Il passato è un morto senza cadavere




Autore: Antonio Manzini

Editore: Sellerio Editore Palermo

Collana: La memoria

Genere: Thriller

Pagine: 576

Anno edizione: 2024

Sinossi. Novembre, Aosta, il tempo è grigio, piove, il colore del cielo varia dal grigiastro al bianco nebbia. Un ciclista investito sulla strada della Valsavarenche si trasforma per Rocco Schiavone in una indagine difficile: un omicidio senza un movente apparente. Il vicequestore scaverà nel passato della vittima per venirne a capo, mentre le sue relazioni quotidiane sono turbate dai segreti del passato. Quando viene chiamato su una strada di montagna, al vicequestore Rocco Schiavone basta uno sguardo per capire di trovarsi di fronte a una rottura del decimo livello della sua personalissima classifica. Un ciclista, infatti, è stato vittima di un incidente. Il morto si chiama Paolo Sanna, un cinquantenne che da un po’ di tempo abita in zona ma che apparentemente nessuno conosce. Dai primi accertamenti risultano subito delle stranezze. Sanna era abbiente se non addirittura ricco, ma senza occupazione, nel tempo aveva cambiato periodicamente residenze in tutto il Nord Italia, sporadiche e superficiali amicizie, qualche amore senza conseguenze, parenti lontani e poco frequentati: insomma, «una specie di ectoplasma ai margini della società». A complicare le cose, c’è il rebus del taccuino trovato nella sua abitazione, una lista di nomi, sigle e numeri indecifrabili. Il quadro è quello di un uomo in fuga. Ma una fuga lunga, senza fine, se non fosse stato per quell’urto in montagna. Per vederci chiaro bisogna indagare nel passato, andando il più a fondo possibile, un passato che fa sprofondare il vicequestore di Aosta negli anni di gioventù di un gruppetto affiatato. Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto, ma è di sottigliezza che ha soprattutto bisogno, anche perché si fa sempre più drammatico il timore per la scomparsa inspiegabile di una persona, una donna, a cui qualcosa di intenso lo lega.

 Recensione di Sabrina De Bastiani

«Ti chiederei se vivere nella memoria impedisce di vivere».

Il passato è un morto senza cadavere.

Quanta bellezza dolente in questo titolo e quanta in queste pagine che ci regalano, a parer mio, uno dei migliori Schiavone di sempre, se non addirittura il migliore, a oggi.

Antonio Manzini, infatti, consegna alle stampe e a i lettori un romanzo epocale, sotto molti aspetti e punti di vista. Sia per essere specchio e farsi lente della nostra epoca, 

 «Bisogna prova’ sempre altre soluzioni?»

«E perché non si prova?».

«Lì c’entra la politica, Furio, e quando la politica entra fa implodere la logica, distrugge l’etica, e cancella anche l’estetica di una democrazia. Mò ti è chiaro?»

sia nel segnare l’inizio, quale che sarà, di un’epoca nuova per il suo protagonista, Rocco Schiavone.

(…) in quel momento la grotta era buia e la sensazione di essersi smarrito era

scomoda, se non addirittura insostenibile.

Un percorso, quello del vicequestore in questi capitoli, che mi ha toccata, commossa, colpita, intenerita, appassionata, divertita, fatto riflettere.

«La vita è un insegnante terribile. Prima te fa l’esame e poi te spiega la lezione.» 

Un personaggio, Schiavone, così magistralmente connotato  fin da subito, così fortemente radicato e facente parte del nostro immaginario, che qui  si consegna  al suo Autore, e di conseguenza al suo pubblico, svelandosi, snudandosi, offrendo la parte di se stesso che più ha protetto. 

La sua emotività più intima.

Il passato è un morto senza cadavere.  

Già. 

Infatti, come si fa a vivere nel passato?

Una, la risposta. 

Ricordando. La mente può farlo, il corpo no. Che piaccia o meno, il corpo vive nel presente, proiettato nel futuro, almeno finché si è vivi.

Per Rocco Schiavone, in qualche maniera, un non vivo, da tanto, troppo tempo, arriva la resa dei conti.

