Rosso profondo




ANTONIO PAOLACCI

PAOLA RONCO


Editore: Ubagu Press

Genere: thriller

Pagine: 420 p., Brossura

Anno edizione: 2025


Sinossi. Il 15 settembre 1991, sotto un viadotto della tangenziale torinese, viene ritrovato il corpo senza vita di una donna vestita con un abito rosso in chiffon di seta. I giornali la chiamano subito la «signora in rosso», citando il titolo di un film di qualche anno prima, e così ancora oggi è ricordata. Il suo nome vero è Franca Demichela, ha 48 anni, è figlia di un dirigente Fiat ed è sempre stata considerata una persona stravagante. Il caso, rimasto irrisolto, vede tra i principali sospettati il marito Giorgio Capra, 49 anni, impiegato Fiat, e un gruppo di tre «slavi» che Franca ha incontrato la sera prima della morte. Inquirenti e opinione pubblica si dividono presto in due fazioni opposte, simboleggiate dalla rivalità accesissima tra polizia e carabinieri, che si ritrovano entrambe a indagare con convinzioni molto diverse. Trent’anni dopo, scavando fra testimonianze e archivi, una coppia di scrittori inizia a raccontare quel caso proprio quando la procura decide di riaprirlo. Ne nasce un’indagine su un omicidio (o forse un femminicidio) che va oltre la sola ricerca di un colpevole e diventa uno straordinario romanzo dal vero. Partendo dagli anni in cui tutto iniziava a cambiare e dal cuore oscuro di Torino, città simbolo del sistema economico italiano, nonché capitale dell’esoterismo e dell’occulto, Rosso profondo racconta una storia oltre il prisma distorto dei luoghi comuni e degli stereotipi, una storia misteriosa come ogni delitto e impietosa come un’inchiesta sull’anima inquieta di questo paese.

 Recensione

di

Sabrina De Bastiani


Definire il personaggio: non è forse la base di partenza di ogni storia? Solo che adesso non devono inventarlo, ma decifrarlo usando frammenti impazziti di realtà.

Ed è esattamente quello che fanno, mirabilmente, Antonio Paolacci e Paola Ronco, in “Rosso profondo”. 

Non inventano nulla, nemmeno i loro dubbi, le loro emozioni, le coincidenze, i ricordi.

Perchè nei true crime, e la morte di Franca Demichela lo è,  non si inventa nulla, perchè davvero la realtà, purtroppo, talvolta supera la fantasia.

Paolacci e Ronco si immergono con sensibilità, precisione e partecipazione – Anche per cercare risposte a domande che nessuno ha mai fatto   nella realtà di una Torino anni 90 – Se c’è una cosa che questa città sa fare è nascondere i segreti – nelle pieghe di un delitto con tante possibili spiegazioni –  e dunque nessuna –  entrando loro stessi in prima persona nella storia di una storia, riuscendo nella difficile impresa di essere  oggettivi restando umani,  mettendosi in gioco e facendo sì, in tal modo, che il lettore sia costantemente accanto a loro, catapultato da posizione privilegiata, nel centro di una fittissima tela di ragno. 

Come ha insegnato Carlo Emilio Gadda, ricostruire a  ritroso la realtà vuol dire inseguire qualcosa di opaco e sfuggente; ogni verità si nasconde sempre dietro un velo di complicati intrecci. 

E la vita di Franca Demichela, la protagonista di queste pagine, è un gigantesco complicato intreccio.

Demichela è una donna bella, appariscente, ingombrante, ostentativa. Sopra le righe, disinibita, chiassosa, colorata. Chiacchierata. 

Muore, assassinata, così come è vissuta. Sgargiante. Vestita di rosso. 

La trasmissione tv che in quel periodo inaugura il filone del racconto true crime

in Italia. È condotta da Corrado Augias, e si chiama Telefono giallo: un format che sarà poi ripreso in molte altre programmazioni future. La puntata intitolata “La signora in rosso” va in onda il 27 ottobre 1992.

Ha tanti uomini, Franca Demichela –  «A volte li pago, altre volte ci innamoriamo».

E ha un marito. 

Che non è appariscente, ingombrante, ostentativo.  Che non è sopra le righe, disinibito, chiassoso, colorato.

Chiacchierato. 

Un marito che vive  così come è vissuto. Opaco. Vestito di grigio. 

La donna in rosso e il grigio contabile, il giorno e la notte. 

Fuori è buio e l’autunno incombe.  

L’indagine sull’omicidio di Franca Demichela non è neppure cominciata ed è già macchiata dal nemico più insidioso della verità: il preconcetto.

Il pregiudizio è una lente deformante, una torcia che illumina solo una direzione ed esclude, o riduce drasticamente, la possibilità di un sentiero alternativo.

