Recensione di Elvio Mac
Autore: Raul Montanari
Editore: Baldini+Castoldi
Genere: Romanzi e racconti
Pagine: 348
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Milo Molteni è il più grande pubblicitario italiano specializzato in campagne sociali. Molti lo considerano non solo un genio ma un benefattore, anche se chi lo conosce davvero, come la sua ex moglie, la pensa diversamente. Quando muoiono i suoi odiosi vicini di casa Milo acquista il loro appartamento, in cui scopre una porta misteriosa che sembra il passaggio segreto di un vecchio castello. Proprio da qui, una notte, entrerà un giovanissimo migrante in fuga… ma da cosa? Nell’avventura che nasce, Milo scoprirà quanto è difficile mettere in pratica i princìpi umanitari che finora ha solo propagandato. Affiancato da un bizzarro e imprevedibile detective privato che torna per la quinta volta nei romanzi di Montanari, si troverà avviluppato in una ragnatela di enigmi, minacce, vendette, un gioco di scatole cinesi con un finale a sorpresa. E sullo sfondo le trame di Han, un’implacabile organizzazione segreta di giustizieri. Perché puoi chiudere tutte le porte della tua casa, o della tua vita, ma ne rimane sempre una aperta.
Recensione
Milo Molteni, Pietro Carminati soci dell’agenzia pubblicitaria MoCa, ma anche personaggi secondari della storia, non vengono descritti esplicitamente, ma i loro dialoghi, le loro reazioni della quotidianità, il loro comportamento, sono ciò che li caratterizzano, In questo modo il lettore puòfarsi la propria opinione.
L’immedesimazione è parte integrante delle emozioni che vive Milo, infatti attraverso le parole di Adam, prova a immergersi in quello che deve essere stato il passato del giovane egiziano.
Il riferimento agli attuali problemi dei migranti che i media usano a loro piacimento, portano a riflessioni non scontate, proprio perché dentro a questa storia si prova a valutare la situazione non solo dal punto di vista dell’accoglienza buonista a tutti i costi, ma anche da quello della storia vera, quella raccontata da chi l’ha vissuta, fatta di viaggi disumani e commoventi, di verità e molte bugie.
Insomma, il migrante non viene stereotipato come ci propone la propaganda dell’informazione, non è visto solo come vittima, ma anche come uomo che reagisce, come del resto farebbe chiunque.L’individuo è dotato di smisurato istinto di sopravvivenza, la sua voglia di salvarsi e salvaguardare le persone a lui care, lo portano a fare scelte sbagliate, anche se probabilmente senza rimpianti.
Questo modo di fare, vero ma sbagliato, è ciò che consente di creare un legame tra Adam e Milo, perché i due, seppur molto diversi cercano qualcosa che ha l’altro, vedono nella persona che hanno di fronte qualità che vorrebbero fare proprie.
Milo si ritiene un egoista, sente di essere in difficoltà quando viene catapultato in una realtà di cui aveva solo sentito parlare e che ora si ritrova in casa. Una realtà che lo rende partecipe e lo emoziona e che vede come possibilità di mettere da parte per una volta l’egoismo che inizia ad avvertire come un peso. Vuole cambiare qualcosa e provare a sentirsi bene facendo del bene. Si rivede ipocrita e falso nelle campagne sociali che aveva costruito per i clienti dell’agenzia, ma questa volta può mettere in pratica le parole che sfoggiava come slogan.
La cosa bella del personaggio Milo è che si racconta senza vergogna, i suoi difetti li conosce e ne parla apertamente. Svela anche il motivo che lo portò alla separazione dalla compagna, un doloroso ricordo che adesso valuta in modo più lucido e consapevole.
Il personaggio del detective Velardi che non conoscevo, ma ho scoperto essere presente in più libri di Montanari, mi è sembrato inizialmente una macchietta, un viscido approfittatore senza scrupoli, poi con il procedere della narrazione, si svela anch’esso umanamente coinvolto nelle vicissitudini della vita.
A chi piace conoscere la vita degli altri, si troverà a suo agio in questo racconto, i personaggi sono sospesi tra senso di giustizia e legge, tra compassione e voglia di verità.
Si avverte il lavoro di ricerca che l’autore deve aver svolto per riuscire a descrivere con particolari dettagli ciò che avviene sia materialmente che intimamente a persone che vivono il percorso di snaturarsi, contrattare il costo di un viaggio forse fatale, umiliarsi per potervi partecipare e finire il tragitto in un centro di accoglienza.
L‘autore sostiene, che il dolore provoca sempre un modo di amare molto forte, l’uomo vede nella sofferenza dell’altro quel qualcosa in più che ci spinge irresistibilmente verso una persona, perché ci arricchisce di tenerezza e desiderio di protezione, quella che all’inizio di un rapporto è spesso solo una spinta biologica, animalesca. Questo sentimento è ottimamente descritto dalle vicende che vedono coinvolto Milo, sia con Vera che con Adam.
La seconda porta è la metafora del fatto che la nostra vita funziona così, noi possiamo sorvegliare tutti gli accessi, ma l’imprevisto trova sempre una via per entrare.
A cura di Elvio Mac
Raul Montanari
Raul Montanari: ha pubblicato una ventina fra romanzi, saggi e libri di racconti. Fra i più noti, i romanzi La perfezione (1994), Chiudi gli occhi (2004), L’esistenza di dio (2006), La prima notte (2008), Strane cose, domani (2009, Premio Bari, Premio Siderno e Premio Strega Giovani), tutti pubblicati da Baldini & Castoldi, oltre che Il regno degli amici (2015, premio Vigevano, finalista premio Scerbanenco), e il saggio Il Cristo zen (2012). Con Aldo Nove e Tiziano Scarpa ha scritto Nelle galassie oggi come oggi (2001), insolito bestseller nel campo della poesia. Ha firmato opere teatrali, sceneggiature e importanti traduzioni dalle lingue classiche e moderne, da Sofocle a Shakespeare, da Poe a Cormac McCarthy. Dirige a Milano una famosa scuola di scrittura creativa.
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