Recensione di Angela Giusti
Autore: Andrea Manno
Editore: La ruota edizioni
Genere: Noir
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Una partita a Risiko che sembra arrivata agli sgoccioli…Quattro amici, quattro ragazzi della periferia romana, come intuiamo dal linguaggio poco raffinato, si ritrovano coinvolti in un serrato botta e risposta tra carrarmati colorati e tirate… di dadi, ma non solo.Sono loro, Roscio, Sorcio, Fratello e Zeppetto, i quattro protagonisti di questa storia divertente, surreale e crudele che si troveranno a portare a termine la partita anche al di fuori del tabellone, e la piccola casa in montagna, dove si trovano insieme a un insolito gatto, diventerà la loro personale Kamčatka, per un finale tutt’altro che scontato.
Recensione
Ci siamo passati tutti: partitoni che si sa quando iniziano, ma non quando finiscono, litigate temporalesce che mettono alla prova amicizie secolari, carri armati di colori sgargianti che invadono confini geografici con la velocità di un battito di ciglia. Esatto, stiamo parlando proprio del Risiko, amici, il gioco dei giochi.
Da questo gioco da tavolo parte il libro di Manno: una semplice partita di Risiko che sembra quasi giunta al termine ma che è destinata a non finire (forse) mai. I protagonisti sono 4 e già dai loro soprannomi possiamo capire con chi abbiamo a che fare: Roscio, Sorcio, Fratello e Zeppetto, di sicuro non 4 rappresentanti dell’Accademia della Crusca, ma 4 non più giovani romanacci di un quartiere che non è il Parioli, considerato come si esprimono.
Il linguaggio è colloquiale, così colloquiale che non si può fare a meno di leggerlo tutto d’un fiato, recitandolo con l’accento romano, anche perchè non avrebbe senso farlo diversamente d’altrocanto. Il risultato è da una parte assolutamente spassoso. Il libro scorre a suon di botte (e che botte) e risposte ( e che risposte!) tanto che ci sembra di essere lì con loro, in quella casa di montagna con il camino accesso e il gatto accocolato al caldo. C’è una controparte però, che è rappresentata dal rischio di pesantezza sfiorato dalla scelta stilistica, che però l’autore aggiusta grazie alla brevità del testo. 200 pagine di romanaccio sarebbero state aldisopra di qualsiasi umana sopportabilità, 96 scorrono bene, si leggono con gusto.
L’atmosfera è aldilà dell’informale. Il lettore si sente come se fosse tra amici, quelli più beceri, intendiamoci, ma anche quelli più veri, con cui si ha più confidenza e con cui ci si può permettere le peggio cose. Scorre tutto così bene che l’elemento surreale sul finale suona un po’ forzato, ma d’altronde qualcosa doveva succedere e, alla fine, la trama non esce dai binari, anzi, segue una sua strada ben delineata.
Aldilà della scrittura che è per la maggior parte parlata, l’autore dimostra di saper intrattenerci. Ci sono alcune uscite umoristiche azzeccate che valgono tutto il libro, tipo la chiamata a Camilluccia, la ricerca disperata del dado, i loro viaggi mentali post-pre-durante marijuana, insomma,… alla fine ci dispiace anche che sia finita come è finita, perchè speriamo di rivederli e penso che varrebbe la pena ritrovarli insieme nel futuro.
L’autore ha voluto onorare l’amicizia in tutta la sua essenza più vera, presentandola così come è: maschile, esagerata, sboccata, infantile, giocosa, irriverente e,soprattutto, divertente.
Si ride, come si ride fra amici veri. Rebibbia Calling? E noi rispondiamo!
Andrea Manno
Andrea Manno nasce a Valmontone nel 1982, ma cresce a Roma nel quartiere di Rebibbia. Con l’intento di intraprendere la strada per diventare criminologo, s’iscrive alla facoltà di Psicologia a Roma. Si laurea nel 2010, ma durante gli studi comincia a lavorare nel sociale come educatore. Il dado è tratTo! è il suo primo romanzo.
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