A cura di Cristina Bruno
La logica della scoperta scientifica e in generale della metodologia della scienza si basa su tre pilastri fondamentali: induzione, deduzione e abduzione.
Come procede lo scienziato di fronte a una nuova teoria? Inizia con una serie di dati sperimentali e di congetture che lo conducono a formulare delle ipotesi che vanno verificate per provare la consistenza della speculazione.
Il detective, eroe letterario positivista, utilizza le stesse tecniche e le applica per giungere alla soluzione dell’enigma. Vediamo brevemente in cosa consistono e come inquadrino in precisi binari il lavoro dell’investigatore.
Il primo passo riguarda l’induzione che prevede una raccolta sistematica dei dati e degli indizi e il loro accostamento secondo criteri di probabilità; il secondo passo è quello dell’abduzione ovvero della formulazione di ipotesi che tentino di dare una spiegazione plausibile alle osservazioni compiute; il terzo passo vede in opera la deduzione che permette di formulare in modo esplicito una tesi basata sulle ipotesi individuate nella fase precedente; il quarto e ultimo passo mette in campo nuovamente l’induzione per testare sperimentalmente la teoria e verificarne la consistenza dal punto di vista della fattibilità.
In qualsiasi attività di ricerca il momento imprescindibile per l’avanzamento è quello dell’abduzione, processo che permette di collegare dati ed eventi, apparentemente sconnessi, e raggrupparli secondo una regola che ne spieghi in modo univoco la sequenza. È una sorta di folgorazione improvvisa che riesce a mettere in correlazione fatti apparentemente slegati o inspiegabili trovando un fattore che li unisca e che li giustifichi.
La capacità del bravo scrittore di gialli è quella di costruire un meccanismo perfettamente funzionante in cui la tecnica abduttiva trovi un fondamento concreto e non sia una sorta di gioco di magia che estrae colpevole e movente dal fatidico cilindro. Poe e Doyle sono stati dei maestri in questo senso, indicando la faticosa strada da percorrere per arrivare a un risultato letterario soddisfacente, ingaggiando ogni volta una nuova sfida con il lettore che, con gli stessi mezzi a disposizione dell’investigatore, deve arrivare alla soluzione razionale del mistero. Perché in ogni detective story che si rispetti il mistero deve essere svelato mostrandone l’unica spiegazione logica e plausibile.
Come nella scienza, anche nel poliziesco non sono ammessi errori o mezze verità. La teoria deve essere provata nella sua interezza e tutti i dati devono rientrare come tanti tasselli al loro posto giusto. Se così non fosse resterebbero dei dubbi e verrebbero così a mancare i requisiti fondamentali della riuscita dell’intreccio creando un senso di incompletezza e insoddisfazione nel lettore. Verrebbe meno, in sostanza, la funzione catartica dell’opera.
A cura di
Cristina Bruno
Scaletta:
Considerazioni sulla struttura del giallo
Riflessioni su alcuni saggi
Propp – La morfologia della fiaba
Eco – Il segno dei tre
Del Monte – Breve storia del romanzo poliziesco
Narcejac – Il romanzo poliziesco
Kracauer – il romanzo poliziesco
Vernant – Mito e tragedia nell’antica Grecia
Todorov – La letteratura fantastica
Ginzburg – Miti, Emblemi e spie
Alcuni autori classici e le loro creature
Edgar Allan Poe – Auguste Dupin
Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes
S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli
Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple
Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown
Edgar Wallace – I quattro giusti