E’ pericoloso, limitante.

Lo è sempre, tanto più laddove si debba ricercare l’identità di una mano omicida, laddove un’idea preconcetta porti a tralasciare possibilità diverse, importanti.

Prima di giudicare una persona  bisognerebbe vederla nel suo momento estremo di vulnerabilità.

Franca Demichela nelle parole del marito, delle persone che l’hanno conosciuta, dei vicini di casa, dei negozianti e dei baristi che era solita frequentare,    nei verbali e nei documenti che Paolacci e Ronco leggono, rileggono e studiano approfonditamente, emerge come  un’ irregolare, una persona di emotività instabile , capace di repentine sfuriate e quiete dolcezze, con orari ballerini e una vita notturna spesso movimentata.

Si è detto di lei che fosse legata a ambienti esoterici –  il Genio Alato che conducesse affari loschi nei giri  dropout che frequentava, che il colore rosso, curiosamente e fatalmente ricorrente nella sua vicenda, fosse legato a un disegno cospirazionista – La Rosa rossa, un gruppo di potere segreto che governa il mondo –  con i  giornali a titolare Delitto da romanzo.Trasgressione, fantasia, luoghi comuni.

E in tutto questo qualche sporadica voce fuori dal coro a definirla una donna tranquilla, che non alzava mai la voce.

Di certo una donna che non passava inosservata.

Eppure le testimonianze, la ricostruzione delle ultime giornate, delle ultime ore prima di ritrovarla senza vita, sono un dedalo.

Non si smentiscono radicalmente, eppure non collimano al cento per cento, lasciando sempre margini di dubbio, ore irricostruibili, come se ciascuno mentisse un po’ di verità.

Ogni persona è un’enigma.

Ma ci insegnano fior di Autori, come e quali  Paolacci e Ronco, quanto sia caratteristica tipica dei romanzi l’idea che, se un personaggio dice il falso, lo farà sempre di proposito; mentre nella realtà non è così.

Nella realtà un omicidio  come quello di Franca Demichela può rimanere insoluto.

Ciononostante, il lavoro magistrale  di Antonio Paolacci e Paola Ronco, sostenuto dalla loro scrittura nitida, potente, rotonda eppure incisiva, avvolgente e autentica, la loro prospettiva inedita nell’affrontare la materia, il materiale umano, la vicenda tutta,  a 360 gradi, permette a fine lettura di comprendere decisamente meglio e fare luce sul perché  un delitto come quello di Franca Demichela sia rimasto insoluto.

E anche dove si trovi l’assassino.

Precisamente lì, in quella crepa aperta tra finzione e apparenza, tra educazione formale e segreti inconfessati.

Acquista su Amazon.it: 

Paola Ronco, Antonio Paolacci


Paola Ronco nata  a Torino, vive a Genova. È stata finalista al Premio Calvino 2006 con A mani alzate. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Corpi estranei (Perdisa Pop), seguito nel 2013 da La luce che illumina il mondo (Indiana). I suoi racconti sono apparsi su riviste on line e in varie antologie, tra cui Tutti giù all’inferno (Giulio Perrone, 2006) e Love out (Transeuropa, 2012). Scrive a quattro mani con Antonio Paolacci la serie dedicata al vicequestore aggiunto Nigra, inaugurata dal romanzo Nuvole barocche (Piemme, 2019 – Premio Nebbia Gialla 2019; Premio Giallo al Centro 2019; Premio Glauco Felici 2020) e proseguita con i romanzi Il punto di vista di Dio (Piemme, 2020), Tutto come ieri (Piemme, 2022), La notte non ha bisogno (Piemme, 2024), Tu uccidi (Effequ, 2023).

Antonio Paolacci nato nel basso Cilento, vive a Genova. È scrittore, insegnante di scrittura creativa ed editor. Ha iniziato a lavorare come editor nel 2008, dirigendo insieme a Luigi Bernardi il marchio editoriale Perdisa Pop. Ha pubblicato, tra gli altri: Flemma (Perdisa Pop, 2007; Morellini, 2016), Salto d’ottava (Perdisa Pop, 2010), Piano Americano (Morellini, 2017) e svariati racconti e articoli in antologie collettive e riviste. Scrive a quattro mani con Paola Ronco la serie dedicata al vicequestore aggiunto Nigra, inaugurata dal romanzo Nuvole barocche (Piemme, 2019 – Premio Nebbia Gialla 2019; Premio Giallo al Centro 2019; Premio Glauco Felici 2020) e proseguita con i romanzi Il punto di vista di Dio (Piemme, 2020), Tutto come ieri (Piemme, 2022), La notte non ha bisogno (Piemme, 2024), Tu uccidi (Effequ, 2023).