Recensione di Giulia Manna
Autore: Ragnar Jónasson
Traduzione: S. Cosimini
Editore: Marsilio
Genere: giallo, thriller
Pagine: 255
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Una vecchia foto, un fiordo abbandonato, un mistero del passato che minaccia la quiete di un villaggio islandese.
«Una versione moderna del giallo in stile Agatha Christie» – Ian Rankin
«Ispirato dalla traduzione del grande giallo inglese, Ragnar Jónasson ha creato detective stories originali e bellissime» – The Guardian
Una delle due donne morì poco dopo in circostanze misteriose, e l’avventura finì per tutti. Negli anni, nessuno è mai riuscito a spiegare cosa fosse realmente successo. Davvero quell’aspro paradiso naturale pieno di promesse era disabitato come tutti credevano? E davvero si può morire per la solitudine e la paura del buio? Alla stazione di polizia di Siglufjörður, mentre il villaggio è colpito da un violento contagio che ha costretto alla quarantena tutti gli abitanti, Ari Pór, necessariamente in servizio, si appassiona a quella storia che per lunghi anni è stata sulla bocca di tutti, e che per qualcuno sembra rappresentare ancora una minaccia. Immerso nel silenzio opprimente di una comunità barricata in casa, e incalzato a percorrere luoghi sperduti, inospitali e allo stesso tempo di incredibile bellezza, dominati da un’oscurità senza fine o dalla luce più abbagliante, il giovane poliziotto cerca di ricostruire una vicenda che, a quanto pare, non è affatto conclusa.
Recensione
Dopo la morte di un turista, tutti gli abitanti del paese sono sottoposti a quarantena. Ari Þór della polizia di Siglufjörður e Ísrún, giovane reporter arrivata da Reykjavík, iniziano ad indagare sulla morte di Jórunn, uno dei quattro abitanti dell’Héðinsfjörður che nel 1957 ingerì veleno per topi. Il caso fu chiuso come suicidio.
Davvero quel fiordo era disabitato come tutti credevano?
Nel frattempo un bambino scompare.
Ottima trama che vede un investigatore ed una giornalista impegnati nella risoluzione di almeno tre misteri non collegati tra di loro. Sicuramente il compito di tradurre i capolavori di Agatha Christie ha aiutato Ragnar Jónasson ad assorbire una buona struttura, ma colora Fuori dal mondo di un giallo moderno e brillante. Si dice: “Non basta saper scrivere, però aiuta”. Ragnar sa indubbiamente scrivere. Lo stile è leggero con dialoghi diretti e ci aggiunge la sua impronta. Ha una storia ricca di tensione con descrizioni dettagliate di un paesaggio affascinante quanto colpevole e protagonisti umani coinvolti in vicende attuali.
Unica cosa che all’inizio rallenta un po’ la lettura, è la scelta consapevole di lasciare i nomi islandesi con i loro particolari caratteri. Ci vuole un pochino per abituarsi ed alla fine la si apprezza, perché consolida l’autenticità resa già forte da un’ambientazione tipica molto curata.
Devo ammettere che mi sono innamorata di Ari Þór, investigatore non infallibile con problemi personali da comune mortale ed estremamente ostinato.
Come me, se le tessere di un puzzle non sono tutte al loro posto, avverte quella sensazione di mal di testa che lascia turbati e non si ferma.
Ragnar Jónasson
(1976) vive a Reykjavík. Avvocato e giornalista, insegna diritto d’autore all’università ed è anche un noto traduttore (sue le traduzioni di Agatha Christie in islandese). Membro della UK Crime Writers’ Association, è l’autore della serie Dark Iceland, un successo internazionale in crescita, di cui I giorni del vulcano è il secondo episodio.
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