Il funerale di zia Stana




Slađana Nina Perković


DETTAGLI:

Traduttore: Marijana Puljić

Curatore: Silvio Ferrari

Editore: Voland

Genere: narrativa

Pagine: 224

Anno edizione: 2024

Sinossi. Una giovane donna sulla trentina, rassegnata ai propri fallimenti e con la sola passione per le serie poliziesche, viene costretta dalla madre a raggiungere un remoto villaggio per partecipare al funerale di zia Stana, morta soffocata da un pezzo di pollo. L’improvvisa dipartita della zia rischia di mandare a monte la vendita della casa e del terreno di famiglia e catapulta la ragazza in una serie di situazioni folli e grottesche, tra strade di campagna melmose, tentativi di suicidio, infermiere furiose, poliziotti indolenti e scorte segrete di alcol… Una rocambolesca cronaca familiare che è anche il ritratto tagliente e critico della società bosniaca del dopoguerra.

 A cura di Marina Toniolo


Vivere in Bosnia ed Erzegovina non è affatto semplice, ecco perché è il luogo perfetto da cui prendere spunto per raccontare delle storie incredibili”.

Una ragazza senza nome, più vicina ai trenta che ai vent’anni, viene costretta dalla madre a partecipare, il giorno dopo, al funerale della zia Stana, morta soffocata da un osso di pollo nella cucina dove abita con zio Rodomir in uno sperduto paesino in cima a una collina, poco distante dalla città.

E’ un sovvertimento alla routine della ragazza abituata a nascondersi sotto le coperte e a guardare serie poliziesche. Delusa dalle relazioni e desiderosa solo di scappare, parte con il cugino Stojan sulla storica Golfetta e, in un mare di fango, raggiunge la casa di famiglia. Lì, in mezzo alle prefiche che piangono e urlano un dolore non loro, ci sono anche zia Mileva, zio Ghiro, il Pope e la Popessa. Il funerale può avere luogo, non prima che tutto il paese si accalchi nel salotto per fare le condoglianze ad un cinereo zio Rodomir.

La ragazza trascorre quasi 24 ore in compagnia dei parenti del padre. Viene sballottata su un carro, travolta dalla melma e rimane pure a digiuno ignorata da tutti durante la festa in cui si mangia, si beve e si canta in onore del defunto. L’ annosa questione della vendita del terreno con la sorgente ‘curativa’ è presente e ben puntualizzata da zia Mileva. Finché. Finché zio Rodomir non decide di tentare il suicidio.

‘Il funerale di zia Stana’ è un romanzo concepito partendo da fatti reali e dalle riflessioni dell’autrice pensando a come sarebbe stata la sua vita se fosse rimasta in famiglia. Ma ‘la missione della loro vita è quella di fottere la vostra. Semplicemente, vi stanno col fiato sul collo e non vi lasciano respirare’.

Da qui il titolo originale: ‘U jarku’, ‘Nella fossa’, una situazione stagnante dalla quale è difficile riemergere se non, in questo caso, per un colpo di fortuna. La linearità della storia è sconvolta da continui colpi di scena ai limiti del grottesco che mi hanno fatta esplodere in molteplici risate. Ma il fondo è agrodolce, più leggo più la figura della ragazza mi risulta essere antipatica, stantia. Eppure le donne della storia sono forti.

La madre cerca di dare dignità all’appartamento dove abitano usando soldi non ancora ereditati; zia Mileva con pugno feroce dirige ogni operazione del funerale non disdegnando di sfoderare artigli e spalancare le fauci come una vera belva; la Popessa ha il fuoco nello sguardo che incute timore benché all’apparenza sia dimessa. Punto focale che ricorre è il ricordo della guerra: uno spartiacque tra la vita di prima e la miseria attuale. Penuria che non è soltanto materiale ma sicuramente anche interiore.

Zia Stana non è mai pensata con affetto; a tutti interessa il ricavato della vendita. Voce narrante è la ragazza: con occhio disilluso osserva i comportamenti dei parenti senza mai riuscire a far sentire la sua voce. Neppure quando arriva Mimi, sua amica d’infanzia e figlia del cugino Stojan. Assieme alla madre è l’unica che ha pieno possesso della sua vita e usa il prossimo a suo esclusivo tornaconto. 

Il tempo atmosferico è un altro componente fondamentale e segue la protagonista in ogni capitolo, variando di intensità a seconda dell’umore della ragazza. A seguire il gusto sfrenato dell’autrice per le iperboli, soprattutto numeriche; come se un cristiano ortodosso debba ripetere all’infinito una gestualità prestabilita.

Menzione speciale va alla traduzione di Marijana Puljić che ha saputo tradurre in italiano splendidamente, dando vita a una serie di personaggi degni di un film. Quando si espatria per lavoro come ha fatto a suo tempo Perković si ha molta nostalgia dei luoghi in cui si è cresciuti e soprattutto della lingua madre e questo romanzo, come una moderna fiaba sulla possibilità che la vita ci riserva, può ben appellarsi alla Popessa: ‘In ogni credenza popolare c’è del vero, ricordatelo’.

‘Il funerale di zia Stana’ mi ha colpita: nessuno parla di funerali né tantomeno di quello che può accadere durante un funerale. Può far ‘morire dal ridere’ ma la profondità dei temi trattati risuonerebbe anche nell’aldilà.

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Slađana Nina Perković


nata a Banja Luka nel 1981, ha lavorato come corrispondente per i media nell’ex Jugoslavia e i suoi articoli sono apparsi anche su molti organi di stampa europei. Ha pubblicato la raccolta di racconti ‘Kuhanje’ (Cucinare) e il romanzo ‘Il funerale di zia Stana’ (titolo originale U jarku – Nella fossa) – già uscito in Francia e in fase di traduzione in Bulgaria e Germania – insignito di una menzione speciale dal Premio dell’Unione Europea per la letteratura 2022.

A cura di Marina Toniolo

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