L’artista e il signore di Urbino




CHIARA MONTANI


Editore: Garzanti

Genere: Giallo storico

Pagine: 400

Anno edizione: 2025


Sinossi. Lavinia si stringe nel mantello mentre il vento gelido s’insinua nella carrozza. Sta andando a Urbino. Quando arriva, scorge una figura che le toglie il respiro: è Piero della Francesca. Il suo cuore salta un battito. In passato hanno condiviso qualcosa di incredibile e segreto. Piero è stato chiamato a Urbino perché la città vuole diventare un punto di riferimento per l’arte e la cultura: il castello di Federico da Montefeltro è un continuo viavai di artisti. Anche Lavinia è una pittrice, ma non può dirlo a nessuno, perché è un mestiere che non si addice a una donna. Eppure, dietro all’atmosfera vibrante che anima la città, c’è qualcosa di oscuro. Bastiano del Colle, medico di corte, è morto in circostanze poco chiare. Nelle mani stringe un componimento inquietante, firmato Nemesis, la dea della vendetta. La poesia accusa il conte di Urbino di crimini atroci e si chiude con la promessa di altre tre rivelazioni sconvolgenti. Lavinia lo sente: qualcosa di terribile sta per accadere. Quando poi scopre che Piero è coinvolto nel mistero della morte di Bastiano, capisce di non potersi tirare indietro. Deve aiutarlo a risolvere il caso. Chiara Montani ha il dono di trascinare il lettore nelle atmosfere che racconta. Questa volta ci porta nel cuore della Urbino rinascimentale, in cui arte e potere convivono in precario equilibrio. Tornano due personaggi che hanno fatto emozionare tutti: Lavinia Alinari e Piero della Francesca. Ancora una volta, l’autrice ci regala una storia coinvolgente, che fonde mistero e sentimenti proibiti, in un affresco minuzioso di un’epoca che non smette di affascinare.

 Recensione

di

Bruno Vigliarolo


Nel terzo e ultimo romanzo dedicato alla figura di Piero della Francesca, Chiara Montani tesse un giallo storico in cui il rigore documentativo si fonde con una trama adrenalinica e con un tributo emozionante alla pittura del Quattrocento.

Fin dai primi capitoli si intuisce che L’artista e il signore di Urbino ha alle spalle dei prequel importanti, ricchissimi di intrecci narrativi. Ciononostante – pur non avendo letto i precedenti romanzi della saga – non ho fatto alcuna fatica a seguire le azioni e i pensieri della protagonista nonché voce narrante della storia: la pittrice Lavinia Alinari, un personaggio di fantasia (nipote di Domenico Veneziano) che troviamo a Roma sul finire del 1461.

L’incontro fortuito con la contessa Battista Sforza, avvenuto davanti al polittico giottesco che ornava la vecchia basilica di San Pietro, offre il La per intraprendere un viaggio fino a Urbino, alla corte di Federico da Montefeltro

Proprio lì Lavinia ritrova, a sorpresa, Piero della Francesca, a cui è legata da un sentimento intenso, che nemmeno il tempo e la lontananza sono riusciti a scalfire. Un amore inconfessabile – al pari di quello per la pittura – che tuttavia deve presto affrontare le ombre incombenti sulla corte: avvelenamenti e omicidi efferati, accompagnati da componimenti in versi tesi a dileggiare la figura del conte e quella del suo reggente, Ottaviano Ubaldini. Una sfida sanguinaria e malevola.

Le indagini si snodano tra le stanze e i cantieri del magnifico Palazzo Ducale, e ogni pagina diventa occasione per raccontare un frammento di storia dell’arte rinascimentale. Attraverso lo sguardo attento di Lavinia scopriamo l’ideazione di capolavori assoluti come il Doppio ritratto dei duchi di Urbino e la celeberrima Pala di Brera. Un forziere di tesori, la corte urbinate, in cui transitano pure ambite opere di Jan van Eyck e artisti del calibro di Giovanni Santi e Donato Bramante.

Ma la Storia, com’è noto, non ha mai un andamento lineare, ed ecco che accanto alla bellezza intrisa di cultura umanistica non mancano tensioni e fermenti reazionari: fanatismi religiosi, accesi scontri fra magistratura cittadina e autorità signorile, oscure trame politiche che sembrano condurre a Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e nemico giurato di Federico da Montefeltro.

La scrittura di Chiara Montani ha il grande pregio di coniugare scorrevolezza, eleganza e ricchezza lessicale. La narrazione in prima persona regala un racconto immersivo, cesellato di descrizioni dettagliate e dialoghi coerenti con l’ambientazione storica; introspezioni profonde, che contribuiscono a plasmare la personalità di Lavinia, i suoi sentimenti e le sue ambizioni.

Il finale arriva inaspettato e – pur rivelando moventi e gesti decisamente estremi – suggella in modo efficace un’indagine ben ritmata. Per concludere, sento di poter consigliare questo romanzo a tutti gli appassionati di gialli storici: una lettura che azzardo a definire imprescindibile, poi, per gli amanti della narrativa incentrata sul Rinascimento.

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Chiara Montani


architetto di formazione, ha lavorato nel campo del design, della grafica e dell’arte, esplorando varie tecniche e materiali, e partecipando a esposizioni in Italia e all’estero. Specializzata in arteterapia, conduce da anni atelier sulle potenzialità terapeutiche del processo creativo. Con Garzanti ha pubblicato anche Il mistero della pittrice ribelle (2021), suo romanzo d’esordio, La ritrattista (2022) ed Enigma Tiziano (2023).