Neppure De Palma
riesce a rendere la bravura di Ellroy
Trama. 1947. Bucky Bleichert e Lee Blanchard sono due poliziotti amici, ex pugili, innamorati della stessa donna, la misteriosa Kay Lake. La loro esistenza viene sconvolta quando i due si ritrovano a indagare sul brutale omicidio di Elizabeth Short, una giovane con ambizioni d’attrice soprannominata la Dalia nera.
Ellroy è diventato famoso in tutto il mondo più che per le sue straordinarie storie per le descrizioni che ha saputo sapientemente costruire nei suoi romanzi. Da Dalia Nera ad American Tabloid passando per L.A. Confidential tutto nei suoi libri è curato alla perfezione. Gli abiti dell’epoca, le auto della polizia e dei gangster, le ambientazioni delle ville californiane o degli appartamenti sulla Strip di Las Vegas, gli uffici dell’FBI e le bettole dei malavitosi da quattro soldi.
Ellroy è un fotografo che scrive benissimo e i lettori lo amano per questo.
Quando Brian De Palma decide di presentare la sua Black Dalia alla 63° edizione della Mostra del cinema di Venezia, perciò, tutti si aspettano una pellicola che lasci davvero senza fiato. Come si può sbagliare, infatti, se la scrittura dei Ellroy è già una sequenza cinematografica e De Palma è un regista con una carriera consolidata e acclamata alle spalle?
E invece come succede spesso ai registi più premiati, i film tratti da romanzi famosi e lettissimi si trasformano in veri flop. E non perché nessuno va a vederli, anzi. Ma perché il confronto con autori di grosso calibro, nel caso specifico di Ellroy, giallista da milioni di copie vendute, semplicemente non regge.
Colpa dei centoventi minuti?
Potevano essere anche centottanta sullo schermo, in realtà, ma rimane il fatto che alcuni autori non potranno mai essere compressi alla perfezione nei tempi cinematografici perché la loro narrazione è troppo precisa, troppo evocativa, troppo minuziosa per una riduzione filmica.
E Dalia Nera il primo grande successo dello scrittore americano e quello che lo ha fatto conoscere al grande pubblico è “irriducibile” anche per un regista geniale come De Palma.
Nel film mancano le emozioni poetiche che legano i quattro protagonisti, i due poliziotti e le due prostitute, Kay e Batty, appunto la Dalia Nera. Scompaiono le sfumature delle personalità delle due donne e anche quando il cadavere di Betty viene ritrovato non c’è affatto nella pellicola di De Palma la tensione emotiva che trasporta i lettori nel romanzo.
Ci si chiede come ha fatto un regista con il talento della messa in scena come Brian a non riuscire a rendere la narrazione di James? Eppure è così.
Black Dalia è un film niente affatto all’altezza del libro dove solo la straordinaria capacità del premio Oscar Dante Ferretti riesce ad ovviare alle scarse interpretazioni di Scarlett Johansson e Aaron Eckhart regalando agli spettatori una ricostruzione perfetta della Los Angeles degli anni ’40 e rendendo più di atmosfera una pellicola che altrimenti si sarebbe ridotta a narrare poco più che l’assassinio di una pseudo starletta di Hollywood. Un vero peccato.
The Black Dahlia
CAST
REGIA: Brian De Palma
SCENEGGIATURA: Josh Friedman
FOTOGRAFIA: Vilmos Zsigmond
MONTAGGIO: Bill Pankow
MUSICHE: James Horner
PRODUZIONE: RUDY COHEN, MOSHE DIAMANT E ART LINSON PER SIGNATURE PICTURES, EQUITY PICTURES MÉDIENFONDS GMBH & CO. KG III, MILLENNIUM FILMS, NU IMAGE