Recensione di Cristina Bruno
Autore: Marco Vichi
Editore: Guanda
Genere: giallo
Pagine: 491
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. È il 6 gennaio del ’69 e molti italiani si preparano a vedere la «finalissima» di una delle trasmissioni più popolari e seguite, Canzonissima. Anche il commissario Bordelli si siede davanti al televisore per godersi la serata, ma una telefonata della questura lo strappa dalla poltrona e lo costringe a uscire di casa: una ragazza è stata uccisa, proprio mentre andava in onda la sigla… zum zum zum zuuum zum. Da quel momento le giornate del commissario si complicano, altri misteri dovranno essere risolti. Uno in particolare lo tormenta: la terribile vicenda del maniaco omicida che ha già ucciso sei prostitute, tutte e sei bionde, di media statura, una ogni nove mesi esatti. Bordelli si sente affaticato, e in mezzo alle ricerche concitate cerca di ritagliarsi momenti di tranquillità e di riflessione nel silenzio del bosco, che i versi degli animali rendono ancora più vero e profondo. Tra poco più di un anno andrà in pensione, e teme di lasciarsi alle spalle dei casi insoluti…
Recensione
Il commissario Bordelli è ormai prossimo alla pensione. Trascorre le sue giornate nella routine del lavoro, le cene con gli amici, la giovane fidanzata Eleonora… Eppure quel 6 gennaio del ’69 c’è qualcosa che lo tormenta.
Il suo tarlo principale riguarda un serial killer di prostitute che agisce con una cadenza temporale precisa. Il secondo motivo di angoscia è l’omicidio di una giovane accaduto proprio in quella serata, quando tutta la città era davanti al televisore per la finale di “Canzonissima”. La risoluzione dei due casi sarà l’obiettivo principale delle indagini del commissario che dovrà districarsi tra falsi suicidi, colleghi non troppo onesti e strani movimenti dei servizi segreti.
Il romanzo, ricco di spunti, si muove su diversi fronti.
Su un versante troviamo la parte investigativa sui due casi che più stanno a cuore al commissario, ovvero l’omicidio di Diletta e il serial killer delle prostitute.
Sull’altro versante incontriamo invece lo strano fatto del compagno di liceo Rodolfo, invischiato in un complotto su un possibile colpo di Stato. Un terzo filone si apre infine sul tema della convivialità e vede Bordelli a fianco dei suoi amici mentre trascorre una piacevole serata all’insegna del raccontare, del buon mangiare e del buon bere. Il cibo e il vino sono infatti due protagonisti, a tutti gli effetti, che si ritagliano un loro spazio narrativo.
E poi c’è l’atmosfera, riconoscibilissima, di fine anni ’60, inconfondibile per chi l’ha vissuta. C’è tutto, dalla parte folkloristica come le trasmissioni canore di grande successo con i divi del momento, alla parte politica con l’invasione dei cari armati a Praga o il tentato golpe Borghese in Italia, le manifestazioni sessantottine, l’aria di libertà e di novità portata dai movimenti studenteschi.
Bordelli è un personaggio complesso, figlio della guerra e della Resistenza, ha una coscienza tutta d’un pezzo e prima che servitore della Patria e servitore della propria idea di etica. Ha pochi dubbi nel seguire il suo percorso personale di giustizia, che non segue sempre la stessa strada di quella ufficiale. Ha una visione chiara di chi e cosa sia perseguibile e si assume spesso decisioni pesanti dal punto di vista sia morale che professionale. Gode però sempre della fiducia della sua squadra che lo accompagna fedelmente nelle indagini. I personaggi di contorno sono tutti ben delineati, dai compagni di convivio ai colleghi, alle vittime o agli assassini. Di ognuno vengono tratteggiati carattere e aspetto con segni veloci ma incisivi che li rendono reali e familiari.
Da segnalare la particolarità narrativa che è racchiusa all’interno del romanzo. La cena di Bordelli con gli amici è una sorta di racconto a sé, avulso dalla trama. Costituisce un momento di stacco che permette al lettore di allontanarsi dalle indagini, assieme al commissario, per godere di una serata diversa, fatta di racconti e di cibo e che segue una sua ritualità ben precisa.
Un libro lungo e piacevole per la sua ambientazione e i suoi personaggi, specchio di un’epoca a noi così vicina ma che sembra ormai così lontana.
A cura di Cristina Bruno
Marco Vichi
Marco Vichi: è nato nel 1957 a Firenze e vive nel Chianti. Presso Guanda ha pubblicato i romanzi: L’inquilino, Donne donne, Il brigante, Un tipo tranquillo, La vendetta, Il contratto, La sfida, Il console, Per nessun motivo; le raccolte di racconti Perché dollari?, Buio d’amore, Racconti neri, Se mai un giorno; la serie dedicata al commissario Bordelli: Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda, Il nuovo venuto, Morte a Firenze (Premio Giorgio Scerbanenco – La Stampa 2009 per il miglior romanzo noir italiano), La forza del destino, Fantasmi del passato, Nel più bel sogno e L’anno dei misteri. il graphic novel Morto due volte con Werther Dell’Edera e Il commissario Bordelli con Giancarlo Caligaris, e la favola Il coraggio del cinghialino. Ha inoltre curato le antologie Città in nero, Delitti in provincia, È tutta una follia, Un inverno color noir e Scritto nella memoria.
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