Sinossi. La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano…
Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.
TUTTI I PARTICOLARI
IN CRONACA
Antonio Manzini
Mondadori 2024
Thriller, pag.304
Recensione di Luisa Ferrero
Con Tutti i particolari in cronaca, da pochi giorni in libreria per Mondadori, Antonio Manzini ci regala uno straordinario noir di grande impatto con due particolarissimi personaggi: Carlo Cappai e Walter Andretti.
Carlo Cappai lavora da anni all’archivio del tribunale e la sua vita sembra essere apatica e piena solo di solitudine: corsetta mattutina, colazione, lavoro, cena frugale e a letto alle dieci. Pochi momenti di socializzazione e, all’apparenza, senza scopi nella vita. Nessuno, però, sa che quel lavoro per Carlo Cappai è tutt’altro che alienante e che lui in mezzo a quei faldoni ci sta bene perché ne conosce i segreti più intimi.
«Carlo Cappai da trent’anni passava nove ore al giorno lì dentro, e sapeva che quei faldoni parlavano. Qualcuno urlava. Ce n’era uno della sezione F, scaffale 7, ripiano 9, busta 82, Cappai lo chiamava solo “Effe”, sapeva a memoria quante cartelle lo componevano, poteva descrivere tutte le fotografie, sette in bianco e nero e cinque a colori, conosceva le relazioni del commissario di polizia Lo Cicero, del patologo Orsolini, i verbali del dibattimento in aula e le sentenze di assoluzione di Luigi Sesti per non aver commesso il fatto.»
E poi c’è il giornalista Walter Andretti (che prima era alla cronaca sportiva dove si trovava benissimo e ora alla nera, con “la stronza” come capo e dove si sente inadeguato) goffo, inesperto e recalcitrante alle regole.
Due personaggi all’apparenza inconciliabili: il primo, dalla vita che scorre lenta, solitario e arrabbiato dentro da troppo tempo e il secondo che corre veloce e si affanna nel tentativo di odiare un lavoro che poi finisce per appassionarlo. A unirli, per beffa o destino, saranno proprio quei famosi faldoni che a Cappai continuano a parlare mentre ad Andretti, all’inizio, non diranno proprio nulla…
«Non sempre ci azzecchiamo. Ma c’è un motivo: non siamo bravi a osservare, non guardiamo con attenzione, prendiamo sotto gamba dei dettagli o delle virgole che invece sono fondanti, essenziali, risolutivi.»
Questo nuovo lavoro di Manzini si snoda su due piani temporali. Nel primo, la Bologna degli anni ’70 con le sue contestazioni studentesche che spesso finivano nel sangue e nel secondo, la Bologna di oggi con tutte le sue zone d’ombra e le sue verità nascoste.
Il ritmo, perfettamente allineato alla personalità dei due protagonisti, corre a due velocità: è lento quando narra le vicissitudini di Cappai per dar maggiormente “voce” all’introspezione di questo uomo logorato dentro ed è estremamente dinamico quando sulla scena compare Andretti che, per far luce sui casi di omicidio che gli sono stati affidati, si intrufola ovunque e si insinua nelle vite di coloro che sono stati vicini in qualsiasi modo alle vittime.
Il filrouge di Tutti i particolari in cronaca è, senz’altro, il sottile confine tra giustizia e legge, tra ingiustizie clamorose e tentativi di “ripararle”, tra giustizia con la g minuscola e quella con la g maiuscola. Se Cappai dalle ingiustizie si è lasciato logorare fino a giungere a una parabola discendente, Andretti in questa ricerca si rinvigorisce come avviene in una parabola crescente.
Ho letto e amato tutte le avventure di Schiavone e, non me ne voglia Rocco, quest’ultimo romanzo è davvero una bomba emotiva che dà vita a un personaggio, il giornalista Andretti, che ha ancora molto da raccontare e che, a mio modesto parere, ritroveremo ancora…
Bello bello bello, da non perdere!
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Antonio Manzini
scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio (Fazi, 2005), La giostra dei criceti (Einaudi, 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (Sellerio, 2020) e La mala erba (Sellerio, 2022). Nel 2013 pubblica con Sellerio Pista nera, il primo romanzo della lunga serie dedicata a Rocco Schiavone che si compone, con l’ultimo episodio Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (Sellerio, 2023), di dodici titoli. Ora, con Tutti i particolari in cronaca (Gennaio, 2024) fa capolino anche nella grande scuderia Mondadori.
A cura di Luisa Ferrero
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