La breve




favolosa vita di Oscar Wao

Recensione di Anna Sonatore


Autore: Junot Díaz

Traduzione: Silvia Pareschi

Editore: Mondadori

Genere: Narrativa

Pagine:292

Anno pubblicazione: 2009

Sinossi. La breve e favolosa vita di Oscar Wao”: già dal titolo si capisce che il romanzo non avrà un lieto fine classico. Ma non importa. Perché la vita di Oscar – ribattezzato Wao da un amico dominicano che storpia il nome di Wilde è davvero favolosa. Da favola. Da favola letteraria, magica e realistica al tempo stesso. Nasce e cresce nel New Jersey, il grasso, poco attraente, intelligente e parecchio eccitato Oscar. Sua madre Belicia è una ex reginetta di bellezza scappata da Santo Domingo perché perseguitata dal clan del dittatore Trujillo, la sorella, Lola, è una ragazza dolce, assennata e insieme spericolata come tutte le dominicane di Diaz. L’intero albero genealogico di Oscar, come quello di altre migliaia di dominicani, è composto da figure torturate, espropriate, martirizzate.

Recensione

Oscar è un ragazzino obeso, domenicano e maledettamente nerd. La sua vita è tutta fumetti, personaggi Marvel come fedeli amici e una passione viscerale per le donne. Una passione, sfortunatamente, non ricambiata. A sette anni, però, ha avuto il suo momento felice, aveva conquistato ben due bambine. Un latin lover in fasce. Ma resterà solo un lontano ricordo. La sua obesità e il suo carattere saranno causa di una infelicità permanente. A scuola verrà perseguitato, un corpo ingombrante come il suo, difficilmente può passare inosservato. La sua passione per le donne, quella non lo lascerà mai. Basta un saluto, uno sguardo e lui… si innamora! Junot Díaz ci racconta una storia familiare, tre generazioni diverse, tutte che ruotano attorno al destino del buon Oscar.

Oscar era sempre stato un giovane nerd – il classico tipo che leggeva le avventure di Tom Swift, andava pazzo per i fumetti e guardava Ultraman – ma alle superiori la sua passione per la fantascienza era diventata assoluta. Mentre noi imparavamo a giocare a pallamuro, a lanciare monete e a far sparire cadaveri di bottiglie sotto gli occhi dei nostri genitori, lui faceva abbuffate di Lovecraft, Wells, Burroughs,
Howard, Alexander, Herbert, Asimov, Bova e Heinlein, e persino della Vecchia Guardia ormai semidimenticata – E.E. “Doc” Smith, Stapledon, e il tizio che aveva scritto i libri di Doc Savage passando avidamente da un libro all’altro, da un autore all’altro, da un’epoca all’altra.”

Oscar aveva un unico punto di riferimento, sua sorella Lola. Bella da perdere il fiato. Lei sarà il legame più importante della sua vita. La loro madre ha avuto la sfortuna di crescere a Santo Domingo sotto il potere di Trujillo, era un incubo ad occhi aperti. Un paese martirizzato. Un paese dove erano costretti a nascondere le proprie figlie, soprattutto quando erano in età fiorente. Se tua figlia era una bella ragazza la chiamata arrivava inevitabilmente e cederla come bestiame era la soluzione.

L’alternativa?

La distruzione di tutto quello che avevi, la galera e la morte. Questo è il clima che serpeggia per tutto il racconto. Oscar è nato in America, non ha mai conosciuto quell’orrore, ma sua madre sì. Un orrore che l’ha plasmata negli anni, rendendola una quercia, forse anche fin troppo dura. Sua sorella Lola, più di tutti, ne sentirà il peso.

“Se non avete avuto un’infanzia come la mia non potete sapere, e se non sapete, probabilmente è meglio che non giudichiate. Non sapete quanto potere abbiano su di noi le nostre madri, anche quelle che non ci sono mai. Cosa voglia dire essere la perfetta figlia dominicana, che è semplicemente un modo carino per dire la prefetta schiava dominicana. Non sapete cosa significhi crescere con una madre che non ha mai detto niente di positivo in vita sua, né sui suoi figli né sul mondo, che è stata sempre diffidente, che ti ha sempre stroncata e ha ridotto a brandelli i tuoi sogni.”

 Una famiglia, generazioni differenti, ma ci sono cicli che si ripetono. Saranno coincidenze, sarà destino sarà fukù?

La loro famiglia sembra sia perseguitata dalla sfortuna, ma si tratta realmente di questo?

O semplicemente si tratta delle ripercussioni del passato. o che si ripete e che si abbatte sulle generazioni successive?

Più si va avanti, e più la storia si arricchisce di personaggi con vite straordinarie. Lo sfondo è catastrofico ma è quello a dare forza a tutti loro. Ognuno dovrà trovare la forza di rinascere, o semplicemente imparare a vivere. Che sia troppo tardi o no… e Oscar questo lo sa. La sua vita è stata sempre un continuo sfuggirle. Verso il finale ci sarà una svolta del tutto inaspettata. Chi l’avrebbe mai detto che un nerd insicuro come lui, tirasse fuori tanta passione e tanto coraggio. Lui, che viveva rinchiuso in camera a scrivere racconti, racconti che nessuno voleva leggere. Lui, che pensava non avrebbe incontrato mai nessuno che lo accettasse per quello che è.

La scrittura di Díaz è diretta, i dialoghi sono veloci e molto spesso scurrili. Tutto prosegue ad un ritmo incalzante e per il lettore non c’è pace.

La breve favolosa vita di Oscar Wao è uno di quei libri che non puoi mettere giù, ma che non vorresti finisse mai. Una lettura che consiglio, vi lascerà il gusto amaro della vita, e la soddisfazione di aver letto un gran libro.

Junot Díaz Nato


Junot Díaz Nato a Santo Domingo, si è trasferito negli Stati Uniti all’età di sei anni e si è laureato alla Cornell University di Ithaca, New York. Considerato dal “New Yorker” tra i venti migliori scrittori del Duemila, attualmente insegna scrittura creativa al MIT. La sua prima raccolta di racconti, Drown (Mondadori 2008), è stata un caso letterario di grande impatto. Con il suo primo romanzo La breve favolosa vita di Oscar Wao (Mondadori 2008) ha vinto il premio Pulitzer. Sempre Mondadori ha pubblicato nel 2013 il suo romanzo È così che la perdi.

 

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