Intervista a Dimitris Mamaloukas




A tu per tu con l’autore


Dimitris Mamaloukas la ringrazio anche a nome di ThrillerNord per aver concesso quest’intervista sul suo thriller “Uccidere alla Stephen King”.

Come fa capire anche il titolo, il thriller è un devoto omaggio all’autore di “It”. Con quale suo libro nasce la sua passione e la sua “mania per King”?

La magia – e la mania – per King è iniziata nel 1989 in Italia, dove studiavo Filosofia, quando ho letto Christine. Mi si aprì un altro mondo. Ho capito allora (sapevo già che sarei diventato uno scrittore) che si può scrivere di qualsiasi argomento, come un’ automobile, e persino farne il personaggio centrale di un romanzo. E questo mi ha aperto gli orizzonti. Ma anche il piacere di leggere i libri di King.

Questo non è solo un thriller, è un romanzo puramente kinghiano” scrive nei ringraziamenti. Quale è stato lo spunto che ha ispirato la trama?

Il motivo che mi ha spinto a scrivere il libro sono le incredibili somme pagate per alcuni dei libri rari del Re e l’adorazione di molti collezionisti per essi. È nata così la King mania che non esiste per nessun altro autore, vivente o morto. Si può dire che King sia l’autore più collezionabile di tutti i tempi.

Oltre che appassionato lettore di King, lei è anche un collezionista come i personaggi di “Uccidere alla Stephen King”?

Sì, lo sono. Possiedo tutta la bibliografia greca, con tutte le edizioni e le copertine e probabilmente ho la più grande collezione di libri di King in Grecia. Ho anche diversi suoi libri in inglese e in italiano. Non colleziono gadget, li considero superflui ed estranei alla King mania. Cerco di non arrivare agli estremi come gli eroi del mio libro, ma non resisto quando trovo lasciato in strada un King in olandese, anche se non capisco una parola.

Il suo romanzo illustra anche un mondo di collezionisti che oltre cercare i libri mancanti, diventano violenti, votati alla volontà di sopraffazione dei concorrenti. Ha conosciuto per caso dei collezionisti così fanatici?

Non credo di averne incontrato così fanatici, ma ho visto comportamenti fuori dal comune. Nella cerchia dei collezionisti, l’egoismo assume un significato particolare. Credo che non esistano vere amicizie tra i collezionisti seri. Quando vedi che gli brillano gli occhi, meglio scappare.

Immagino che si sia divertito tantissimo a citare libri e biografia di Stephen King ma qual è stato, se c’è stato, il passaggio più impegnativo che ha affrontato scrivendolo?

Hai ragione a dirlo, mi sono divertito molto. L’obiettivo (e la difficoltà) di questo libro era scrivere un romanzo giallo che potesse stare in piedi da solo, e come sfondo, come tema centrale, avere King prima come creatore e poi come persona, circondato da un piccolo gruppo di eroi, fanatici dei suoi libri (come me) che parlano una lingua kingiana tutta loro. Non è stato facile, ma credo di averci azzeccato. Voglio aggiungere che il libro mio è un omaggio a Stephen King, non copia King o prende in prestito dai suoi libri, come alcuni potrebbero pensare. Dare ai capitoli del mio libro i titoli dei romanzi o dei racconti di King è stata una scommessa letteraria e un gioco letterario, se possiamo dire. Cioè, se ognuno dei miei capitoli, con la propria trama e il proprio testo, si adattasse ad un titolo estratto dalla mente di King. E così è stato.

Qual è il suo libro preferito di King e quale avrebbe voluto scrivere lei, anche pagando cifre folli per farlo?

Non riesco a scegliere un libro di King in particolare come mio preferito. È una domanda che mi viene fatta spesso e onestamente non posso. Ma ne ho individuati quattro: Shining, Misery, Christine e La lunga marcia. Ma nessuno dei quattro pagherei per averlo scritto. Mi sento uno scrittore autosufficiente e realizzato, che ha scritto molti buoni libri, e non voglio paragonarli a quelli di King.

