, saggi sulla storia del cinema, libri di filosofia e psicologia.