Recensione di Michela Alfano
Autore: Elda Lanza
Editore: Salani
Pagine: 199
Genere: giallo
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Protagonista di questo nuovo romanzo è il palazzo trecentesco dei ricchi e potenti Trovamala di Mirò che sorge muto e misterioso sugli scogli, là dove comincia il mare… Alla morte di Donna Evelina, l’unica della famiglia rimasta padrona e despota assoluta nell’antica dimora, ritornano a palazzo tutti i nipoti con relativi mariti e mogli per il funerale. Un testamento che non si trova, un’eredità dubbia e contesa, una famiglia senza ricordi, improvvisamente messa di fronte a un delitto mostruoso che toccherà a Max Gilardi, avvocato e nipote, chiarire e risolvere. È l’occasione per riprendere contatto con le sue origini siciliane e riscoprire il palazzo della sua infanzia, i giochi di allora, gli ambienti sbiaditi dal tempo in un groviglio di antichi segreti e di ambigue presenze… Da Donna Evelina, dalla sua storia e da una domanda rimasta senza risposta dai tempi in cui era ragazzo, Gilardi dovrà iniziare per capire le ragioni di un atroce delitto. E risolvere il caso, sottraendosi agli altri con pudore.
RECENSIONE: La prima cosa che colpisce di questo romanzo sono le atmosfere, tratteggiate perfettamente.
Leggendo non si può evitare di immaginarsi nei luoghi descritti, con tutti i sensi attivati: si vede il mare estendersi all’orizzonte, come se lo si avesse davanti; si avvertono le carezze del vento sulla pelle e l’odore di salsedine, misto a quello di pane appena sfornato proveniente dalla cucina; si ode il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e il vociare del parentado eccezionalmente riunito; e si percepisce il gusto della panna cotta alla salsa di pere, morbida e vellutata.
I personaggi sono caratterizzati attraverso il modo di rapportarsi tra loro, ma soprattutto con il cugino Massimo. Lui non se ne ricorda quasi nessuno, è passato molto tempo da quando è stato l’ultima volta a Palazzo. Per loro lui è l’Avvocato, quello che se ne intende, che sa. E quindi quello che potrebbe, sì, aiutarli, ma anche fregarli.
La lettura, dopo le prime pagine un po’ lente (complice anche qualche periodo eccessivamente lungo), procede spedita. Anche quando non accade nulla di rilevante, è piacevole sostare nei luoghi narrati e fare compagnia a Max Gilardi, per esempio durante un sontuoso pranzo, la cui descrizione solletica il palato anche di chi legge.
La trama è interessante e coinvolgente e presenta tutti gli aspetti tipici del giallo. L’assassino non viene estratto dal cappello nell’ultima pagina, ma è uno dei personaggi, sempre lì, sotto gli occhi del lettore. Anche gli elementi di sorpresa sono ben costruiti e coerenti, ma non così inattesi da suonare stonati. Il mosaico si forma poco a poco, pagina dopo pagina, soprattutto grazie alle chiacchiere.
Dovendo trovare una nota dissonante, la legherei proprio alle chiacchiere. Troppe! Tutto lo sbrogliamento della matassa avviene sulla base di qualcosa che viene scoperto perché qualcuno lo racconta. Si sente la mancanza di un po’ di azione.
Una nota in più: Max Gilardi non vede la luce in questo libro, che è l’ottavo della serie delle sue avventure. L’affascinante Avvocato era infatti il protagonista del primo romanzo Niente Lacrime per la Signora Olga, dove era, però, commissario di Polizia a Milano. A causa di tormentate vicende personali, smetterà i panni del commissario e tornerà a esercitare la professione di avvocato a Napoli, sua città natale.
Elda Lanza
(Milano, 5 ottobre 1924) è una giornalista, autrice e presentatrice televisiva, oltre che esperta di comunicazione e romanziera italiana. Attiva nel movimento femminista e forte di una precoce e intensa attività di scrittrice e giornalista, dopo gli studi all’Università Cattolica di Milano e alla Sorbona di Parigi (dove fu allieva, tra gli altri, di Jean Paul Sartre), nel 1952 viene contattata dai dirigenti dalla neonata televisione italiana di cui, dopo svariati provini, diventa la prima presentatrice.
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