Uno dei miei thriller preferiti di King è “Il gioco di Gerald” dove non succede quasi niente ma il motore che fa muovere la trama e attrae il lettore sono i pensieri della donna ammanettata al letto. Quale aspetto le piace maggiormente nella narrativa di King, l’approfondimento psicologico, la fluidità delle trame, la sua grande inventiva o la capacità di creare personaggi comuni, sempre credibili, posti di fronte alle difficoltà e alle tragedie della vita?

La magia della lettura di King è una combinazione di ciò che hai menzionato sopra. Le chiacchiere spesso scaldano il campo. Si attende l’esplosione, e poi non riesci a lasciare il libro dalle mani. Poi i suoi eroi sono un elemento formidabile della sua scrittura. Ne parlo nel mio libro. Pensi che vivano accanto a te, pensi di conoscerli, pensi di essere tu, ti identifichi con loro e, in particolare, ogni lettore si identifica con un libro, è un libro. E poi le scene che mette in scena, le immagini… in generale è una combinazione irresistibile. Potrei parlare per ore del fascino della sua scrittura e dei suoi libri, soprattutto dei primi.

Stephen King ha letto “Uccidere alla Stephen King”? E se l’ha fatto, cosa ne pensa?

Non gliel’ho ancora spedito, sto cercando di trovare un modo per farglielo avere. Immagino che migliaia di autori vorranno inviargli il loro libro. Sono sicuro che se lo leggerà, o anche solo se ne conoscerà la trama, si metterà a ridere.

Quali sono, a parte King, i suoi giallisti preferiti?

Sono un grande ammiratore di Simenon, ho letto molti dei suoi libri. Mi piacciono anche Manchette, Carlo Lucarelli, i classici americani, e James Hadley Chase. Indispensabile anche Van Gulik con il Giudicee Dee. E mi diverte moltissimo Andrea Camilleri, che trovo carismatico e che naturalmente leggo in originale.

Per lei esiste il “Noir mediterraneo” con le sue specifiche caratteristiche che lo differenziano da altri generi mystery?

Sinceramente non sono molto bravo nella teoria poliziesca, preferisco scrivere e lascio agli altri a categorizzare. Certamente il noir mediterraneo esiste e mi piace molto. Ma non ne conosco bene i confini e le caratteristiche. Tuttavia, ho scritto un romanzo giallo, Il rapimento dell’editore, ambientato tra l’Italia, Napoli, e il Mar Ionio, Lefkada e Cefalonia, cioè proprio nel cuore del Mediterraneo. D’altra parte, come scrittore sono spesso imprevedibile e mentre la maggior parte dei miei romanzi gialli sono ambientati in Italia o in Grecia (2-3 è il risultato finora) posso facilmente scrivere un romanzo giallo in un’altra regione con caratteristiche completamente diverse, come appunto Uccidere alla Stephen King. Nel noir mediterraneo, naturalmente, non smetto mai di ammirare Jean Claude Izzo, e naturalmente Camilleri che ho citato prima.

In Italia è stato tradotto anche un altro suo libro, che mi incuriosisce molto, “Dracme di sangue”. Ce ne può parlare?

È il mio primo libro giallo che si avvale anche del thriller ed è stato subito accettato dal miglior editore del paese all’epoca. Pubblicato nel 2003, è la storia di un marinaio che decide di rubare un’enorme quantità di denaro da un portavalori della Marina Militare che sta scortando. E di fronte a questo obiettivo non esiterà in alcun modo. Ma la storia non si svolge mai nel modo desiderato e un importante colpo di scena stravolgerà l’intera vicenda. Il tutto sullo sfondo di una Atene nera, in quartieri poveri e degradati. È un romanzo duro, quasi morboso, considerato tra i dieci migliori romanzi gialli greci di tutti i tempi, come presentato alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. Ho avuto suggerimenti per un adattamento cinematografico, perché è molto cinematografico e pronto per il cinema. Il mio amico scrittore Vittorio Giacopini, che lo ha letto, ne è rimasto entusiasta!

La ringrazio per la sua disponibilità facendole i complimenti per il libro che mi è piaciuto molto.

Grazie!

A cura di Salvatore Argiolas

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