L’incredibile influenza di “Ai confini della realtà”
A cura di Alessandro Chiometti
Autore di alcuni romanzi e di molti racconti brevi, cura con l’Associazione Civiltà Laica di cui è presidente la Direzione Artistica del Terni Horror Fest
“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce. È senza limiti come l’infinito. È senza tempo come l’eternità. È la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell’immaginazione, una regione che si trova ai confini della realtà”
Il bellissimo incipit che accompagnava l’inizio di molte delle notti estive dei ragazzi italiani degli anni ’80 (quando Italia uno cominciò a riproporre molte serie americane che avevano trovato poco spazio sulla Rai) rimane tutt’oggi un esempio di genialità che dimostra come le idee contino molto di più degli effetti speciali quando si parla di gotico, fantastico, horror e mistero.
“Ai confini della realtà” di idee ne aveva da vendere, a parte Rod Serling, storico presentatore delle puntate, che “entrava” nell’ambientazione di queste all’inizio e alla fine, in un meccanismo curioso ma che funzionava benissimo, aveva come principali sceneggiatori Richard Matheson, Ray Bradbury, e Charles Beaumont.
Le storie andavano dalla classica science fiction di allora, a storie decisamente più inquietanti.
Ma in tutte c’era un’atmosfera magica, onirica che pervadeva lo spettatore incollandolo letteralmente allo schermo, e la potenza per l’appunto era nelle storie. Le idee estremamente originali che hanno influenzato moltissimo le generazioni di scrittori e sceneggiatori degli anni seguenti.
La prima serie uscì negli Usa nel 1959 e più di ogni altra cosa dovette affrontare i problemi relativi alla censura, che allora era spietata. Tuttavia il successo riscontrato consentì di andare avanti per ben cinque stagioni che considerati i temi trattati significò andare oltre ogni più rosea previsione.
Ricorrente infatti, in molti episodi (oltre l’inevitabile confronto con l’ignoto, la morte e il soprannaturale) la tematica della paura del diverso che n tempi di maccartismo sfrenato la rendeva particolarmente scomoda.
Fra gli attori che esordirono o troviamo giovanissimi in quelle puntate possiamo ricordare William Shatner, Robert Redford, Charles Bronson, Lee Van Cleef, Lee Marvin.
Da ricordare anche l’apparizione di un vecchio Buster Keaton nella memorabile puntata della terza serie “C’era una volta” scritta da Matheson.
Nonostante il bianco e nero e i ritmi cinematografici lenti a cui non siamo più abituati (purtroppo) le puntate delle cinque stagioni originali sono godibilissime ancora oggi, molto superiori a quasi tutto il pattume che arriva sullo schermo, soprattutto sulle tv non a pagamento.
“Ai confini della realtà” poi proverà a riproporsi con episodi nuovi a colori proprio negli anni ’80 (Spielberg era fra i promotori del rilancio) ma era abbastanza evidente che non c’era più quell’atmosfera magica curata da Rod Serling.
Nonostante il buon successo del film a episodi che doveva lanciarla (Spielberg, Landis, Dante e Miller i registi) non andò molto lontano.
Ancor peggio andò al revival degli anni 2000 con Forest Whitaker a prender eil posto di Rod Serling.
Ma ve lo possiamo garantire, la visione delle puntate originali delle cinque serie degli anni ’60 (reperibili in dvd) sono fonte di ispirazione per ogni scrittore e sceneggiatore anche dei nostri giorni. Oltre che ovviamente una delizia per gli occhi di chi apprezza il vintage.
Alessandro Chiometti