Parte dalle sollecitazioni di chi gli è accanto, Marina – E quale sarebbe la teoria, sentiamo. Che non vivo il presente?»

«Che non vivi»

da quelle di chi gli è attorno. La sua gente. Baldi, Gambino, Rispoli, Scipioni, Deruta, D’intino, Brizio, Furio, Lupa a modo suo.

Il rischio di vivere fa parte della vita.

E qui più che mai Schiavone, proprio a partire da se stesso, è tentato fortemente di correrlo, ancora, questo rischio.

Sto cercando di uscire, tirare fuori la testa per respirare ma non ho il coraggio di dirlo?

Questi gli interrogativi fondanti che non può più impedirsi di porsi, Rocco. 

Particolarmente pungolato anche  da un’indagine che costringe lui e la squadra a scavare nel passato di un uomo che sembrava non abitare la sua casa, non avere un lavoro, che cambiava spesso residenza, città, a volte paese, sportivo, ma neanche troppo. Una specie di ectoplasma che viveva ai margini della società, slegato da rapporti sociali o amorosi, e al contrario degli altri esseri umani non aveva voglia di lasciare traccia del suo passaggio, una persona sfuggente e fuggevole perlomeno finchè la sua vita si interrompe a seguito di un incidente che si scoprirà presto essere un omicidio.

Cosa che, effetto domino,  porta a scavare nel passato di più persone, a lui faticosamente ricollegate.

Una scia di morti, ciascuno con qualcosa che lo collega all’altro. 

Ma come? Perchè? 

La veda come una collana, ho tutte le pietre che sono i sei cadaveri, mi manca il filo di collegamento che le tiene unite.

Il passato, eccolo ancora prepotentemente e sempre più sorprendentemente, ha le risposte e chi oggi potrebbe darle,   non ha alcuna intenzione di farlo. 

Omette, mente, insabbia, depista.

Che è quello che un pò ha fatto Schiavone, su se stesso, con se stesso e per se stesso.

E poi c’è lei. 

C’è finalmente tantissimo lei, qui.

Sandra.

«La nostra era una favola al contrario, te n’eri mai accorto?».

«No, Sandra, che intendi?».

«Io ero il principe col castello che veniva per salvare la bella addormentata, ma tu non ti sei voluto svegliare».

E la consapevolezza di quanto sia vero, di quanto quella favola, se pur al contrario, fosse dannatamente e meravigliosamente reale, la paura, che prima serpeggia sinuosa e insinuante e poi per una serie di fatti deflagra, che sia troppo tardi, che sia tutto perduto, che Sandra sia perduta, per sempre.

C’è LA storia, ci sono LE storie personali, c’è L‘espressione di un pensiero limpido e non asservito a nessuna logica di potere e prevaricazione.

C’è LA scrittura. Potente, diretta, fulminea, evocativa. Magistrale.

Una sequenza mirabile di parole, caratteri, interpunzione, che afferra il lettore per trasportarlo direttamente all’interno di ogni riga, spettatore e attore al contempo.

Cio’ che Manzini descrive e racconta,  si fa mondo, assume contorni concreti, avviluppa i sensi. Udiamo le voci e gli accenti dei protagonisti, percorriamo le strade e i sentieri. Siamo ora ad Aosta, ora a Roma, ora a Udine, gustiamo i sapori, odoriamo i profumi, il freddo, il sudore della tensione e della paura. Smicciamo.

Sopra ogni cosa, sentiamo.

«Quando si può dire che si smette di amare una persona?».

«Non lo so. Forse mai.»

«Appunto, dottor Schiavone.»

Quando si può smettere di amare le pagine e le storie di Antonio Manzini?

«Non lo so. Forse mai.»

«Appunto, dottor Schiavone.»

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Antonio Manzini


Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini. Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).
Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).
Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).
Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014). Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati con Sellerio sono: 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), La giostra dei criceti (2017), L’ anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ogni riferimento è puramente casuale (2019), Gli ultimi giorni di quiete (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022), Elp (2023), Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (2023), Il passato è un morto senza cadavere (2024). Nel 2024 debutta nel catalogo Giallo Mondadori con il romanzo Tutti i particolari in cronaca.