Letture Divergenti. The Loop e Confessioni di un clochard




A cura di Liliana Marchesi


 

 

 

Buongiorno Amici di ThrillerNORD questo nuovo appuntamento sarà un po’ diverso dal solito. Fino a oggi ho cercato di presentarvi delle tipologie di Distopia, per accompagnarvi alla scoperta di questo genere dalle mille sfumature, ma da adesso in poi, se lo vorrete, vi porterò all’interno del mio Bunker personale, per parlarvi delle letture Distopiche in cui mi immergo quotidianamente. Oggi vi parlerò di due libri molto diversi fra loro, ma che mi hanno entrambi colpito.

 

 

 

Il primo è “The Loop” di Benjamin Oliver, edito da Rizzoli.

Ho iniziato la lettura di questo romanzo con delle aspettative altissime. Avevo proprio voglia di tuffarmi in una storia che mi trascinasse via con l’impetuosità di un fiume in piena e… accidenti è andata proprio così!

Attratta dalla trama ho accettato di buon grado la proposta di lettura ricevuta dalla Casa Editrice, ma devo dire che la storia si è poi rivelata essere tutt’altro rispetto all’idea che mi ero fatta. Questo non sempre è un bene, ma in questo caso lo è stato.

Molto diversa da ciò che mi aspettavo, questa storia ha tutti gli elementi che cerco in un romanzo. Azione, intrighi, cospirazioni, azione, azione, azione. L’ho già detto azione? Sì perché ne troverete davvero tanta!

Se volete approfondire la mia opinione, leggere qualche estratto e scoprire qualcosa in più sull’autore, vi rimando a questo link.

Trama 

“Unica possibilità di salvezza: la fuga. Ma cosa c’è fuori dalla prigione?” Louise Sutton, producer di Black Mirror, Emmy Award 2019 LUKA KANE HA PASSATO 736 GIORNI INGIUSTAMENTE IMPRIGIONATO NEL LOOP ASPETTANDO LA SUA ESECUZIONE. Il Loop è una prigione perfetta, gestita da Happy, l’intelligenza artificiale che si occupa di ogni aspetto della vita dei detenuti. Nel Loop ogni giorno è uguale al precedente. Ogni giorno è un tormento. Ma qualcosa comincia a cambiare. Circolano voci di una guerra. Strane cose accadono ai prigionieri. E la guardiana, l’unica che gli abbia mai dimostrato un minimo di umanità da quando è stato imprigionato, gli consegna un messaggio: Luka, devi fuggire… Ora Luka deve decidere se evadere dal Loop è davvero la sua unica possibilità di sopravvivenza, e soprattutto deve trovare un modo per salvare le persone che ama, dentro e fuori la prigione. Ma ben presto scopre che all’esterno la vita è di gran lunga più terrificante di quanto avesse mai potuto immaginare. E se vuole salvare coloro a cui tiene, Luka deve scoprire chi è il responsabile del caos in cui è sprofondato il mondo intorno a lui.

 

 

 

 

E adesso passiamo al secondo libro che voglio presentarvi.

Come vi dicevo ho scelto due libri molto diversi, infatti, mentre con The Loop eravamo sul filone Sci-Fi, qui siamo decisamente su un piano più terreno e anche attuale.

Si tratta di “Confessioni di un clochard” di Jorce Vivanco, edito da Edizioni foglio di via, una Casa editrice con cui ho appena iniziato a collaborare.

 

Inizio subito col dire che in questo romanzo non vi è solo una storia, ma che ce ne sono molte e quasi tutte intrecciate fra loro da un filo sottilissimo e non sempre visibile.

Un gruppo di mendicanti viene rinchiuso nel cortile di un commissariato di polizia, senza una motivazione apparente, e qui torturati dalla fame e dal freddo alcuni di loro ripercorreranno i propri ricordi per dare a noi lettori la possibilità di conoscere le loro origini e cosa li ha portati a diventare ciò che sono. Clochard.

Una narrazione coinvolgente, a tratti violenta, che ci permette di andare oltre gli stracci, la sporcizia e il lezzo, per vedere cosa, o meglio chi, è stato sporcato dalla malvagità umana.

Anche qui, per ulteriori dettagli vi rimando a questo link.

 

TRAMA:

I mendicanti della città di Quito sono scomparsi. È successo tutto in una notte, all’improvviso. La loro scomparsa ha liberato le strade della capitale ecuadoregna dai loro corpi malconci, dalle loro luride vesti e dalle loro implorazioni di carità. Dopo una retata della polizia sono stati tutti rinchiusi in piccolo commissariato. Ma nessuno può rinchiudere o cancellare le loro storie, i loro odori, il passato di questo popolo cencioso ed invisibile che reclama solo cibo e libertà, chiedendosi a gran voce «se siamo o non siamo necessari?». Nelle notti di detenzione il gruppo di straccioni, guidato dalla vecchia Gertrudis Tadeo, inizia a liberarsi. A raccontarsi, a condividere come una ballata collettiva le loro storie, i loro segreti più intimi, i loro destini più crudeli. Ed il potere delle parole diventa strumento di salvezza, di redenzione. Un libro duro, scomodo, rabbioso, come le vite dei mendicanti che si intrecciano, che provano a restituire brandelli di dignità perduta e ad infastidire il senso di carità che ciascuno di noi è convinto di possedere.

 

Distopia Fantascientifica e Distopia Sociale. Da quale vi sentite più attratti?

Fatemelo sapere nei commenti. Noi ci risentiamo fra un mesetto.

A presto,

Liliana Marchesi