Portami a casa




Sebastian Fitzek


Traduttore: Elisa Ronchi 

Editore: Fazi

Genere: Thriller

Pagine: 360

Anno edizione: 2024

Sinossi. Chi conosce l’ora della propria morte ha già iniziato a morire. È sabato sera, a Berlino. Sono da poco passate le 22. In un silenzioso appartamento d’epoca di Charlottenburg, Jules Tannberg è al telefono. Sta sostituendo un amico che lavora per una linea telefonica dedicata alle donne che tornano a casa di notte; donne che cercano una voce rassicurante che faccia loro compagnia lungo il tragitto, o anche qualcuno a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. Finora nessuna chiamata ha mai riguardato una situazione di vero pericolo. Finora, appunto. Mentre guarda le ultime notizie in TV, Jules riceve una strana telefonata: all’altro capo della linea c’è una donna che sostiene di aver chiamato per sbaglio. Ma si capisce che è terrorizzata. Klara, questo è il suo nome, gli confida di essere seguita da un uomo che l’ha già aggredita e che ha dipinto con il sangue una data sul muro della sua camera da letto: la data della sua morte. E a quel giorno mancano poche ore. Là fuori, Jules lo sa bene, c’è un serial killer in libertà, noto come “il killer del calendario” per il suo modus operandi. Comincia così una lunga notte da incubo, una notte in cui niente è casuale e niente è come sembra, un diabolico gioco del gatto con il topo; ma chi è il gatto, e chi il topo? 

 A cura di Sabrina Russo

In questo thriller psicologico, dove al lettore non sono concessi momenti di nirvana da parte dell’autore, si susseguono e interagiscono sapientemente tra loro numerosi personaggi. I due protagonisti hanno un ruolo fondamentale, di spessore, durante tutta la narrazione, ma altrettanta rilevanza hanno i personaggi secondari, ragion per cui non posso esimermi dal parlarvene.

“Dedicato a tutti coloro per i quali la paura è una compagna costante”.

La storia si svolge in Germania, ai giorni nostri. Jules Tannberg, trentacinque anni, per fare un piacere al suo migliore amico Caesar, lo ha sostituito alla Help line dedicata alle donne che tornano a casa di notte e si ritrovano sole a percorrere tratti di strada. Quel qualcuno che in caso di pericolo possa chiamare i soccorsi, dando loro l’esatta posizione. Sensibile e altruista, per anni ha lavorato presso il call center d’ emergenza dei pompieri, una tipologia di volontariato che lo ha portato ad un ‘estrema empatia con le vittime di violenza domestica, tanto da sentire spesso il bisogno, dopo il turno, di passare a controllare che fosse tutto a posto e che il tragico momento fosse finito. Un passato che lo ha visto trascorrere la sua infanzia accanto ad un padre che perpetrava continue violenze sulla madre, vittima incapace di reagire, fino alla decisione drastica e improvvisa, di abbandonare il tetto coniugale e, di conseguenza, i figli. Una recente perdita ha cambiato la sua vita, annientandolo come essere umano, un accadimento per cui non si dà pace, che lo fa vivere con i sensi di colpa per non aver capito, non essere stato abbastanza lungimirante, non esserci stato.


Dajana è la fidanzata di Jules, si sono innamorati ai tempi del liceo e da allora hanno condiviso parte delle loro vite, creando una famiglia. Per lungo tempo giornalista free lance, può vantare doti empatiche che per anni le hanno permesso di carpire innumerevoli segreti alle persone intervistate, oltre, ovviamente, essere in grado di captare segnali impensabili e nascosti del vero Jules, quello abbattuto, triste, sopraffatto e spesso impotente di fronte alle violenze che non può placare. Fino al momento in cui comincerà a soffrire di una patologia psichica piuttosto grave, che porterà inevitabili cambiamenti nelle loro vite.

Magnus Kaiser, detto Caesar, trentasei anni, è il miglior amico di Jules. Si conoscono da tanti anni ed insieme a Dajana sono sempre stati inseparabili, anche dopo che quest’ultima si è fidanzata con Jules. Purtroppo un brutto incidente stradale, che lo ha visto vittima di un ubriaco alla guida, lo ha costretto su una sedia a rotelle, impossibilitato a camminare per il resto della vita. Ha l’aria spesso assente, sinonimo di intuizione profonda, oltre ad essere pervaso da una costante stima nei confronti del suo migliore amico.

Hans-Christian Tannberg è il famigerato padre di Jules. Presuntuoso ed autoritario, incline alla bottiglia, con il figlio ha rapporti freddi e sporadici. È un investigatore, tra i più quotati tra i suoi colleghi e lavora come libero professionista per i principali gruppi assicurativi tedeschi. Jules si vede costretto a rivolgersi a lui nel momento in cui vorrebbe avere maggiori delucidazioni inerenti al macabro racconto di Klara. Quello che Hans tende a fare sovente, a mio avviso, è smantellare le certezze di Jules, instillare dubbi, mostrandogli diverse sfaccettature della realtà, fino a confonderlo.

Klara Vernet, trentaquattro anni, assistente tecnico operativa presso una clinica a Berlino, è la donna alla quale parte involontariamente una chiamata alla Help line e che troverà dall’altra parte Jules, pronto ad ascoltarla e prodigo di consigli. Al di là di ogni aspettativa, Klara comincerà a lasciarsi andare a confidenze, particolari sulla propria vita che mai pensava avrebbe voluto raccontare a qualcuno. I soprusi durante l’infanzia a causa di un padre violento, l’aver fatto da parafulmine deviando su di sé la ferocia diretta alla madre, il tempo trascorso in clinica per sottoporsi ad un esperimento di cui non sono ben chiare le conseguenze, il matrimonio con un uomo pazzo, aggressivo e perverso. La figlia come unica fonte d’amore, ragione di vita. Vita che non riesce più a sostenere e che vorrebbe troncare, in qualsiasi modo. Gentile, altruista, un tempo forte e determinata, Klara è, ormai, solo una vittima, spezzata, incapace di evadere dallo scempio che caratterizza la sua esistenza, privata della dignità e della gioia di vivere. Un macabro ultimatum dovrebbe darle la forza di reagire, di ribaltare la sua esistenza, di far fronte alla “stanchezza”, alla paura, all’impotenza.

Johannes Kiefer è, per usare una metafora, una meteora. È un medico della clinica dove Klara ha trascorso un paio di settimane a seguito del fatidico esperimento, con il quale entra in confidenza, le trasmette fiducia, tanto da indurla a raccontare un po’ della sua vita, di quello che è stato l’episodio più traumatico che si è trovata a dover vivere a causa del marito. In Kiefer vede uno spiraglio di luce, qualcuno che finalmente può trattarla come ogni essere umano merita di essere trattato, con rispetto.

Yannik è il solo nome che ci è dato conoscere di un uomo che risulterà avere una doppia o forse anche tripla personalità. Che da persona gentile e disponibile si trasformerà in un essere spregevole e senza scrupoli. Chi, tra i vari personaggi, avrà la sfortuna di trovarlo sul proprio cammino?

Martin Vernet, quarantotto anni, è il marito di Klara. Un demonio, in quanto perverso, subdolo, violento, malato, ma con sembianze umane. Cresciuto con le parole del padre che gli ha insegnato che alle donne non bisogna lasciare troppo spazio, ma vanno limitate, controllate, represse, altrimenti diventeranno come una fiamma capace di bruciare gli uomini che le amano. Stiamo davvero parlando di amore? Poichè “amore” è la parola che spesso ripete a Klara, con convinzione, come motivo trainante per fare quello che non riesce a non fare, i maltrattamenti che non riesce a non perpetrare, sempre più squallidi, disgustosi, meschini.

Hendrik, un uomo imponente e bizzarro, vestito da Babbo Natale, che Klara troverà sul suo cammino in un incontro-scontro con l’auto di quest’ultimo, uscita da chissà dove. O forse è stata lei a sbucare all’improvviso da un punto nascosto del bosco e prendere l’uomo alla sprovvista? Su di lui vorrei lasciare un alone di mistero, a voi il compito di scoprire se è l’ennesimo personaggio negativo a impattare nella vita di Klara o se risulterà meglio di quanto lei stessa possa pensare, pur non credendo alle casualità e comprensibilmente poco fiduciosa nel prossimo.

Tra questa moltitudine di personaggi, si cela il killer del calendario, colui che da circa un anno uccide donne riportando poi la data sul muro con il sangue delle stesse.  Donne scelte a caso? Date con un significato o del tutto casuali?

Jules e Klara, sono, quindi, i due protagonisti indiscussi, accomunati da un’infanzia di violenza e sofferenza. Questo thriller mozzafiato, dai risvolti angoscianti e del tutto inaspettati, per il quale si alternano ansia e suspense, tristezza e paura, presente e flashback, crea un coinvolgimento totale e costante per tutta la narrazione grazie ad un intreccio magistrale e molti colpi di scena. Impossibile rimanere immuni al vissuto dei nostri protagonisti, in particolar modo di Klara, poiché grave e toccante è il tema delle violenze domestiche affrontato dall’autore, il cui messaggio arriva forte e chiaro: smettere di essere vittime si può, anzi si deve. Crude le scene orchestrate dalla perversità di Martin, pur non vi sia un’approfondita descrizione da parte dell’autore, particolare che ho molto apprezzato. 

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Sebastian Fitzek


è autore di una serie di romanzi (genericamente definibili psychothriller) di incredibile successo. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Tra i titoli in edizione italiana ricordiamo Il ladro di anime (Elliot, 2009), Il bambino (Elliot, 2009), La terapia (Rizzoli, 2007 – Elliot, 2010), Schegge (Elliot, 2010), Il gioco degli occhi (Elliot, 2011), Il cacciatore di occhi (Einaudi, 2012), Il sonnambulo (Einaudi, 2013) e Noah (Einaudi, 2014).

A cura di Sabrina Russo

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