L’eco della pioggia




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Yu Hua

Traduzione: Nicoletta Pesaro

Editore: Feltrinelli

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 304

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Il giovane Sun Guanglin riannoda i fili della propria esistenza, lasciando che i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza riportino alla luce le storie tragiche e spassose dei suoi familiari, amici e compaesani. In un ritmo lento e cadenzato come lo scorrere del fiume, che fa al tempo stesso da sfondo e da personaggio del romanzo, assistiamo alle sue prime esperienze: la scoperta della sessualità, la gioia e il tormento dell’amicizia, la solitudine e l’abbandono degli adulti, che accomunano, riunendole, la generazione dei vecchi e quella dei bambini. Un romanzo della memoria, un romanzo di formazione, un quadro della società cinese contemporanea. La società cinese postrivoluzionaria, e in particolare quella contadina, trova in questo libro un affresco corale, la propria voce “dall’interno”. Il romanzo che ha lanciato Yu Hua come un’importante firma della narrativa cinese contemporanea.
“Non sono affatto un uomo disposto a morire per le proprie convinzioni. A parte la vita in sé, non riesco a trovare altre ragioni per cui valga la pena di continuare a vivere.”

Recensione

Siamo in piena Cina maoista, un periodo travagliato in cui la società era rigidamente divisa tra contadini, operai e funzionari governativi.

Un paese enorme con millenarie contraddizioni viene sottoposto a un pesante stress psicologico per trascinarlo fuori dall’arretratezza e dalle superstizioni. Il potere centrale diviene capillare e irrora tutta la società con i suoi principi inconfutabili. È in questa cornice che si sviluppa la storia di Sun Guangling e della sua famiglia in un rincorrersi di ricordi e ritratti dei personaggi che affollavano la sua infanzia e adolescenza. Ci troviamo di fronte a una sorte di “Recherche” cinese dove odori, sapori, paesaggi rappresentano l’occasione di parlare del passato, vero o falsificato dalla nostra immaginazione ma comunque impresso nella memoria.

Ci immergiamo nella campagna cinese e nella vita dura di bimbi e adulti. Lo stagno, il fiume sono i luoghi dove si svolgono i giochi dei ragazzi e dove a volte accadono tragedie imprevedibili. Le capanne, che rappresentano il momento di riunione delle famiglie, sono prive di qualsiasi lusso e persino un bacile o uno sgabello sono oggetti preziosi. La maggior parte della popolazione vive con l’indispensabile e a volte non ha neppure quello.

Le donne sono una sorta di proprietà della famiglia prima e del marito poi. Gli uomini si rifugiano nel bere per coprire l’inutilità della propria vita e del proprio faticare. I bambini sono lasciati a loro stessi fino a che non iniziano la scuola dove imparano i primi rudimenti della scrittura. Il protagonista del libro si sofferma sui ricordi dell’infanzia, dei fratelli e dei compagni di giochi. La sua vita è scandita da tre fasi, i primi sei anni con la famiglia, i successivi sei con i genitori adottivi a cui il padre l’ha ceduto e quindi il ritorno a casa dopo la morte del padre acquisito.

Le figure che dominano il racconto sono quella del padre e del nonno della famiglia biologica rappresentati in tutta la loro umana miseria. Il padre adottivo in qualche modo viene assolto e descritto con quelle che dovrebbero essere, secondo il protagonista, le caratteristiche di un vero padre: severità ma anche affetto e senso di protezione. Guangling non trova nella famiglia di origine nessun appoggio, nessuna sicurezza e ne vive ai margini sia nell’infanzia sia nel ritorno da adolescente. La sua vita si svolge altrove, a scuola o con gli amici con i quali condivide i primi turbamenti amorosi alla ricerca della misteriosa identità femminile.

Il libro apre uno scorcio sulla società cinese di appena pochi decenni fa e che è alla base della Cina di oggi, ne costituisce le fondamenta, l’ossatura.

La narrazione del passato diviene così uno strumento non solo per ricordare ma anche per capire quello che sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi.

A cura di Cristina Bruno

fabulaeintreccio.blogspot.com

 

Yu Hua


Yu Hua è nato nel 1960 a Hangzhou. Figlio di un’infermiera e di un medico, trascorre lunghi pomeriggi dell’infanzia a giocare nei corridoi dell’ospedale. Lì fa il suo apprendistato di scrittore. È considerato uno dei migliori autori della nuova generazione. Ha pubblicato Torture (Einaudi, 1997), Le cose del mondo sono fumo (Einaudi, 2004), Racconti d’amore e di morte (Hoepli, 2010) e, con Feltrinelli Brothers, in due volumi (2008, 2009), Vivere! (2009), con il quale ha vinto il premio Grinzane Cavour e da cui è tratto il film omonimo di Zhang Yimou del 1994, La Cina in dieci parole (2012), Il settimo giorno (2017), Cronache di un venditore di sangue (Einaudi, 1999; Feltrinelli, 2018) e Mao Zedong è arrabbiato. Verità e menzogne dal pianeta Cina (2018) e L’eco della pioggia (Donzelli, 1998; Feltrinelli 2019) .

 

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