Omaggio a Ennio Flaiano
Autore: Diego Zilio
Editore: Castelvecchi
Genere: Narrativa
Pagine: 124
Anno edizione: 2024
Sinossi. È accaduto in modo del tutto fortuito. Chi è lei? La sua amante? Una prostituta? Siamo in Congo e bisogna affrontare la realtà, decidere che fare. Nascondersi? Fuggire? Tempo di distruggere è al contempo un omaggio e un’avvincente rilettura calata al giorno d’oggi di Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, primo romanzo a imporsi allo Strega, nel 1947: il titolo stesso riprende i versi dell’Ecclesiaste, proseguendo l’ideale citazione. Ma è anche un’opera del tutto autonoma e un suggestivo viaggio nella psiche umana.
Recensione di
Patrizia Argenziano
“Tempo di distruggere”, omaggio a Ennio Flaiano e alla sua indimenticabile opera “Tempo di uccidere”.
“Tempo di distruggere” è soprattutto un romanzo firmato Diego Zilio, inconfondibile con la sua scrittura puntuale, efficace, a tratti tagliente.
L’autore ci mette a dura prova sin dalla prima pagina. Il nostro protagonista è un soggetto strano, quasi insofferente, forte e fragile contemporaneamente, adatto a una trasferta in Congo? Questo è quello che mi chiedo subito, rapita dall’ambientazione e dal caldo.
Un uomo del suo livello sembra spaesato in una realtà che ovviamente non gli appartiene ma a cui dovrebbe essere ben più che preparato.
In Congo niente è come sembra, o meglio, tutto è diverso, al limite del misterioso, rispetto ai ricordi, alla documentazione, alle indicazioni ricevute prima della partenza. Si sente un pesce fuor d’acqua, in trappola, obbligato a essere quello che non è per compiacere gli altri e per il quieto vivere. Questi sono i pensieri che gli girano vorticosamente in testa.
Non sono spesso anche i nostri?
E io vi chiedo quanto è sottile la linea di confine tra sentirsi liberi e in trappola?
Dopo il “fattaccio” ho riletto più volte le prime pagine e sono rimasta di ghiaccio.
Il “fattaccio”: un insieme di eventi a cascata che si verificano come fuochi d’artificio impazziti scatenando il panico. Quel panico che toglie l’ossigeno e manda il cervello in sofferenza, che fa perdere ogni barlume di lucidità e compiere atti senza senso alcuno.
Pagina dopo pagina si assiste a una sorta di spettacolo teatrale dove il protagonista privato di ogni ragione e amor proprio prova a “confrontarsi” con un mondo lontano dal suo. In questo “dormiveglia” mentale in cui tutto appare confuso, si chiede se, in realtà, tutto l’accaduto non sia invece la rappresentazione più vicina del suo essere. Scoperto, senza restrizioni, semplicemente libero. Mostro o uomo che sia.
E se tutto questo panico non fosse altro che l’amara scoperta di non essere perfetti bensì portatori di un buio profondo celato nelle pieghe dell’anima?
Un percorso travagliato nella psiche umana che cattura il lettore con una forza inaudita, spaventa e spinge a interrogarsi. Perché è proprio vero: tutto ciò che non conosciamo impaurisce.
Intorno a questa fine caratterizzazione dei personaggi c’è il Congo, c’è l’Africa dei giorni nostri con tutta la sua atmosfera, la cappa all’aeroporto, lo sfruttamento delle donne, la vita nelle fabbriche e non solo. Altri vasi che si scoperchiano uno ad uno. Un romanzo completo.
Omaggio ben riuscito. L’autore si è distinto, ancora una volta, per essersi addentrato là dove tutto è complicato.
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Diego Zilio
È nato nell’aprile del 1980 e vive a Cittadella (Padova). Giornalista, con “Tempo di distruggere” è al suo quinto libro di narrativa, dopo due raccolte di racconti e altrettanti romanzi. Con Castelvecchi nel 2021 ha pubblicato “L’inganno – L’instabile equilibrio delle cose”. Per i suoi racconti ha ottenuto diversi riconoscimenti, venendo inserito in varie antologie.
A cura di Patrizia Argenziano