Piccole cose




 PICCOLE COSE CONNESSE

AL PECCATO

di Lorena Spampinato

Feltrinelli 2023

Narrativa moderna e contemporanea, pag.208

Sinossi. Annina ed Enza dividono una stanza nella vecchia casa della nonna, in una località non lontana da Taormina, ma dove non c’è nulla, se non pochi bar-gelateria e lidi balneari. Più grande di Annina e ormai una bellezza sbocciata, Enza si aspetta un’estate di litigi con la madre e una noia infinita. Ma la vacanza delle cugine prende tutt’altra piega con la ricomparsa di Bruna: la ragazza più irregolare del paese si porta dentro un lutto e una sete di rivalsa. E conosce benissimo un giro di ragazzi che si arrabattano con espedienti non proprio legali, cresciuti, come sono, in famiglie disagiate e violente. Una compagnia che le madri di Enza e Annina disapproverebbero, se solo scoprissero le uscite notturne delle figlie. Eppure persino il capo del gruppo, Mirco, si rivela più sensibile e corretto di quanto suggerirebbero i pregiudizi. Il pericolo, in realtà, non sono i maschi, ma tutto ciò che sobbolle tra le protagoniste: rivalità, smania di diventare donne, confusione del desiderio. È Annina, la più piccola, la meno appariscente, a raccontarci la storia di quella vacanza degli anni novanta che segna un tragico spartiacque: come osservatrice e testimone, e come chi viene di colpo scaraventata nell’età adulta. Lorena Spampinato ha scritto un romanzo di formazione insolito sia per la costellazione delle figure femminili, sia per uno stile particolarissimo: denso, raffinato, evocativo. L’estate siciliana diventa così un teatro dove sotto lo scorrere delle esperienze adolescenziali – le feste, le sfide, il conflitto con le madri – emerge una dimensione archetipica: e si finisce ammaliati da quella forza oscura senza tempo.


Piccole cose connesse al peccato

A cura di Marina Toniolo


 Recensione di Marina Toniolo

L’aggettivo che meglio descrive questo romanzo è furioso.
Una scrittura densa come solo una giornata assolata d’estate può essere, magari anche all’ombra di un fiore che spigiona un forte odore.

Nausea e benessere che si contendono lo spazio, il tempo.

Due cugine di città passano, con la madre di una, l’estate nella vecchia casa di famiglia al mare. Siamo in un paese tra Catania e Messina; un lungomare, piazze e vie bruciate dal sole.

Enza è la più grande, quasi diciassette anni, Anna ne ha quasi quindici. Sono ancora magre, la maturità non è ancora sbocciata ma Enza è già una bellezza ed è l’unica caratteristica che sua madre Angela porta con orgoglio. Il resto è un continuo susseguirsi di litigi, silenzi, pianti: le generazioni non si comprendono.
Spettatrice è Anna, voce narrante della storia.

Questa, si promettono le cugine, è la loro estate e di nessun altro. L’arrivo di un’altra bellezza dalla porta accanto, Bruna, rimescola le carte.

Coetanea di Enza si conoscono fin da bambine: le loro madri erano in classe assieme. Bruna ammicca, lusinga, costringe come solo una ragazza sa fare, Anna e Enza si lasciano travolgere dalla novità e dall’incontro con un gruppo di ragazzi di paese con cui condividono le giornate al mare e le feste notturne. Non c’è ancora l’amore nei giovani cuori solo il desiderio irrefrenabile di vivere il momento, di correre a perdifiato con le biciclette e di mettersi in mostra come pavoni. Anna analizza le espressioni facciali con curiosità; forse, pensa, anche lei verrà scrutata così quando sarà cresciuta. Nella furia dei sentimenti che travolgono i ragazzi c’è sempre il grottesco che scaturisce da sotto la superficie del viso. Il fisico adolescenziale è sproporzionato: lungo, grosso, tondo ma ancora, soprattutto, piccolo. Solo le bocche sono enormi quando urlano o sorridono. Il mondo intimo di Enza e Bruna esce da quella bocca quasi volesse fagocitare il mondo intero. 

I padri delle ragazze sono assenti da questa storia prettamente al femminile.

Il disagio della crescita si rivolge contro le madri che non sanno, o non vogliono, gestire e capire la fase delicata attraversata. Punizioni inverosimili e ribellioni costanti fanno di ‘Piccole cose connesse al peccato’ un romanzo di formazione dove, nelle figure di Bruna e Enza, si concentra la femminilità pura, ancora squisitamente carnale. Anna è un passo indietro: è una novità per lei il desiderio di sentirsi importante agli occhi di qualcuno. Il desiderio di simbiosi con Enza è totale, quasi struggente ma nel contempo rivolge uno sguardo curioso anche a ciò che la circonda, al mondo del paese.

“Non lo sapete, voi, com’è stare in un paese così. La gente fa a pezzi le cose, non ha rispetto di niente. Venite a farvi le vacanze e tutto vi sembra bello. Non lo sapete com’è il mare d’inverno. A volte la notte s’increspa e fa paura.” 

Questo Bruna non riesce a perdonare alle ragazze: ci sono correnti sotterranee oscure che si autoalimentano nei mesi freddi e che trovano sfogo nella solarità dell’estate. Complicità rubate, piccoli gesti amorosi in una ricerca spasmodica di qualcuno che renda vivi. La passione che infiamma le guance nel compiere trasgressioni e la rabbia contro le convenzioni.

Ciò che davvero le muoveva la collera era il confronto con quelle nostre vite stabilite in anticipo, sorvegliate dall’alto, tracciate pure nei contorni e fino alla morte. Le prediche, le cortesie, il rispetto: ogni cosa votata al lusso che niente accadesse mai”.

Invece Enza, Bruna e Anna qualcosa fanno accadere: la fine improvvisa dei giochi e delle scappatelle mentre vivono il tragico epilogo di quella estate. L’innocenza perduta le vede cambiare fisicamente e intraprendere strade diverse.

Una prosa scorrevole denota la maturità artistica della scrittrice e

Piccole cose connesse al peccato” è il miglior romanzo sull’adolescenza che ho letto da qualche anno.

Fine anche la sintassi e la ricerca di un vocabolario che possa ben addentrarsi nell’universo delle ragazze. Ogni parola è ponderata e pertinente al contesto. Una chicca da gustare sotto l’ombrellone.

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Lorena Spampinato


Lorena Spampinato nasce a Catania nel 1990. A diciotto anni esordisce con il romanzo ‘La prima volta che ti ho rivisto’ (Fanucci Editore, 2008) e si trasferisce a Roma, dove continua a scrivere tra impegni universitari e collaborazioni giornalistiche. Adesso lavora come editor e ufficio stampa. Con Fanucci Editore ha pubblicato anche ‘Quell’attimo chiamato felicità’ (2009) e ‘L’altro lato dei sogni’ (2011).

A cura di Marina Toniolo 

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