La donna mancina




Recensione di Francesca Marchesani


Autore: Peter Handke

Traduzione: Anna Maria Carpi

Editore: Guanda

Genere: Narrativa

Pagine: 121

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Questo romanzo – da cui lo stesso Handke ha tratto il film omonimo – è forse tra i più rappresentativi della cultura di lingua tedesca degli ultimi anni. Al suo apparire in Italia, “La donna mancina” riscosse successo di pubblico – particolarmente sensibile alla questione femminile – e di critica: Claudio Magris vi scorse la manifestazione di «una vita pura, essenziale, che brilla nei dettagli minimi», e Alighiero Chiusano fu pronto a scommettere sulla sua durata a dispetto «di tante altre roboanti cosmogonie sperimentali». Lasciate cadere le trasgressioni astute e plateali degli anni Sessanta, l’implacabile e delicata macchina narrativa di Handke ha conquistato uno sguardo limpido e impassibile come quello di una macchina da presa. Quello sguardo offre qui il ritratto di una donna sulla soglia misteriosa della sua «lunga stagione di solitudine».

Recensione

La donna mancina, originariamente scritto nel 1979 e dal quale è stato tratto un film, viene riproposto da Guanda in una nuova edizione.

Non mi sento di definirlo un romanzo,  sembra più una poesia, recitata con grandi sospiri. È una vita ordinaria quella di Marianne, una vita in cui ha spesso subito le scelte degli altri senza mai avere la libertà, la possibilità di scegliere da sola. Di sbagliare da sola e di prendersi le proprie responsabilità.

A un certo punto, da un giorno all’altro decide di smetterla e di prendere lei le redini di questa sua esistenza. Conoscere finalmente se stessa. Senza essere per forza la moglie di, la madre di, la collega di. Diventa Marianne e basta e ha una gran sete di solitudine di scoprirsi.

Di perdersi a contemplare la notte, senza dire nulla. Difficili da descrivere queste sensazioni in un romanzo in cui sembra quasi di disturbare la protagonista leggendo fra le sue righe.

Non ci sono avventure, non ci sono vicende avvincenti, sembra uno di quei film d’autore in cui è tutta fotografia e pochissimi dialoghi. Dico sembra, perché non ne sono sicura.

Perché quando si entra dentro una vita, così a fondo, con tutte le scarpe, ognuno può dare la propria interpretazione. È un’arma a doppio taglio. Questo romanzo è come un colore, un odore, un vestito.

Può essere uguale per molti, ma tutti ne abbiamo una percezione diversa.

 

 

Peter Handke


Premio Nobel per la Letteratura 2019, “per un’opera influente che con ingegno linguistico ha esplorato la periferia e la specifi Romanziere e drammaturgo austriaco. Nato a Griffen, in Austria, nel 1942. Dopo essere stato per due anni allievo di una scuola d   La donna mancina. Di Peter Handke nel catalogo Garzanti sono presenti:      (1976);   La donna mancina   (1979);   L’ ora del vero sentire   (1980); Storia con   bambina   (1982);   Attraverso i villaggi   (1984);   Nei colori del giorno   (1985);   Lento ritorno a casa   (1986);   Il cinese del dolore   (1988);   La ripetizione   (1990);   L’assenza   (1991);   Saggio sulla stanchezza   (1991);   Saggio sul juke-box   (1992);   Saggio sulla giornata riuscita   (1993);   Il gioco del chiedere   (1993);   L’ora in cui   non sapevamo niente l’uno dell’altro   (1994);   Il mio anno nella baia di nessuno   (1996);   In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa   (1998);   Lucia nel   bosco con quelle cose l   (2001);   Alla finestra sulla rupe, di mattina   (2003);   Le   immagini perdute   (2004);   Don Giovanni   (2007) e   La montagna di sale   (2011),   Storie del dormiveglia   (2014) e   I giorni e le opere   (2018) e   La ladra di frutta   (2019).

 

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