Frankissstein




Recensione di Valentina Cavo


Autore: Jeanette Winterson

Traduzione: Chiara Spallino Rocca

Editore: Mondadori

Genere: Narrativa

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Lago di Ginevra, 1816: la diciannovenne Mary Shelley sta scrivendo una storia su uno scienziato che crea una nuova forma di vita. Nella Gran Bretagna di oggi, alle prese con i tormenti della Brexit, un giovane medico transgender di nome Ry si innamora di Victor Stein, un professore noto al grande pubblico per le sue posizioni sull’intelligenza artificiale, che conduce alcuni esperimenti in una rete sotterranea di tunnel. Nel frattempo, Ron Lord, divorziato da poco e spalleggiato dalla mamma, scalpita per lanciare il prodotto che lo renderà ricchissimo: una nuova generazione di bambole del sesso per uomini soli di tutto il mondo. Sul’altra sponda dell’Atlantico, a Phoenix, in Arizona, una struttura criogenica ospita dozzine di corpi di uomini e donne che sono morti dal punto di vista medico e legale, ma che attendono di tornare in vita. Cosa accadrà quando l’Homo sapiens non sarà più l’essere più intelligente del pianeta? Jeanette Winterson ci mostra quanto quel futuro sia già assai vicino. Sospeso tra hard sciences e il romanticismo più sognante, Frankissstein affronta in modo originalissimo e affascinante i temi che da sempre sono al centro delle opere della Winterson: il genere, la lingua, la sessualità, i limiti della libertà individuale e la vita delle idee.

Recensione

Frankisstein è un libro che abbraccia molti generi dal romance fino al fantascientifico, ma anche biografico (dal momento che viene raccontata gran parte della vita della famosa scrittrice Mary Shelley che con la sua penna diede la vita ad uno dei romanzi gotici più famosi di sempre).

Non è una storia che si assimila in fretta perchè le informazioni contenute sono talmente tante e diverse tra loro che bisogna farle decantare per comprenderne appieno le implicazioni.

La trama è divisa in due tronconi temporali ben precisi: da una parte abbiamo Mary Shelley, la quale si trova a dover scrivere la sua opera più importante e che narra la sua vita vagabonda in giro per l’Europa, vita ricca di avventure, disavventure ed eventi non sempre piacevoli, che ci porta dalle fredde alpi svizzere fino in Italia; c’è da dire che, in questo filone narrativo, i racconti della scrittrice sono descritti in modo assai vivido ed interessante; dall’altra parte ci troviamo immersi nella Londra contemporanea dove viene raccontata la storia del chirurgo Ry Shelley e del suo amore per il professor Victor Stein; in questo filone, infatti, la narrazione si divide in più piani, dall’impatto più immediato ed attuale.

Qui si parla di genere, di sessualità, di essere avanti con i tempi, di religione e spiritualità in senso più ampio, ma senza dare delle etichette ai contenuti trattati, anzi spesso usando un tatto e una discrezione rari di questi tempi.

Ci sono, ovviamente, anche dei giochi con i nomi dei vari personaggi: Mary Shelley e Ry Shelley, Victor Frankenstein e Victor Stein, Lord Byron e Ron Lord, Polidori e Polly D e così via… Questo fa in modo che le due storie viaggino ancora di più su binari paralleli, ben delineati di fronte agli occhi del lettore.

Perché è vero che le due storie non si incontreranno mai, dato che si svolgono in due periodi diversi, ma ci sono dei piccoli dettagli che le uniscono, questo lo possiamo vedere in sfumature (appena al di sopra della soglia di percezione) dei personaggi o al loro modo di parlare e pensare, rendono l’intreccio dei filoni narrativi il vero elemento intrigante dello stile narrativo.

Jeanette Winterson con questo libro è riuscita, quindi, a creare una storia di partenza che dà vita a molte altre sottotrame, domande, curiosità che tendono a far aprire la mente del lettore, trasportandolo in un viaggio ricco di sensazioni ed emozioni indimenticabili, con grazia e correttezza.

Jeanette Winterson


Jeanette Winterson è nata nel 1959 a Manchester ed è stata adottata da una coppia di pentecostali, che l’hanno allevata con l’obiettivo di farla diventare missionaria. Il progetto non è riuscito granchè. Folgorata giovanissima dal potere dei libri, è uscita di casa a sedici anni per vivere in una Mini e continuare la propria educazione. Dopo essersi laureata a Oxford, ha lavorato per un po’ a teatro e a venticinque anni ha pubblicato il suo primo romanzo, Non ci sono solo le arance (portato in Italia da Mondadori, 1999), riscuotendo subito un enorme successo.
Quasi trent’anni dopo ha rielaborato lo stesso materiale dando vita ad un libro di memorie straordinario: Perchè essere felice quando puoi essere normale? (Mondadori, 2012). Ha scritto dieci romanzi per adulti, oltre a libri per bambini, di saggisitca e sceneggiature, esplorando i confini della fisicità e dell’immaginazione, la polarità di genere e le identità sessuali. Scrive regolarmente per il “Guardian”. Vive in un bosco nelle Cotswolds, e a Spitafields, a Londra.
Crede che l’arte sia per tutti e che la sua missione sia dimostrarlo.

 

Acquista su Amazon.it: